UN ARMADIO PIENO DI SCHELETRI: LA VICENDA DI 5 ANNI FA PRESSO IL POLIGONO MILITARE ADDESTRATIVO DI CAPO TEULADA

di MAURO PILI
commento di CLAUDIA ZUNCHEDDU

Questa volta mi spediscono dritto in galera. Tutto già scritto, come volevasi dimostrare. I carabinieri mi cercavano da giorni per una notifica, l’ennesima di un calvario giudiziario che si annuncia lungo e difficile. Stamane ho varcato il portone della Compagnia dei Carabinieri di Iglesias per le notizie di reato che mi attendevano. Ignoravo quale fosse questa volta l’oggetto del contendere, del resto di nemici e criminali profittatori e violentatori della Sardegna ne ho combattuto più d’uno e non era facile indovinare quale fosse l’ennesimo reato contestatomi. Niente indagini questa volta, direttamente a processo, il 21 maggio prossimo nel Tribunale penale di Cagliari. L’accusa è scritta per esteso nella notifica: il 3 agosto del 2014 il Pili Mauro si introduceva presso il Poligono Militare Addestrativo di Capo Teulada. Reato commesso, recita il decreto del Pubblico Ministero, in Teulada, località “Porto Zafferano, Bocca de Corti, Cala Brigantina. Cinque anni dopo quei fatti vado a processo, imputato di essermi introdotto, il 3 di agosto del 2014, in uno specchio acqueo davanti alla base militare di Teulada. Il 3 di agosto! con migliaia di turisti sulla costa vietata. Perchè vietata? Perchè interdetta? Per quale motivo lo Stato decide di perseguire un cittadino sardo perchè transita con un modesto gommone davanti alle spiagge più esclusive della Sardegna? Era forse vietato battere bandiera sarda, come facemmo in centinaia quel giorno davanti a quel poligono illegale? La parte offesa, secondo il procedimento penale, è il ministero della difesa – Esercito Italiano – difeso direttamente dall’avvocatura di Stato. Si ribalta la storia, anzichè essere i Sardi offesi da cotanta protervia e violenza, sono gli occupanti illegali e criminali a dichiararsi offesi. Ho pensato più volte che avessero rinunciato a quella minacciata denuncia di quei giorni di 5 anni fa. E invece, cessato il mio impegno parlamentare, puntualmente lo Stato, il ministero della difesa, invoca un processo penale nei miei confronti dove, utilizzando altri procedimenti già in corso per altre battaglie civili e politiche, tenta di farmela pagare. Pagare per non aver taciuto, per aver messo nero su bianco tutto quello che succedeva dentro quel poligono, per aver contrastato l’arroganza di chi se n’è fregato della salute dei militari e delle popolazioni. Mi fanno pagare la mia relazione d’inchiesta sulle morti nei poligoni, dei disastri ambientali che dovevano restare dentro le segrete stanze del ministero della difesa e non solo. Bene! avete scelto la strada più dura, è vero, nel momento forse di massima e apparente debolezza del sottoscritto! Ma se dobbiamo dircela tutta, venderò cara la pelle. Probabilmente quel processo non sarà solo per una violazione di un gommone in una insenatura meravigliosa di proprietà del Popolo Sardo. Probabilmente sarà l’occasione per aprire ancora di più gli armadi e gli scheletri di ciò che è stato fatto dentro quel poligono, dalle scorie radioattive al traffico dei missili Milan. Non importa se sarò solo in questa ennesima battaglia contro l’arroganza di uno Stato vigliacco che ha devastato aree straordinarie della nostra terra per interessi e affari delle industrie belliche. So di essere in compagnia della mia coscienza, della mia onestà, del mio essere un Sardo libero che non si fermerà davanti alla galera di Stato o al bavaglio di regime. Fatevene una ragione, generali, ministri e compari dell’industria bellica. Ci vediamo il 21 maggio prossimo al processo, io ci saròa schiena dritta e testa alta.

commento di Claudia Zuncheddu

Nuova persecuzione giudiziaria per Mauro Pili. Nulla può stupirci. A noi sardi non è mai stato consentito di tirar su la testa. Devo darti atto che i suoi lunghi anni di lotte per la difesa dei diritti dei sardi e contro ogni sorta di oppressione da parte dello Stato, hanno consentito nella nostra diversità e nella reciproca stima, la “riappacificazione politica”. I partiti italiani non sono luoghi per i sardi. La Sardegna è umiliata e distrutta dalla genuflessione e dalle connivenze della sua classe politica rispetto ai governi di uno Stato che ha sempre considerato la Sardegna la sua “prima colonia”: luogo di spoliazione di risorse, di aggressione di ogni sorta e di annientamento del nostro Popolo. A differenza di altri politici di destra e di sinistra, Pili ha avuto il coraggio di uscire da un partito italiano rinunciando alla “pole position” in un sistema di potere che offre privilegi e che può assolvere o condannare a propria discrezione.Ha abbandonato il potere senza neppure cercare alloggio in altri partiti. E’una scelta che nei linguaggi di una certa politica può riservare alti prezzi da pagare. Questo sarebbe dovuto essere un dato di riflessione importante per molti sardi, un dato che va ben oltre un giudizio politico superato dalla storia. Una concezione che negli anni 90 Giorgio Gaber preannunciò profeticamente nella sua canzone “Cos’è la destra… cos’èla sinistra”. Ebbene, ciò che conta in una situazione di post democrazia, di crisi dei valori e di totale dissoluzione delle ideologie, è chi lotta per i diritti e per la giustizia a partire da quelli della propria Terra e del Popolo di appartenenza. E’ su questo dettaglio importante che ho condiviso una corsa elettorale con lui. In mancanza di unità di tutte le nostre forze, fuori dai blocchi dei partiti italiani, avevo la consapevolezza che non saremo andati lontano, ma era necessario dare con le proprie candidature il contributo a far vivere un Pensiero politico, quello del riscatto dei sardi, del diritto ad essere liberi, indipendenti e felici. Oggi è normale che lo Stato bussi alla sua porta con l’accusa di un’irruzione di cinque anni fa “in uno specchio d’acqua davanti alla base militare di Teulada”, meglio specificare: “in uno specchio d’acqua davanti alla base militare italiana a Teulada, in territorio sardo”. Non perdonano la sua non accettazione che quello spazio fosse il “Poligono Militare Addestrativo di uno Stato occupante”. E’ qui che si ribaltano le colpe. I carnefici diventano vittime e le vittime sono sardi da consegnare alla Giustizia italiana. Per la vendetta dello Stato, anche attraverso il suo ex partito, c’è sempre tempo. Bastava attendere che scadesse il suo impegno nel Parlamento romano. Il Ministero della Difesa invoca un processo penale esemplare, anche se per il reato di “disobbedienza” non basterebbero tutte le carceri italiane per ospitare i sardi che si ribellano, a partire dalla sottoscritta che gode giusto del privilegio di non aver mai militato né condiviso le politiche dei partiti italiani, risparmiandosi il livore e la vendetta riservata a chi, come Mauro ha avuto il coraggio e l’intelligenza di cambiare idea. Nei partiti italiani, che ben conosciamo, non c’è posto per i sardi liberi. Nessuno di noi, tra i dissidi e le contrapposizioni dei tempi passati, lo lascerà solo in una battaglia giudiziaria di cui lo Stato italiano lo vuole capro espiatorio.

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3 commenti

  1. In difesa di Mauro Pili. Non sono un suo seguace. Non appartengo alla sua cerchia di amicizie. E’ stato Presidente della Sardegna e deputato. La sua carriera politica mi è sempre stata estranea. Ma su un versante della sua attività sono stato sempre in linea con lui. Le sue battaglie contro le servitù militari e contro l’inquinamento. La sua lotta, spesso donchisciottesca e solitaria, in difesa della salute dei civili e dei militari di Capo Teulada, Capo Frasca, Quirra, dove le operazioni dell’esercito sono persistenti. Ha rischiato molto. Come sempre accade in questi casi. Ora il Ministero della Difesa è riuscito a mandarlo a processo. Il 3 agosto del 2013 Mauro Pili violò con un gommone le acque interdette per esercitazioni militari. Voleva simboleggiare l’assurdità di manovre che toglievano a migliaia di sardi e di turisti la possibilità, in piena stagione estiva, di godere delle bellezze della costa sarda, del suo mare, delle sue spiagge. Come non essere d’accordo con lui. I giudici ricordino che avranno di fronte non un terrorista, non un sovversivo. Neanche un provocatore. Ma un semplice uomo politico che si è battuto pacificamente per un diritto di libertà.

  2. Come non essere d’accordo con il pensiero espresso da dott. Guerrini , che ha sintetizzato in maniera chiara le battaglie che l’on Mauro Pili , in solitudine ,ha cercato da sempre di combattere l’arroganza dei poteri forti in maniera rispettosa e civile per salvaguardare sopratutto la salute dei tanti militari e civili , molti dei quali , poi deceduti o colpiti da tumori a causa di torio e uranio impoverito . Io sto con l’on Mauro Pili .

  3. ho letto, cusualmente la vicenda del sig. Mauro Pili. Bisognerebbe che queste informazioni godessero di una più ampia diffusione, per creare un fronte alle vicende che delle operative mani deliquenziali , vicende che riescono sempre in un certo contesto ad essere sempre coperte.

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