REPLICA DI MICHELA MURGIA ALLE PAROLE DI GIOVANNI PINNA, DIRETTORE DEL "NUOVO CAMMINO"

Michela Murgia

Michela Murgia


di Michela Murgia

Gentile Direttore,
le scrivo per dirimere un equivoco di cui sono venuta a conoscenza solo oggi, e di cui mi dispiaccio molto.
Ho letto infatti la sua lettera indirizzata al periodico degli emigrati sardi Tottus in pari, e solo dopo il giusto stupore ho capito che cosa è successo.
Desidero chiarirle che io non collaboro con Tottus in pari, nel senso che non scrivo articoli esplicitamente diretti alla rivista e ai suoi abbonati. Ho invece autorizzato tempo fa il direttore Massimiliano Perlato a utilizzare i contenuti del mio sito personale che gli sembrassero attinenti al contesto della rivista che dirige. I testi dei miei articoli (salvo rari casi sempre specificati) sono rivolti a tutti coloro che mi leggono in rete e che naturalmente non sono solo sardi, anzi in gran parte non lo sono affatto. Il contesto di comprensione di quell’articolo è perciò quello italiano; fatta salva la rivista di Oristano – che ho esplicitamente nominato solo perché è quella con cui mi è arrivato l’opuscolo – i destinatari della mia riflessione sono quindi le riviste diocesane che sul territorio italiano hanno accettato di accompagnarsi all’opuscolo, esemplarizzate da Toscana Oggi e Corriere Cesenate, come si comprende chiaramente dai link riportati nel testo originale.

(http://michelamurgia.altervista.org/content/view/450/2/)
Capisco benissimo che l’articolo privato del suo contesto possa aver indotto a pensare quello che lei ha esplicitato nella sua lettera di chiarimento. Sono perciò un po’ stupita che Massimiliano Perlato ricevendola non le abbia spiegato da dove provenisse il testo originale e quale ne fossero il contesto e i destinatari; avremmo evitato di aggiungere equivoco ad equivoco, dando a intendere agli amici disterraus che io mi svegli la mattina con l’uzzolo di incolpare indiscriminatamente tutte le diocesi sarde di far spaccio di libercoli ingannevoli.
Naturalmente non è così, e sono ben consapevole che ci sono chiese locali che non hanno aspettato nessuno per intraprendere le buone battaglie a tutela delle persone e del loro territorio, senza pretese di comoda trasversalità. A maggior ragione mi compiaccio che su un tema delicato come il nucleare ci sia tra queste anche quella di Ales Terralba, con la quale ho legami di particolare affetto sin dai tempi delle collaborazioni interdiocesane con l’Azione Cattolica.
Con serena stima la saluto cordialmente

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