SEMINARIO DI APPROFONDIMENTO SUL PLURILINGUISMO E IDENTITA’ CULTURALE: LA TAPPA A LIVORNO CON IL CIRCOLO “QUATTRO MORI” DEL PROGETTO F.A.S.I.

di GIAMPAOLO PISANU

L’otto Giugno u.s. presso una delle belle sale di cui dispone la prestigiosa Casa della Cultura di Livorno, recentemente ristrutturata e rinnovata,si è svolto il quinto appuntamento con i seminari previsti nel quadro del progetto regionale F.A.S.I. “Su sardu e sas àteras limbas de minoria”.

L’incontro ha visto l’affluire di un importante numero di soci e di cittadini livornesi e toscani ed ha costituito il diciannovesimo convegno storico-culturale organizzato dall’Associazione Culturale Sarda “Quattro Mori”.

L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla sinergia tra il Centro interdipartimentale di Studi Ebraici “Michele Luzzati” dell’Università di Pisa, la Comunità Ebraica di Livorno, il Centro Studi Internazionale “Le Livornine” e l’Associazione Culturale Sarda “Quattro Mori” di Livorno.

Il progetto F.A.S.I. “su sardu e sas àteras limbas de minoria” promuove una serie di incontri in varie città, in collaborazione con esperti di linguistica, che troveranno giusta sintesi nel conclusivo Convegno Internazionale “Plurilinguismo e Pianificazione linguistica: esperienze a confronto” in programma presso l’Università “Guglielmo Marconi” di Roma dal 16 al 18 Ottobre dell’anno in corso. La scansione degli appuntamenti può essere consultata sul sitowww.ppl2019.eu.

L’incontro di Livorno intendeva offrire una possibilità di riflessione sul tema della composita identità culturale della città segnata, fin dalla sua nascita, dalle differenti comunità che hanno soggiornato nell’originario Portus Pisae.

Il Seminario, aperto dal Presidente della Associazione “Quattro Mori” di Livorno Antonio Deias, è proseguito con le interessanti relazioni del Prof. Lorenzo FILIPPONIO (Università Humboldt di Berlino), del Prof. Fabrizio FRANCESCHINI (Università di Pisa) e del teologo dott. Enea SANTANIELLO CORRADO (direttore del Centro Studi Internazionale “Le Livornine” e membro del sinodo della Congregazione Olandese-Alemanna di Livorno).

Da diversi punti di vista i tre studiosi hanno illustrato quanto la particolare situazione politico-economica di Livorno si sia lungamente riflessa anche negli usi linguistici della città. Per lungo tempo, infatti, la pratica del plurilinguismo è stata una realtà nel centro toscano, prima che, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, si imponesse definitivamente la lingua nazionale.

La comunità ebraica, per esempio, ha spiegato il prof. Franceschini, per molto tempo, ha utilizzato lo spagnolo e il portoghese dal momento che il nucleo principale degli ebrei livornesi, di origine sefardita, proveniva dalla penisola iberica dalla quale i re cattolicissimi li avevano cacciati.

Proprio degli ebrei livornesi, inoltre, è anche un gergo utilizzato, sino a non troppo tempo fa, nel quale si possono riscontrare, oltre a un lessico fortemente infarcito di parole ebraiche, alcuni tratti fonetico-fonologici anti-toscani.

Il settore della lingua maggiormente influenzato dalle “nazioni” straniere presenti a Livorno, pur nelle caratteristiche ampiamente riconducibili al toscano occidentale, ha ricordato il prof. Filipponio, è ancora una volta quello del lessico: numerose sono cioè le parole di origine non toscana nella parlata livornese. Se in tutto il centro-sud, per esempio, gli anelli di pasta non lievitata e salata sono solitamente detti taralli (così, per esempio, nella vicina Pisa) a Livorno sono invece chiamati roschette, un termine verosimilmente riconducibile allo spagnolo portato in città, come si diceva, dagli ebrei.

La presenza delle comunità protestanti, maggiormente tollerate che in altre centri della penisola, ha visto anche un affluire di genti parlanti diverse lingue germaniche (l’olandese, l’inglese, il tedesco). Il dott. Santaniello ha peraltro portato l’attenzione sul problema della traduzione dei testi sacri. Traduzioni del Nuovo e dell’Antico Testamento, infatti, giravano in Toscana molto prima del Concilio Vaticano II grazie all’opera delle Chiese Riformate e dei fedeli protestanti che trovarono rifugio a Livorno.

Ha coordinato gli interventi il responsabile del progetto Simone Pisano, attualmente Docente di Linguistica Applicata e Fonetica e Fonologia presso l’Università “Guglielmo Marconi” di Roma.

Dopo le relazioni il pubblico ha manifestato un vivo interesse con una lunga serie di interventi per la richiesta di approfondimenti; non è mancato chi, tra i soci dell’Associazione, ha messo in relazione alcune usanze e peculiarità del lessico sardo a contatti forti con la tradizione ebraica. A questo proposito qualcuno ricordava che, solamente in sardo, il nome del venerdì trae origine da un sintagma con il quale gli ebrei di lingua latina definivano il giorno precedente allo shabbat. Il sardo chenapura, cenabara deriva direttamente dal latino coena pura ovvero, letteralmente, ‘cena pura’ (poiché, nel giorno che precedeva la festa, erano previste alcune restrizioni alimentari).

Il Convegno, chiuso dal Presidente Antonio Deias, si è concluso con belle e spontanee espressioni da parte dei partecipanti che hanno manifestato gradimento ed apprezzamento per la manifestazione.

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Un commento

  1. Forza Livorno continuate cosi ciao a tutti

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