A SILANUS LO SCRIGNO MULTIMEDIALE “SA DOMO E SA POESIA CANTADA”: LA POESIA IMPROVVISATA NEL RICORDO DI PAOLO PILLONCA, MARIO MASALA E FRANCESCO MURA

segnalazione di TONINO MULAS

Il suono, la parola. Un registratore e una macchina per scrivere. Sono i due oggetti, cari a Paolo Pillonca, che si trovano in uno degli spazi di “Sa domo de sa poesia cantada”, lo spazio museale – primo in Sardegna e unico nel suo genere – inaugurato a Silanus. Una culla multimediale, allestita nella casa Aielli, al termine di due anni e mezzo di lavori portati avanti dalla casa editrice Domus De Janas fondata proprio da Paolo Pillonca nel 2000 e oggi nelle mani di uno dei figli, Fabio, che ha curato il progetto in prima persona con una squadra di professionisti sardi.

Il museo, è uno scrigno di foto, video, audio e testi che rappresentano solo una parte della vasta e instancabile opera portata avanti da Pillonca in oltre 50 anni di attività. «Qui dentro c’è tutta la passione di nostro padre», hanno evidenziato i figli Fabio e Piersandro presenti alla manifestazione, preceduta da un dibattito – coordinato dal giornalista Anthony Muroni – sullo stato di salute della poesia estemporanea che si è tenuto nella piazza del paese alla presenza del sindaco, Gian Pietro Arca, dell’assessora alla Cultura Maria Antonietta Nieddu, del poeta Bernardo Zizi e di numerose autorità.

Un destino legato indissolubilmente a quello della lingua e che si gioca innanzitutto in famiglia, nel rapporto tra genitori e figli con i primi chiamati a essere portatori e divulgatori di un patrimonio inestimabile. Come ha efficacemente sintetizzato Chiara Cocco, insegnante e appassionata studiosa di lingua sarda affermando che «sa poesia cominzat in su lumenarzu e domo» a sottolineare che senza conoscenza linguistica non può esservi manifestazione culturale con futuro.

Il progetto de “sa domo” pensato da Pillonca per celebrare l’arte della gara poetica e al quale voleva affiancare una scuola per valorizzare e diffondere il genere, è stato realizzato grazie al contributo economico del bando regionale “Domos de sa cultura”del 2017 e al sostegno della Fondazione di Sardegna; l’amministrazione comunale di Silanus ha messo a disposizione i locali con l’ambizione di creare un luogo che sia punto di riferimento non solo per gli appassionati del genere ma anche e soprattutto per le giovani generazioni, a partire dalle scolaresche. In un paese – Silanus – che per usare le parole dello stesso Pillonca «ha il privilegio d’aver avuto contemporaneamente e per 45 anni consecutivi (dal 1953 al 1999 ndr) due poeti improvvisatori di talento assoluto, Francesco Mura e Mario Masala».

Spazi vivi, animati che coinvolgono e avvolgono i visitatori con pannelli illustrativi, foto di poeti e di gare, postazioni multimediali in cui ascoltare centinaia di gare poetiche arricchite da notizie, curiosità e biografie dei cantadores più importanti. Ad accompagnarli la voce narrante di un vate d’eccezione: Paolo Pillonca. In una delle sale è possibile cimentarsi in gare poetiche partendo da una parola o da un piccolo tema. Un modo, simile al contest, studiato per attirare l’attenzione dei più giovani. A completare il tutto il sito internet dedicato www.sapoesiacantada.it dal quale poter attingere i contenuti e prenotare le visite.

Per dare gambe al progetto serviranno collaborazione e progettualità così da permettere alla struttura di entrare nella rete museale trasformandola in un luogo nel quale si celebrano le tante eccellenze del territorio.

Al taglio del nastro le mogli di Pillonca, Mura e Masala, a rappresentare i pilastri sui quali si è fondato sin dal principio il progetto e che ora si trova davanti la sfida più importante: trasformarsi in  luogo di incontro e di diffusione di un genere, la gara poetica, che rappresenta uno fra i patrimoni più grandi dell’identità sarda perché veicolo della sua componente più importante, la lingua.

Come ricordava Frantziscu Masala: «A unu pòpulu tue li podes leare totu, ma si li lassas sa limba custu pòpulu sighit a esìstere. Si, a custu pòpulu, li lassas totu ma li leas sa limba, custu populu morit».

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Un commento

  1. C’era una voragine culturale da colmare e finalmente è stato fatto. Grande progetto

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