“VI RACCONTO LA MIA JENIN”: LA TOCCANTE ESPERIENZA DELL’OGLIASTRINA CARLOTTA BALDUSSI IN CISGIORNDANIA


di Giusy Ferreli

Ogni mattina, a Jenin, per due settimane consecutive nella torrida estate mediorientale, Carlotta Baldussi, ha posato il suo sguardo su una realtà dura e complessa . La giovane donna di Lanusei, laurea di scienze politiche conseguita a Cagliari e  mediatrice culturale e linguistica,  si è confrontata con le sofferenze  e le speranze dei ragazzi palestinesi.

E questo è  il toccante resoconto della sua esperienza. “Sono stata in Palestina a luglio di questa estate, subito dopo la fine del Ramadan. Ho vissuto e fatto volontariato in un centro di Jenin, nel nord della Cisgiordania, che lavora con bambini e ragazzi. “Insieme al direttore del centro, un uomo straordinario che ha condiviso con me e l’altra volontaria tante storie della sua vita, ho seguito un gruppo di bambini a cui insegnavo inglese e facevo svolgere attività ricreative come la musica o il riciclo creativo. C’era poi un gruppo di ragazzi tra i 12 e 15 anni che preparava uno spettacolo teatrale sulla storia della Palestina dal titolo “Wings of freedom”: Le ali della libertà”.

Una libertà evocata, implorata ma ancora lontana per gli abitanti di una terra che vive sotto l’occupazione militare  israeliana da decenni.  “La vita in Palestina è suggestiva ma non facile, in primo luogo a causa dell’impossibilità per i palestinesi di scavare pozzi nei propri terreni. Chi trasgredisce riceve in pochi giorni la visita dei carri armati israeliani”. L’assenza di acqua determina tutto: strade poco pulite, campi aridi, impossibilità di lavorare per i contadini e necessità di importare da Israele frutta e verdura. “Noi stesse – prosegue Carlotta -abbiamo dovuto fare i conti con una riserva di acqua, nemmeno troppo pulita, che abbiamo dovuto centellinare. Ma oltre a questa grave violazione che Israele impone alla società palestinese, ce ne sono tante altre, in primo luogo l’impossibilità di uscire dalla Palestina senza il permesso delle autorità israeliane. Sconcertante è stata anche la massiccia presenza dei militari israeliani in tutte le strade della Cisgiordania. Sono militari in tenuta da guerra che presidiano le colonie che hanno costruito in terra palestinese”.

Ma la Palestina, terra antichissima e affascinante, offre anche altro. “Ci sono paesaggi meravigliosi, spesso simili a quelli sardi caratterizzati da uliveti e vigneti, e un popolo – sottolinea la giovane ogliastrina – che anche nella povertà e nelle difficoltà di chi vive da 70 anni sotto occupazione, è sempre felice di aprire le porte di casa propria a chi si trova lì. Ho avuto la fortuna di stare in una cittadina vivissima e lavorare con bambini e ragazzi adorabili che spesso non parlavano nemmeno inglese, ma coi quali ci siamo sempre intesi. Ho potuto girare fino al Mar Morto, visitare il campo profughi di Jenin e sentire dalle persone le loro storie personali su cosa significhi vivere nel 2016 sotto occupazione, in un regime di apartheid e in una prigione a cielo aperto”.

 “Quest’ultimo – sottolinea la giovane volontaria – è forse l’aspetto più complicato che ho affrontato, perché le generazioni più giovani non sanno cosa sia la libertà e pensano che vivere chiusi in una lingua di terra, con le incursioni notturne dei soldati e senza il diritto all’acqua, sia la norma. Vorrei che tutti facessero un viaggio in Palestina come il mio, cioè fuori dal classico turismo religioso. Mi rendo però conto che non è facile: io ad esempio sono partita in un momento di tensioni e scontri che hanno portato, ad esempio, alla chiusura degli accessi alla città di Hebron”.  L’esperienza si è rivelata toccante.  “Insomma-   conclude la mediatrice culturale ogliastrina- bisogna mettere in conto la possibilità di trovarsi in qualunque momento nel mezzo di uno scontro tra cittadini palestinesi e militari israeliani e ricordarsi che si sta entrando in un ambiente culturale diverso dal nostro e con una storia molto particolare. So di aver corso non pochi rischi, ma lo rifarei cento volte, e sicuramente lo rifarò”.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. Ciao Carlotta, il tuo racconto mi ha fatto rivivere moltissimi viaggi fatti in Palestina, anche a Jenin, e condivido le tue emozioni,che sono le stesse che ho vissuto e vivo ancora nei ricordi. E una situazione drammatica che non bisogna tacere. Dobbiamo continuare a raccontare queste esperienze per informare e sensibillizare. GRAZIE CARLOTTA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *