LA PAROLA AD UNO STORICO COLLABORATORE DEL "MESSAGGERO SARDO": GLI EMIGRATI SARDI MERITANO QUESTO GIORNALE!

 

Paolo Pulina, responsabile dell'informazione per la F.A.S.I., scrive per il "Messaggero Sardo" dal 1985

Paolo Pulina, responsabile dell'informazione per la F.A.S.I., scrive per il "Messaggero Sardo" dal 1985


di Paolo Pulina

 Al Direttivo nazionale della FASI tenuto a Milano il 14 marzo 2010, relativamente al destino del “Messaggero Sardo”, ho esposto alcune essenziali considerazioni.

Le ripropongo con qualche minimo aggiornamento alla luce della non equivocabile  recentissima dichiarazione di Gianni De Candia (presidente della Cooperativa che edita “Il Messaggero Sardo”),  leggibile sul numero del giornale  datato novembre 2010  e riportata da Max Perlato in questo Blog: «La Regione per il prossimo anno  2011 ha stanziato 300mila euro per la realizzazione del giornale. Meno della metà dell’anno precedente. A queste condizioni non intendiamo assolutamente partecipare all’asta per il 2011, perché la somma stanziata permetterebbe di allestire solo cinque numeri  snaturando la periodicità e la funzione del mensile. Temo che questa decisione possa significare la fine delle pubblicazioni. La decisione di ridurre il finanziamento è stata presa, su proposta dell’assessore del Lavoro, dalla Giunta regionale, con il parere favorevole della Consulta per l’Emigrazione, e della Seconda Commissione del Consiglio regionale. Non so se ci sono le condizioni per scongiurare la fine del Messaggero».

Ecco quanto ho detto, a marzo, a Milano.

1) Nella prima riunione della rinnovata Consulta per l’Emigrazione  il nuovo Assessore del Lavoro, Franco Manca,  ha tra l’altro affrontato la questione del futuro del “Messaggero Sardo”. Risulta dal  resoconto di Antonello e Gianni De Candia  che appare sul  numero del “Messaggero Sardo” datato gennaio 2010:  «L’Assessore ha poi sostenuto che si possono ridurre anche i costi del Messaggero Sardo: “Penso all’uso di tecnologie diverse, al satellitare, le televisioni, penso all’analogico per ridurre i costi della carta e della spedizione, magari riducendo da 11 a  4 i numeri da stampare. In altre parole penso a forme di comunicazione più efficienti e più efficaci; d’altra parte Murdock ha detto che i giornali cartacei sono destinati a scomparire. Il problema è di ragionare su un diverso utilizzo delle risorse”».
2) Domenico Scala, rappresentante dei circoli sardi in Svizzera,  vicepresidente vicario della Consulta, ha dichiarato: «Noi abbiamo bisogno di visibilità a livello regionale. Una visibilità che non ci può dare Il Messaggero Sardo».

3) A fronte di queste sbrigative analisi, per quel poco che possono  contare le mie valutazioni,

– ho sottolineato  per l’ennesima  volta l’indispensabilità  del mantenimento della edizione cartacea del “Messaggero Sardo” a vantaggio soprattutto dell’affezionato pubblico di lettori costituito dai sardi emigrati sparsi per il mondo aventi un’età, diciamo, non più giovanile e che solo in qualche raro caso  possiedono  pratica delle nuove tecnologie;

– ho ricordato che, durante il non lontano lungo anno di interruzione della pubblicazione, la redazione del giornale, che meritoriamente non ha chiuso la sede, è stata tempestata da migliaia di lettere attraverso le quali gli emigrati hanno fatto sentire prima il disappunto e poi la rabbia per il mancato arrivo del  “loro” giornale nelle proprie case;

– ho rammentato che la ripresa della pubblicazione è stata salutata con grande e affettuoso calore  dai circoli e dai singoli lettori in tutto il mondo;

– ho affermato  che  la riduzione a quattro dei numeri da pubblicarsi a partire dall’anno  2011 renderebbe, se possibile, ancora più inadeguato – rispetto ad oggi –  il ruolo di strumento  informativo tra  il mondo dell’emigrazione sarda organizzata e le istituzioni regionali e locali della Sardegna: se è vero, infatti,  che il giornale può essere migliorato  per renderlo più efficiente ed efficace dal punto di vista della comunicazione (non solo quindi sotto il profilo dei contenuti ma anche sotto quello della veste grafica) non si capisce che senso abbia il miglioramento di un giornale  di fatto condannato ad essere o una inutile rivista patinata o un foglio di cui disinteressarsi data la sporadicità delle sue apparizioni.

4) Oggi non mi resta che: a)   ribadire l’invito alla FASI  ad affrontare la questione del futuro del “Messaggero Sardo” nell’ambito di uno specifico incontro riservato ai responsabili comunicazione che operano ai vari livelli delle strutture della Federazione (Esecutivo, Circoscrizioni, Circoli); b) che a questo incontro non vogliano sottrarsi gli accaniti oppositori della stampa cartacea, che ancora per molti anni è destinata a svolgere un ruolo insostituibile nei  processi di comunicazione tra gli individui, anche quando tra di essi si interpongono distanze di  migliaia di chilometri.

5) Per chi non mi conosce, informo che scrivo sul “Messaggero Sardo” dal 1985 e che i miei pezzi finora pubblicati ammontano a n. 200 (duecento).

Max Perlato ha voluto pubblicare la foto che mi riprende mentre faccio pubblicità al giornale in occasione della conferenza stampa di presentazione del “Giro d’Italia” dell’anno 2007 che partì dalla Sardegna e che mi consentì – semplicemente mostrando loro la copia cartacea del giornale – di registrare dichiarazioni d’amore per la Sardegna  da parte, tra gli altri, di campioni come Felice Gimondi e Francesco Moser. Francamente non riesco ad immaginare che avrei suscitato lo stesso interesse nei miei interlocutori mostrando loro la testata del giornale sullo schermo di un computer portatile.

Certo, piange  (mi piange)  il cuore al pensiero che non si trovi un modo di assicurare nei prossimi anni la periodicità mensile del “Messaggero” e che esso quindi scompaia dal nostro orizzonte comunicativo per una  comprensibile  scelta della Cooperativa di giornalisti  che finora ne ha garantito l’uscita ogni mese.

E’ indubbio che “Il Messaggero Sardo”  è parte costitutiva  ormai della storia dell’emigrazione sarda nel mondo. Sarebbe bello che questo effettivo  “Messaggero di Sardità”  però fosse ancora collegato alle cronache di vita e di attività degli emigrati sardi del mondo, singoli o organizzati. Loro, ne sono sicuro, se lo aspettano e, anche, se lo meritano. Bisognerebbe fare il possibile per non deluderli.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Un commento

  1. il giornale con tutti i costi che ha, non ha più senso. Deve vivere solo se riesce a trovare pubblicità e abbonamenti. Perchè gli emigrati se vogliono il giornale non sottoscrivono un abbonamento a loro spese? Perchè deve pagare la Sardegna un giornale che interessa solo loro?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *