di Cristoforo Puddu
Àfrica
(Ingrazeu in versos a Nelson Mandela*
e ammentu de Jerry Essan Masslo**, assassinadu a Villa Literno)
In sos sónnios de ómines chentza làcanas
apo ’idu sos colores arestes
de una fantasia africana.
Sa terra antiga ’e King
pesat unu cantu ’e libbertade;
moet su ballu sa ’oghe liera
de un’ischiavu ’e Pretória.
Dae tempus meda
cadenas de sàmbene e dolore
iscurren in sas abbas lúghidas
de su Niger e de su Zaire;
in sa foresta ’e Moanda
su tamburu úrulat atítidos
e cramat a númene sos fizos in disterru.
S’Àfrica pesat unu cantu ’e libbertade
pro sos sinnos de s’identidade apeutada
e ispramminada che sos suos tam tam:
che una crabola ferida
iscurrizat in sos campos de cotone
e in sas minieras ricas
de sos meres de Cape Town.
Su colore ’e sa morte
pessighit sa candhidesa ’e s’ànima tua.
In sos sónnios de ómines líbberos
apo ’idu sos colores arestes
de una fantasia africana;
in su coro meu píghidu ’e tristura
m’irgonzo d’esser biancu.
*Nelson Rolihlahla Mandela (Mvezo, 18 luglio 1918), politico sudafricano e leader del movimento contro l’apartheid. Capo storico dell’African National Congress, organizzazione messa fuori legge nel 1960, fu arrestato e incarcerato nel 1964. Liberato solo nel 1990, guidò l’ANC nel confronto e negoziazione con il governo “per il superamento del regime di segregazione razziale”. Premio Nobel per la pace nel 1993 e successivamente eletto trionfalmente a presidente del Sudafrica, nelle prime elezioni libere multietniche tenutesi nell’aprile 1994. Mandela, nel 1996, ha promulgato una nuova costituzione (in vigore dal 1999) che assicura la convivenza multirazziale e proietta il Sudafrica a perseguire obiettivi certi di equità sociale.
Negli ultimi anni la salute del grande “Vecchio Madiba” (così chiamato dal nome del suo clan di appartenenza) è notevolmente peggiorata, a conseguenza di diverse infezioni e della tubercolosi contratta durante il lungo periodo di detenzione a Robben Island. Dall’8 giugno 2013 era ricoverato nella Medi-Clinic Heart Hospital di Pretoria e dall’1 settembre, nonostante le sue condizioni generali restino molto gravi, è ritornato tra la sua famiglia nella casa del quartiere di Houghton a Johannesburg, per l’ultima battaglia.
**Jerry Essan Masslo (Umtata, 1959 – Villa Literno, 25 agosto 1989), rifugiato sudafricano in Italia e raccoglitore di pomodori reclutato dai “caporali”. La sua morte tragica, fu assassinato da una banda di criminali nel tentativo di derubarlo del misero guadagno maturato in due durissimi mesi di lavoro nelle campagne, destò grande emozione popolare e segnò l’inizio di una stagione di riforme normative per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori stranieri e lo status di rifugiato agli stranieri extraeuropei. La morte di Jerry significò una presa di coscienza, tra tutta l’opinione pubblica italiana, per avviare un significativo percorso verso la convivenza multietnica. L’assassinio del giovane sudafricano ebbe grande risalto mediatico e la rubrica Nonsolonero della Rai, durante la diretta dei funerali che la Cgil chiese di Stato e a cui parteciparono il Vicepresidente del Consiglio e rappresentanze delle istituzioni, trasmise una “veggente” intervista rilasciata da Jerry Essan Masslo: “…Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà, un’accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto. Noi del terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che esistiamo”.