“FAMILY DAY” AL CIRCO MASSIMO DI ROMA FRA NUMERI IMPROBABILI E BENPENSANTI DI TURNO


di Maria Vittoria Dettoto

Si è svolta ieri al Circo Massimo il cosiddetto Family Day.
Due milioni di persone, a detta degli organizzatori, sono scese in piazza per manifestare contro il ddl Cirinna’.
Tra essi politici, cattolici ferventi e benpensanti di turno.

Partendo dal presupposto che rispetto chi non la pensa come me, donna di estrazione di destra, madre, eterosessuale che da anni scrive e si batte in prima linea a favore del riconoscimento dei diritti alla coppie omo ed eterosessuali, ho voluto prendere in mano il disegno di legge Cirinna’ e vedere cosa prevedesse di tanto scandaloso ed aberrante, da provocare l’indignazione e lo sconcerto di tutta questa gente.

Prima di tutto sfatiamo il numero dei partecipanti:secondo le stime non erano due milioni ma circa 300.000.
Le stime alle quali faccio riferimento sono quelle derivanti dalle fotografie scattate ieri sia sul Circo Massimo che sulla via Circo Massimo, unica via di accesso al ritrovo.

La via Circo Massimo ha una capacità di contenimento pari a 6.300 persone calcolate su una persona per metro quadrato.
Era piena.
Il Circo Massimo può contenere una media di tre persone a metro quadrato.
Elevabile a 4 stando stretti.
Considerando che la superficie del Circo Massimo è poco più di 72.000 metri quadrati, un calcolo veloce ci porta ad avere un numero di partecipanti pari a oltre 293.000 che sommati ai 6.300 della via adiacente, fanno poco meno di 300.000 persone presenti al Family Day.

Detto questo, poco importa il numero.
Anche se fossero stati realmente due milioni, nulla da diritto all’eventuale 3% della popolazione italiana di decidere per gli altri 58.000.000 di italiani rimasti a casa, molti dei quali sono a favore del riconoscimento o hanno altro di più importante a cui pensare.
Tipo arrivare a fine mese.

Ma vediamo ora cosa prevede questo ddl.

Intanto è appunto un disegno di legge, Atto del Senato n°2081, denominato “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”, giunto in Senato il 14 ottobre 2015.
È diviso in due Capi:nel primo Capo si parla del tema delle unioni civili formate da persone dello stesso sesso; è la prima volta che questa formazione sociale viene introdotta nell’ordinamento giuridico italiano tutelata ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione.
L’altro Capo previsto dal ddl Cirinna’ parla della famiglia di fatto che può essere composta da persone di sesso diverso.

Si arriva all’elaborazione del ddl, anche considerando il numero sempre in aumento di coppie di fatto e famiglie arcobaleno, tenendo conto peraltro che solo nel quinquennio 2009/2013 il bel Paese abbia registrato un calo dei matrimoni pari a 10.000 unità.

In merito alle coppie di sesso opposto, la disciplina non apporta in realtà grandi modifiche rispetto alle proposte di legge avanzate negli ultimi 20 anni nel nostro ordinamento.
Si richiama alla registrazione delle unioni nei registri delle coppie di fatto ed alla possibilità di sottoscrivere contratti di convivenza in forma di scrittura privata, sottoscritti da entrambi i partner.

Cose già viste da anni ed in parte recepite a livello comunale da diversi comuni italiani, compreso Cagliari.

Alcune novità però sono degne di nota:ad esempio la possibilità per il partner di chiedere gli alimenti commisurati agli anni di convivenza.
La possibilità di continuare ad abitare nella casa di famiglia da parte del convivente del partner, in caso di decesso di quest’ultimo fino ad un massimo di 5 anni.
La possibilità di vantare diritti di visita carceraria in caso di arresto del partner o di decidere su di esso in merito al diritto alla salute.

Ma ciò ciò che probabilmente ha destato più scalpore è la cosidetta stepchild adoption.
Posta alla gogna.
Alla mercé dei benpensanti, manco si parlasse di una strega da ardere viva in un rogo medievale.

Ma cosa prevede questa stepchild adoption?

Innanzitutto già il nome a me non piace.
Tradotto dall’inglese significa Adozione del figliastro.
Questo tipo di adozione prevista dall’art.5 del DDL, prevede che allr coppie dello stesso sesso registrate in unione civile, venga estesa la possibilità di adottare l’uno il figlio anche adottivo dell’altro.

È di fatto un’adozione non legittimante, già prevista per i coniugi dall’art.44 della legge 184 del 1983.

Quali sono gli effetti?

L’adozione non estingue il rapporto tra adottato e famiglia d’origine, a differenza di quanto avviene nell’adozione piena.
Ne’ gli effetti si estendono alla parentela dell’adottante, come avviene nella parentela ordinaria.

L’adottando assumerà il cognome dell’adottante anteponendolo al proprio ed acquisirà i diritti successori nei confronti dell’adottante.

Quest’ultimo non avrà sull’adottato diritti successori ma attraverso l’adozione acquisirà tutti i doveri della responsabilità genitoriale.

La richiesta di adozione deve essere presentata di fronte al giudice che ne valuterà la concessione al richiedente sulla base dei requisiti sociali ed economici dello stesso, raccordandosi coi servizi sociali del comune di residenza del richiedente e sentendo eventualmente anche il parere del minore.
La stepchild adoption è revocabile nel caso in cui vengano a mancare le condizioni che hanno reso l’adozione stessa possibile.

Ora ditemi voi cosa ci sia di tanto aberrante in questo passaggio del ddl.
Chi può realmente garantire che un minore cresciuto in una famiglia tradizionale cresce peggio di un minore cresciuto essendo accudito, educato e mantenuto da genitori dello stesso stesso?

Quante famiglie tradizionali e al di fuori di ogni sospetto vantano al loro interno stupri, violenze sul coniuge o i minori, figli deviati in alcool o tossicodipendenze, femminicidi?
Giusto per citare le prime cose che mi passano in testa.

Difendiamo la famiglia tradizionale dice lo striscione nella foto.
I primi dai quali va difesa sono coloro che ne fanno parte.

E attenzione a ergersi a giudici dell’altrui vita.
Nessuno può permettersi di farlo.
Neanche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che al Family Day annuncia di essere incinta.
Non sposata.
Dunque quel bambino è frutto delle unioni di fatto che in quel prato condanna?

No.
Quel figlio è frutto dell’amore di un uomo e di una donna.
E se fosse stato figlio di due donne era uguale.
O di due uomini che hanno deciso di assumersi la responsabilità di tirare su un bambino magari vittima di abusi, proveniente da uno Stato nel quale regna la fame o la guerra.
Un minore che ha bisogno solo di essere amato.

Mi dispiace.
Non possiamo continuare a farci prendere in giro su questo tema ed aspettare l’entrata in vigore di una legge della quale si discute dal 1986 e che ha fatto solo da bandiera elettorale per ottenere consensi dei votanti a sinistra in campagna elettorale.
E’ ora che l’Italia, quarto paese al mondo in Europa per numero di abitanti, lasci il posto di fanalino di coda nella giurisdizione su questo tema e si allinei agli altri Stati europei.

Chiudo con le parole di David Cameron, leader dei Conservatori britannici, che rappresentano la sintesi perfetta del mio pensiero.

“I Conservatori credono nei legami, che la società sia più forte quando ci impegnamo a vicenda e ci sosteniamo l’un l’altro, e quindi non appoggio il matrimonio gay a dispetto del mio essere conservatore:lo faccio proprio perché sono un conservatore. “

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