Sardegna epicentro del "corridoio tirrenico": si parte nel 2010?

di Massimiliano Perlato

 

Il Mediterraneo occidentale ha visto, negli ultimi anni, una crescita del traffico marittimo superiore a ogni ottimistica aspettativa. In pratica, il mare, da semplice transito, si è trasformato in protagonista dei traffici marittimi mondiali delle merci, coinvolgendo nella sua crescita le infrastrutture portuali che su di esso prospettano. Eppure questo mare è stato negletto per molto tempo, nonostante la nostra storia. Come 2.500 anni fa, sono gli stranieri ad insegnarci la sua importanza, perché i grandi armatori ed i grandi terminalisti dell’Estremo Oriente e del Nord Europa hanno deciso che il Mediterraneo può essere conveniente, cominciando ad investire sul nostro mare. Nasce il progetto "Autostrade del Mare": innovativo, intelligente, utile, ambientalmente e politicamente valido. Il termine di "Autostrade del Mare" viene utilizzato per indicare il trasporto effettuato su quei percorsi, in parte per tratte terrestri ed in parte per tratte marittime, che potrebbero consentire di trasferire il traffico su gomma dalle congestionate autostrade terrestri, a quei, ben più ampi, sicuri, ecologici e ancora poco frequentati, corridoi marittimi che ne costituiscono una potenziale alternativa. Fra trasporto su vie di terra e trasporto marittimo vi è una significativa differenza: nel primo infatti, si ha sempre un intero camion condotto dall’autista; nel secondo, invece, può viaggiare sia l’intero camion accompagnato dall’autista, sia il solo semirimorchio, senza motrice e senza autista. È evidente che questa seconda ipotesi, rispetto alla prima, presenta sostanziali differenze in termini organizzativi, tecnologici ed economici. Per ottenere tale continuità, si dovrà inquadrare in una visione di sistema integrato non solo la tratta marittima, ma tutti i vari segmenti che compongono il servizio di trasporto. Ma, per restare alla fase progettuale, non si può fare a meno di osservare che la scarsa cultura del mare si è riflessa anche nell’elaborazione del Piano generale dei trasporti e della logistica: è così evidente il divario di attenzione e di approfondimento per il ruolo delle vie tracciate (strade e ferrovie) rispetto alle vie non tracciate (rotte marittime e aeree). Ad ovviare a questa carenza, che si è registrata tanto nel mondo della cultura quanto in quello responsabile della programmazione economica, ci ha pensato il Presidente Ciampi che, stravolgendo la terminologia in essere in campo marittimo (difficilmente comprensibile nel suo reale significato dai non addetti ai lavori), ha raccolto e ribadito il concetto di "Autostrade del Mare" che evoca, con immediatezza, i temi del congestionamento delle vie di terra, della sicurezza, di un maggior rispetto dell’ambiente: temi che hanno così avuto una pronta risonanza non solo a livello di organi di stampa e di opinione pubblica, ma anche a livello di Governo, che ha portato le "Autostrade del Mare" a essere considerate tra gli interventi prioritari nel settore dei trasporti. Mentre in Italia si studiava questo sistema, l’Unione Europea lasciava a terra la Sardegna escludendola dalla grande "Autostrada" dell’Europa. La rete dei collegamenti continua infatti a privilegiare il ricco Nord, emarginando il Mezzogiorno e le isole. La Sardegna, la Sicilia e le altre isole del Mediterraneo e l’intero Mezzogiorno sono palesemente esclusi dalle grandi reti di trasporto transeuropeo. Tale esclusione, è assurda ed ingiustificata. Da qui la grande scommessa: una grande "Autostrada del Mare" nel Tirreno, che parte da Genova, passa per Corsica e Sardegna e arriva fino alla Sicilia. Il "corridoio tirrenico" offrirebbe vantaggi economici ed ambientali. E tutto questo non farà che dare benefici a chi, come la Sardegna, ha sempre avuto degli svantaggi a causa della propria insularità. Si tratta di una rivoluzione nei trasporti, che è il settore chiave per un migliore futuro sull’isola. E sarà un’occasione in più, in vista dell’appuntamento del 2010, quando il Mediterraneo meridionale diventerà un mercato unico di libero scambio. L’inizio sarà sicuramente difficile, ma la battaglia politica per rivendicare un progetto che rivoluzionerà il modello di sviluppo della Sardegna, mettendola al centro di un nuovo sistema del trasporto marittimo, è pronta. Una battaglia che richiederà l’impegno della Regione che dovrà darsi da fare per portare avanti il progetto, reperendo fondi di istituzioni e di privati.

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