IL TERRITORIO COME RICCHEZZA: LA REVISIONE DEL PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE DELLA SARDEGNA


di Massimo Lavena

La revisione del Piano paesaggistico regionale (Ppr) approvato nel 2006 come volano per rilanciare l’economia sarda, attraverso una semplificazione delle procedure burocratiche, una rilettura dei vincoli paesaggistici in fascia costiera: l’azione della Giunta regionale sarda prevede un Ppr snellito di 76 articoli. Oltre alla revisione del Ppr è stata licenziata una legge per il rilancio turistico attraverso la realizzazione di una serie d’insediamenti turistici legati ai campi da golf e un progetto di legge per la realizzazione di 10 nuovi porti turistici. Il territorio come ricchezza. Secondo Giovanni Matta, della segretaria generale della Cisl Sardegna, “non c’è chiarezza, non c’è linearità nella gestione di una partita importante come questa. Si potrebbe valutare in termini positivi la ricerca di qualche aggiustamento, il Ppr approvato dalla Giunta precedente non era perfetto, ma era perfettibile, c’erano alcune lacune da colmare. Ma se le necessità invece sono altre, cioè liberare completamente il territorio e aprirlo a qualunque azione o saccheggio, noi siamo drasticamente contrari”. Per Matta, c’è un problema di presidio del territorio: “La gente va aiutata e incoraggiata a stare sul territorio, presidiarlo, gestirlo”, ma non si può passare “da un estremo all’altro, da una concezione totalmente vincolistica e di totale chiusura del presidio del territorio, a una concezione di totale predazione del territorio, che è il patrimonio più importante della Sardegna che deve essere governato, ma con intelligenza, saggezza, non lasciando campo libero agli speculatori di ogni genere”. E in questo senso l’attenzione verso la riduzione dei vincoli sulle coste è fondamentale: “Vero è che sulle coste c’è un interesse forte per aumentare le volumetrie e le aree edificate: noi siamo d’accordo a favorire le realtà di insediamenti, ma senza depredare le coste. Per quanto riguarda il settore agricolo, oggi siamo in presenza di un settore in forte evoluzione e probabilmente c’è la necessità d’insediamenti dalle caratteristiche tecnologiche avanzate, per rendere ottimale l’attività produttiva”. Rendere virtuosi i comuni. “Le migliorie al Ppr potrebbero essere un’arma a doppio taglio a seconda di come saranno usate – dice Stefano Andrissi, esperto di problematiche ambientali dell’Università di Cagliari -. Poniamo che l’intento è dare un maggior peso e maggiori possibilità d’intervento agli enti locali e, in particolare, ai Comuni. Se il Comune è virtuoso, si realizzerà un grande risultato anche in tempi brevi: infatti, riguardo al Ppr 2006, le lamentele erano verso la lentezza della burocrazia, perché tutto doveva passare per una serie di uffici e competenze regionali, i tempi si allungavano a dismisura. Se i Comuni hanno le competenze e lavorano bene si avranno benefici. Soprattutto se lavorano in sinergia tra loro”. Secondo Andrissi, chi si occupa di ambiente sa che “bisogna pensare in funzione degli ambiti territoriali, e alla sistemazione complessiva di un territorio, oltre i confini del singolo Comune, con la storia, la cultura, il vissuto del territorio antropizzato”. Per l’esperto un problema è la crisi economica dei piccoli Comuni: “La mancanza di risorse sta dando e darà gravissimi problemi. Ma potrà divenire una spinta perché i piccoli Comuni cerchino di aggregarsi, di ragionare in termini non locali ma di ambito. Non si può pensare al territorio di un Comune considerandolo distaccato da quello dei Comuni confinanti. Sarà un processo lungo e difficile, come per tutte le novità è previsto un periodo di rodaggio per ulteriori aggiustamenti”. Per contro “lo snellire può voler dire non capire i problemi e utilizzare male un territorio. Il precedente Ppr è stato un punto di partenza necessario. Ora è tempo di dare risposte alle persone, di far capire che l’azione politica deve essere rivolta ai cittadini e valutare le diverse situazioni: siamo partiti da uno stato selvaggio di anarchia con la possibilità di costruire. Le normative esistevano e non venivano rispettate per la costruzione in terreni agricoli: poi si è introdotto un limite troppo elevato”. “Dobbiamo dare l’immagine di una terra ancora integra – conclude Andrissi – che produce prodotti di altissima qualità, li può esportare in tutto il mondo, li può dare a chi viene come turista”.

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