OSSERVARE DA LONTANO IL MIO PAESE ARZACHENA, ALLE PRESE CON PROBLEMATICHE POLITICHE


di Paolo Sanna

Che pena vedere il mio paese in balia di principianti della politica (e per principianti intendo anche quelli di lungo corso che principianti restano).

Vista da Lugano, la storia politica Arzachenese sa di pressapochismo, mentre la maggioranza dei suoi componenti (e sono davvero pochi a salvarsi)

da l’impressione che loro scopo non è governare la città ma l’elezione rappresenta il fine ultimo.

Vogliamo dare il giusto nome alle cose?

Comincio con il dire che già chiamare città un paesotto (a me molto caro) che come tale é governato, fa un po’ ridere.

Resta un *paese* nell’agire della gente e dei suoi amministratori.

La vera città è quella che ha saputo cogliere al balzo le potenzialità della Costa e si è portata dietro grandi e succose fette di potere.

Arzachena resta comunque un comune ricco ma ben si sa che una macchina di formula uno non la si fa pilotare a chi non ha neppure la patente.

Malgrado tutto ciò, ho una grande considerazione della mia Gente anche se a volte si lascia convincere da parolieri che tali restano anche dopo l’elezione.

Ed è risaputo che i grandi parolieri non sono grandi musicisti.

Spero che alle prossime elezioni la mia Gente sappia informarsi su chi ha lavorato e chi invece ha pensato al proprio orgoglio ferito piuttosto che a quelli che in loro hanno riposto fiducia.

E mai possibile che ci si dimetta perché ‘non c’era collegialità’ (ma in democrazia non contano i voti anche all’interno della maggioranza?).

Pensando all’ultima defezione mi è venuto in mente l’ufficiale del Titanic che, vedendo la nave affondare, è vigliaccamente salito sull’ultima scialuppa di salvataggio.

Egregio signor sindaco, è riuscito a fare molto peggio di Cesare: Quanti ‘tu quoque…’ avrebbe da pronunciare…

Come il ‘vecchio servo’ di Piero Marras, mi viene da finire questa filippica con le sue parole:

*…ecco adesso se vuoi puoi frustarmi …*

Che meraviglia sotto il creato smeraldino se il prossimo Consiglio rispondesse:

*Prenderò la tua miseria… ne farò la mia speranza;

Prenderò la tua gran rabbia… ne faro il mio solo affetto;

Prenderò la tua speranza… ne farò la mia allegria*.

Mi si passi questo sfogo in considerazione del fatto che conosco pochissimi ‘onorevoli’ e non ho parenti politici da difendere.

 

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