“E LA BRIGATA SASSARI L’HAN SEMPRE COGLIONATA: INVECE DEL RIPOSO LE FAN FARE L’AVANZATA”: AGOSTO 1917, LA PARTENZA PER L’ALTOPIANO DELLA BAINSIZZA

foto archivio di Dario Dessì


di Dario Dessì

Non bisogna dimenticare che i fanti sardi, forse anche perché si prestavano volentieri, venivano sempre mandati laddove si verificavano le situazioni più scabrose e dove c’era da intervenire con  immediate ed efficaci  controffensive. Per saperne ancora di più sarebbe stato sufficiente, prima della sua scomparsa, ascoltare qualche storia che lo scrittore Mario Rigoni Stern aveva appreso direttamente dai protagonisti, prima che anche  loro fossero passati   a miglior vita.

Il Romanzo Storico, Un anno sull’Altipiano scritto da  Emilio LUSSU, ha termine con il seguente dialogo:

“ Il trillo del telefono interruppe la conversazione. Mi alzai e presi il microfono. Dal Comando del Reggimento (151°) il capitano aiutante maggiore in 1° chiedeva di me. “ Che c’è “ chiesi. “Bisogna prepararsi, perché domani il reggimento discende.” “Riposo in pianura?” chiesi io contento. “No; il riposo non è fatto per noi.” “E dove andiamo?” “Sull’Altipiano della Bainsizza. L’offensiva su quel fronte è incominciata e la Brigata vi è stata richiesta dal comandante d’armata in persona.”  “Che onore” …Gli ufficiali presenti trattenevano il respiro…dalle mie risposte avevano capito tutto e mi guardavano negli occhi con una espressione d’angoscia. Il tenente di Cavalleria Graziani riempi il bicchiere e disse:‘Beviamo alla Bainsizza’! I colleghi l’imitarono”.

La guerra  continuava e così anche la consuetudine di chiamare sistematicamente all’appello, nelle offensive  più cruciali del  conflitto, le brigate migliori, mentre i reparti scadenti passavano a disposizione di Cadorna, per la qual cosa l’esercito veniva, di giorno in giorno salassato, del suo miglior sangue.

I più anzian, i più smaliziati della Brigata di tanto in tanto solevano canticchiare:

“E la Brigata Sassari

l’han sempre coglionata:

invece del riposo

le fan fare l’avanzata”.  

 

15 agosto 1917.  Una volta sostituite le numerose perdite con i nuovi rincalzi, arrivati dalla Sardegna, a metà agosto, la Brigata viene  trasportata a Cividale a bordo di convogli ferroviari e si accampa nei pressi di  Azzida, nella valle del Natisone.

Azzida  è un paesetto distante qualche chilometro dal luogo in cui ci siamo attendati. Curiosa! Siamo ancora dentro la vecchia Italia e sentiamo uno stranissimo linguaggio. Gli abitanti ci dicono che è slavo, e citano frasi e parole: ‘Gospodichna’ che significa ragazza, e che, in slavo, si dice del pari ‘gospodichna’ – ‘ocii lepii’, cioè occhi belli nell’ una e nell’altra parlata.

Ma se può essere uguale il linguaggio i sentimenti sono davvero italiani!

Buona e brava, infatti, questa gente! Lo stesso trattamento e le medesime attenzioni delle genti venete.

Nel campo assegnato alla mia compagnia, proprio al centro, vi è un monolito granitico di qualche metro di lunghezza per uno di larghezza.

E, visto che il da fare non era molto e che distrarre due o tre uomini dalle solite cerimonie non era un delitto, ho pensato di lasciare quel monolito in custodia a tre minatori i quali dopo un paio di giorni vi avevano scolpito la dicitura:

 Agosto 1917 in questo campo ha attendato la più bella e salda compagnia della Brigata Sassari la 12° del 151° fanteria.

I fanti, anche degli altri battaglioni e del reggimento fratello, accorrevano in massa ad ammirare il capolavoro, invidiandoci la fortuna di aver trovato quel macigno, presi dal pensiero che il monumento della 12° sarebbe durato nei secoli”.

Dal libro  “Fanterie Sarde all’ombra del tricolore” scritto da Alfredo  Graziani .

Graziani era un Ufficiale di Cavalleria, volontario tra i Fanti della  “Sassari” ed era un  grande amico di Emilio Lussu. Per la cronaca il masso monolito si trova ancora oggi in quello stesso terreno tra Cividale e Azzida, dove si attendarono i fanti della Brigata Sassari.

La pietra, con ancora la sua incisione originale, è stata ritrovata  in  quello stesso terreno, dove, nel lontano mese di agosto del 1917, si erano attendati i fanti della Brigata Sassari, in attesa di prendere parte all’XI battaglia dell’Isonzo sull’altipiano della Bainsizza.

Da pochi anni, Giovanni Sale da Bono, nipote di uno di quei fanti della 12° compagnia, titolare di alcune agenzie di viaggio a Cividale e a Udine,  è diventato anche il solerte custode di questa pietra monumentale che commemora il passaggio della Brigata Sassari.  Ad Azzida, la brigata   rimase alle  dipendenze della  25° divisione del Gen. Alessandro Tagliaferro  e  a disposizione  del  Comando Supremo, sino  al  25 agosto, quando fu trasferita a Breg (Canale d’Isonzo) a disposizione del XXIV Corpo d’Armata. Le era stato  affidato il compito di conquistare la quota 878  e per renderne più facile la conquista, il  15 settembre, s’impadroniva di sorpresa delle quote  862 e 895.

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