GIOVANNI FILIPPO PIRISI PIRINO, IL POETA GIROVAGO: LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI SALVATORE TOLA IL 28 GIUGNO A BORUTTA

testo di SALVATORE TOLA

Piaceva a Gramsci il poeta girovago Giovanni Filippo Pirisi Pirino che, nato a Borutta (Sassari) nel 1835,  “inventò” la poesia sarda stampata in fogli volanti e venduta nei villaggi

«Quando ti capita mandami qualcheduna delle canzoni sarde che cantano per le strade i discendenti di Pirisi Pirione di Bolotana»: Antonio Gramsci scriveva così alla madre, dal carcere milanese di San Vittore, nell’ottobre 1927. Parlando della cultura sarda chiede conto di alcuni libri che aveva lasciato a casa, come la Storia della Sardegna di Giuseppe Manno, e sollecita notizie sulle feste popolari che conosceva e sulle gare poetiche (Antonio Gramsci, Lettere dal carcere 1926-1930, a cura di Antonio A. Santucci, Palermo, Sellerio, 1996, 2 volumi, i, p. 122). 

Attento com’era a tutti gli aspetti – alti e bassi, raffinati e popolari – della cultura locale, aveva memoria anche del più celebre tra i cantastorie del tempo che aveva visto probabilmente aggirarsi per le vie e le piazze di Ghilarza, ma forse anche di Oristano, Santu Lussurgiu, Cagliari. Diceva “discendenti” perché, nato nel 1891, doveva aver conosciuto il poeta quando era già anziano (nel 1905 aveva toccato i settant’anni). Evidentemente Gramsci si era reso conto che era stato una sorta di iniziatore, di caposcuola, e perciò immaginava che avesse potuto lasciare degli allievi.

Bisogna precisare che la citazione della lettera sconta un duplice errore. Non è esatta, infatti, l’indicazione del paese di provenienza, perché il poeta girovago non era di Bolotana (Nuoro) bensì – come si preoccupava di indicare in tutte le sue opere – di Borutta, in provincia di Sassari. In questo caso si tratta senza dubbio di un errore di memoria, dovuto agli anni di lontananza – e di vicende – che separavano ormai Gramsci dalla terra d’origine; ma potrebbe essere giustificato dal fatto che una poesia di Pirisi Pirino – stampata nel 1917, è l’ultima in ordine di tempo di cui abbiamo notizia – trattava tra l’altro de «sa morte de Franciscu Melone de Bolotana».

Il secondo errore sta nel secondo cognome, che non era Pirione ma Pirino. Qui è difficile immaginare che col tempo il suono originario si fosse trasformato tanto: più probabilmente si tratta di una lettura imprecisa del manoscritto originario da parte di chi lo ha trasferito nel testo a stampa. Di fatto il nostro autore vantava doppio nome e doppio cognome: Giovanni Filippo Pirisi Pirino. 

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