MALE CHI SI CHERET ISSA, MAI REMEDIU B’APAT: DA ROMA A ROMANA PER LA COMMEDIA ITTIRESE


di Antonio Maria Masia

Dopo poco più di un anno dal brillante esordio a Ittiri nel giugno 2016 che avevo mancato, ho, finalmente, avuto modo di assistere alla rappresentazione teatrale, a “lughe e luna”, inizio spostato, infatti, alle 10 di notte, in una pubblica piazza del comune di Romana, gremita di pubblico attento ed entusiasta, della commedia in lingua sarda (variante logudorese/ittirese), scritta e diretta da Tetta Lonis e Maria Franca Pisanu: “MALE CHI SI CHERET ISSA, MAI REMEDIU B’APAT”
Titolo curioso, divertente e intrigante che prende in prestito un antico modo di dire (lo si trova anche in “Siddados de Ittiri” a cura di Gavino Marmillata) che ammonisce e raccomanda non solo alla donna, come in questo caso, attenzione e riflessione perché chi si procura e insiste nel male, mai troverà rimedio. 
I temi che la pièce propone, di eterna attualità e di riflessione: l’amore, quasi sempre conflittuale a livello sociale e familiare e dagli esiti incerti, fra chi è povero e chi è ricco. 
Un tuffo di emozioni e “ammentos“ (ricordi) nel passato immateriale e spirituale della mia comunità, che in parte avevo perso, vista la mia condizione di sardo di fuori, da tempo in continente. 
Un passato comunque molto simile e frequente, anche al di fuori di Ittiri, nei modi di reagire, di ragionare e di comunicare. Modi e gesti sempre veri e vissuti, seppure, nell’occasione, necessariamente esasperati e caricati dalle esigenze di comunicazione della parola e del gesto teatrale. 
Una visione anche concreta e materiale, aderente alla realtà trascorsa, di costumi, consuetudini, abbigliamento e arredi domestici che mi ha piacevolmente riportato a situazioni vissute e partecipate che hanno fatto parte integrante della infanzia e giovinezza. 
Cose vecchie e superate, direbbe un amico, a che vale ricordarle? Vale, vale… perché ricordare e riflettere sul passato ha un preciso valore psicologico e formativo per il carattere, per il presente da vivere con dignità e soprattutto per il futuro. 
Quelle immagini ci dicono che c’è stato un passato difficile, fatto di poche e piccole cose, di grandi sacrifici, ma di maggiore coesione e di vicinanza comunitaria, al contrario dell’esasperato individualismo attuale, ricco di benefici economici, consumistici e tecnologici…ma di devastante solitudine. 
Il tutto espresso in “Limba”. 
E quest’ultimo importante particolare aggiunge e completa, a mio avviso, il percorso narrativo e recitativo della commedia nel senso e nella direzione che mi preme sottolineare: “Limba e Ammentos”.
Il progetto culturale e letterario, che mi vede coinvolto da sempre nella Giuria che esamina i testi da premiare, insieme a Clara Farina, Tonino Rubattu e al nostro grande poeta Giovanni Fiori, autore, mi piace sottolinearlo, del recentissimo e splendido romanzo in Limba “Sas Primas Abbas” dal quale è possibile apprendere moltissimo in termini di lingua e di memorie, e che l’Amministrazione di Ittiri porta avanti con apprezzabile impegno e determinazione. Il Premio è inteso a ridare valore e nuova spinta alla lingua sarda in tutte le sue varianti, non solo quella logudorese con fonema ittirese, riportando alla luce parole e memorie che stiamo perdendo, che corriamo il concreto rischio di far scomparire per sempre, sottraendole così alle generazione future, ai figli e nipoti. Che invece vanno interessati e coinvolti a partire dalle famiglie e dalla scuola. Come fa in questo caso la Compagnia Teatro Ittiri. 
Questa ottima rappresentazione, messa in scena dalle bravissime Tetta e Maria Franca, (con la collaborazione, disinteressata, spontanea e appassionata di compagni di viaggi, attori non professionisti ma con naturali ed evidenti doti di presenza scenica e recitative) da tempo distintesi nel settore teatrale-letterario con altre produzioni, si sovrappone ed affianca alla grande il “progetto Limba e Ammentos”. Ricordo ad esempio la precedente divertentissima e apprezzata “Sos Ballos” di alcuni anni fa, eseguita proprio nell’ambito di una edizione di Limba e Ammentos. 
L’ultima opera artistica del duo Lonis-Pisanu, anche e specie attraverso l’attività della “loro” Compagnia Teatro, validamente sostenuta dai Lions Club sezione di Ittiri e dall’Amministrazione, da ampia e concreta dimostrazione dell’indagine svolta sul terreno della memoria (ammentos) e della riscoperta riproposizione della lingua sarda (limba). Grazie a loro oggi parlata, con fierezza, da un numero maggiore di persone, soprattutto giovani. 
Questo particolare merito, ritengo, vada continuamente sottolineato e riconosciuto a tutti coloro che danno vita, sostegno e condivisione all’iniziativa della Compagnia che è già all’opera, mi risulta, per una nuova performance per l’anno che verrà. 
Lo spettacolo di sabato notte, a Romana (anche in questo caso un ritorno al passato: ho rivisto, dopo tantissimo tempo, quel piccolo grazioso paesino così vicino a Ittiri, appena 16 kilometri, eppure così lontano, per scarsa consuetudine e frequentazione, da parte ittirese, sempre orientata, naturalmente, nelle opposte direzioni di Alghero e Sassari) è stato divertente che più non si poteva, a tratti esilarante. Tanto che era meglio, a volte, trattenersi dal ridere su tutte le battute, per non perdere la successiva. La rappresentazione è stata impostata con abilità e ritmo, mai venuto meno. L’esibizione prevede ovviamente dei personaggi principali (gli innamorati e i genitori), alcuni particolarmente bravi per espressione e temperamento (confermo le mie impressioni positive sull’allora piccola Chiara Desole al tempo di “Sos Ballos” ed ora giovanissima, e sulle sue ampie capacità di crescita artistica) ma debbo dire che è stato, in fondo, il collettivo a prevalere, la squadra, l’insieme ben amalgamato che funziona benissimo, con sinergia e sincronismo, a conferma dell’ottimo lavoro di chi ha curato la regia, la sceneggiatura, i costumi, ecc…. 
Il pubblico molto numeroso, coinvolto e partecipe, nel corso di una serena notte estiva che, meno male, all’inizio dello spettacolo iniziava a mitigare l’arsura del giorno, ha riservato ai protagonisti numerosi e calorosi applausi di gradimento. 
Ringrazio per avermi invitato l’amico Salvatore Pinna, uno degli attori e responsabili del Gruppo (credibile e misurato nelle vesti del sacerdote del paese) e le autrici e registe Tetta Lonis e Maria Franca Pisanu, e tutti gli attori, tutti genuinamente e simpaticamente non professionisti…ma non certo dilettanti allo sbaraglio. 
Tutti i protagonisti e collaboratori andrebbero citati uno per uno grandi e piccoli, con riferimento ai rispettivi ruoli (spero lo faccia Salvatore, o Tetta o Maria Franca) a completamento di queste mie note. 

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