IMMOLATI PER LA SCIENZA, PER L’UMANITA’, PER LA PATRIA. PER NON DIMENTICARE: TRE MEDICI EROI, MARTIRI DI SARDEGNA                                                                 

di LUCIA BECCHERE

“MEDICI EROI” numero unico pubblicato in Nuoro il 9 dicembre 1948 a cura del Comitato per le celebrazioni di Cesare Zonchello, Amerigo De Murtas e Flavio Busonera, tre medici eroi martiri di Sardegna “immolati per la Scienza, per l’Umanità, per la Patria”.

Cesare Zonchello (Sedilo 1870-Djeddàh 1910). Medico per alcuni anni a Samugheo poi a Cagliari assistente volontario nell’Istituto d’Igiene diretto dal Prof. Calabresi, inizia e perfeziona le sue ricerche batteriologiche nell’Istituto di Igiene di Roma col Prof. Celli dedicandosi soprattutto allo studio delle cause. Nel 1906 vincitore del concorso per medico quarantenario presso l’Amministrazione sanitaria, viene inviato al Lazzaretto Ospedale di Camaran dove si dedica alle ricerche di epidemie di peste e di colera accorse fra i pellegrini della Mecca.   Considerato un’eccellenza gli fu affidata la Direzione interinale del Lazzaretto di Camaran e una missione scientifica in Alessandria d’Egitto per lo studio di un germe dissenterico da poco isolato.

Nel 1908 il Consiglio Superiore della Sanità di Costantinopoli, che aveva pubblicato a proprie spese i suoi studi sulle proprietà morfologiche e batteriologiche dei vibrioni colerici isolati durante i pellegrinaggi, lo nomina Direttore del Lazzaretto Ospedale di Abau Saud a Djeddàh alle porte della Mecca dove affluiscono i pellegrini dell’Africa, India, Persia e Arabia diretti alla tomba del Profeta e dove contraggono peste, colera e vaiolo nero endemici di quella regione. Si dedicò agli studi degli animali vettori della peste, soprattutto ratti e pulci che infestavano questi soggetti, scoprì la ragione della cronicità endemica della peste, evidenziando una forma latente a decorso cronico della malattia dei ratti. Indagava sull’origine dell’infezione per giungere ad una diagnosi precoce facendo di quell’Ospedale un posto avanzato di assistenza a difesa dell’Europa dal pericolo delle epidemie coleriche e pestose. Pubblicò anche numerosi studi di patologia esotica, il più importante quello “Intorno ai veicoli e al modo di diffusione della peste a Djeddàh”.

L’11 aprile 1910, con la formazione di un bubbone all’inguine destro, si manifestarono in lui i primi segni di una infezione da peste. Si affidò prontamente alle cure dei colleghi ma le sue condizioni precipitarono e il 27 successivo si spense. Con cordoglio unanime lo piansero il mondo scientifico e culturale, la popolazione mussulmana e la colonia straniera di Djeddàh dove il Consiglio Superiore della Sanità di Costantinopoli innalzò un sepolcro alla “Nobilissima vittima della Scienza e del Dovere”.

Una lapide apposta nel Sanatorio “Cesare Zonchello” a lui intitolato ricorda il suo “grande esempio di virtù civile di umana solidarietà”.

Amerigo De Murtas (Ierzu 1880- Henni 1911) medico interino a Calasetta, Barisardo, Bari, Napoli e a Caprera nel 2 Regg.to dei Bersaglieri, allo scoppio della guerra libica 26/09/1911 si imbarcò per Tripoli. Destinato alla linea degli avamposti dormiva di giorno e vegliava di notte. Un dovere il suo, spinto fino al sacrificio e al martirio. Dal 23 ottobre non si ebbero più notizie di lui. Ad un ufficiale che lo esortava a lasciare il posto per il grave pericolo che correva, rispose che il suo dovere era di stare accanto ai feriti. Travolto dal nemico, il suo corpo straziato a seguito di sevizie venne rinvenuto dopo alcuni giorni e sepolto nell’ossario di Bou Henni (Algeria). Una lapide lo ricorda nell’Università di Cagliari e nella Scuola di Sanità Militare di Firenze dove fu promosso sottotenente medico. La targa commemorativa esposta nella Casa del Mutilato di Nuoro esprime tutta la riconoscenza della gente sarda a questo giovane eroe assurto “ai cieli della Patria”.

Flavio Busonera (Oristano 1894-Padova 1944). Medico interino nell’isola, per le sue idee antifasciste fu costretto a rifugiarsi nella frazione di Cavarzere (Ve) dove visse di stenti. Dopo l’8 settembre del 43 si trasferì al centro per esercitare la chirurgia, la medicina e la pediatria. Benché diffidato dalle autorità repubblichine, diresse le squadre per il recupero delle armi abbandonate dal disciolto esercito, altre gli furono fornite dagli alleati per combattere i neo fascisti. Curò e nascose i prigionieri alleati e con mezzi di fortuna imbarcava nella costa adriatica per essere tratti in salvo dagli inglesi.

Con l’inganno di prestare soccorso a dei pseudo partigiani feriti, venne arrestato e incarcerato a Padova e per due mesi sottoposto a torture atroci prima di essere impiccato. Sepolto alla rinfusa, fu trovato col cappio al collo. Morì al grido di “Viva l’Italia, viva il Socialismo” rivolgendo al carnefice queste parole “tu tremi e io no”. Il Comune di Padova compose la sua salma nel sacrario del cimitero, mentre a Cavarzere fu inaugurata una lapide commemorativa e coi fondi raccolti dai lavoratori, in suo nome venne istituita una borsa di studio nella Università di Padova.

La lapide apposta a Nuoro nella “Casa della Madre e del Bambino” ricorda il martirio del giovane partigiano combattente che, “per assistere gli umili, per difendere la libertà e la giustizia sociale, affrontò il patibolo in terra straniera”.

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4 commenti

  1. Molto interessante.

  2. grazie perché ci fai conoscere la storia di solidarietà e di sacrificio che è sempre attuale e di esempio

  3. Finalmente so chi sono questi tre medici eroi . Grazie

  4. Tre grandi uomini e studiosi, adesso so perché l’ospedale a Nuoro si chiama Cesare Zonchello 👍

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