LE INCONGRUENZE DELLA REGIONE SARDEGNA NELLA POLITICA DELLA PROMOZIONE DEL TERRITORIO: A BERLINO SI SPRECANO RISORSE PER L'ASSOCIAZIONE "SBAGLIATA" (INTERVISTA AD ALEXANDRA PORCU, PRESIDENTE DEL "SARDISCHES KULTURZENTRUM")

Alexandra Porcu in una immagine del fotografo Salvatore Priamo Meloni (Berlino)

di Massimiliano Perlato

Alexandra Porcu è la presidente del “Sardisches Kulturzentrum” di Berlino. Giovane e caparbia, in molti l’hanno conosciuta qualche mese fa durante il Meeting Internazionale dei giovani emigrati sardi a Chia. In quel frangente, con la sua forte determinazione teutonica – nuragica: un cocktail di concretezza germanica e testardaggine sarda, ha tenuto testa a rappresentanti delle istituzioni sarde disorientati e giornalisti di grido della tv isolana che a stento ne hanno contenuto la contagiosa irruenza. Se fosse stato un incontro di boxe, nel confronto fra le parti, lei, ne sarebbe uscita largamente vincitrice ai punti. Moralmente ma non solo, è stata la regina di quella categoria invitata a quel Meeting dove lei impersonava la rappresentanza giovanile per eccellenza che vive e respira il mondo dell’emigrazione sarda attraverso la vita del circolo da grande protagonista.

Ma facciamo un passo indietro: nel 2009 la Regione Sardegna ha promosso un bando di gara per l’allestimento e la gestione dei punti promozionali “Sardegna Store”. Dei luoghi insomma, dove promuovere prodotti sardi principalmente all’estero nell’ambito del progetto “Territori di Sardegna”. Un bando poi che per l’apprestamento e la gestione dei siti prevedeva la spesa di quasi 4 milioni di euro e, udite udite, vinto da una società siciliana. Questo anche per la non partecipazione alla gara di aziende sarde. Solo all’inizio del 2010, delle 14 città previste inizialmente, ne sono rimaste 5: Roma, Milano, Londra, New York e … Berlino appunto.

L’argomento mi ha portato a dialogare con la nostra Alexandra, 33 anni, vero punto di forza dei sardi residenti nel capoluogo tedesco. E di questi, la maggior parte sono giovani studenti.

L’emigrazione qui è sempre stata diversa da altri posti ed è anche una spiegazione perché il circolo sardo di Berlino avendo solo dodici anni è il più giovane in Germania. Questo già indica che l’emigrazione a Berlino non è avvenuta per cercare solamente lavoro come negli anni cinquanta e sessanta nelle zone industriali in Germania, come per esempio ad Oberhausen, Augsburg o Wolfsburg. A Berlino questo esisteva forse solo nei primi tempi, ma in ogni modo lavorando soprattutto nel settore di servizio e ristorazione. Si può dire che l’emigrazione dopo la caduta del muro è successa per altri motivi: l’amore, l’avventura o la libertà e la possibilità di realizzare progetti che la Sardegna non offre. La nuova emigrazione è un emigrazione di giovani artisti sardi o studenti che poi rimangono qui per arricchire il loro bagaglio culturale.

Ma non è tutto oro ciò che luccica. E l’amarezza di Alexandra traspare.

Noi a Berlino, come circolo non abbiamo una vera e propria sede, ma solo un ufficio. Il vecchio direttivo che si è sciolto qualche anno fa in eredità a me e a Fabrizio Palazzari che ne abbiamo raccolto le redini, non hanno lasciato alcunché.

Problema di costi sempre più alti che stanno mettendo in croce l’associazionismo e il volontariato a livello globale.

Abbiamo preso in affitto un ufficio e cerchiamo di sbarcare il lunario come possiamo.

Ed è in questo che nonostante le premesse tanto sbandierate nelle diverse occasioni istituzionali, la Regione Sardegna con i figli lontani si trasforma da madre in matrigna. Difficoltà nella gestione delle poche risorse mal distribuite e spesso in contrasto con le varie esigenze dell’associazione oltre alla poca chiarezza. Insomma, una burocrazia che affligge chi vive di volontariato e puro amore per la terra natale.

C’è sempre meno trasparenza nei rapporti con i funzionari della Regione. Lo scorso anno, hanno anticipato la rendicontazione delle attività culturali dal 31 marzo al 31 dicembre. E quando l’hanno comunicato? Il 19 dicembre! Una cosa scandalosa: molti circoli hanno dovuto rendere i soldi per non esser riusciti a fare attività.

Anche il “Sardisches Kulturzentrum”?

Già. Nonostante siamo tra i circoli che fanno più attività culturale, anche se non possiamo permetterci una vera sede. I contributi in genere arrivano a settembre e negli ultimi mesi condensiamo il tutto. E le spendiamo tutte queste risorse. Ci appoggiamo o presso il “Caffè degli Artisti” o presso l’associazione “Dante Alighieri”.

E le entrate?

Il tesseramento, qualche contributo particolare dei soci, qualche donazione da parte dei ristoranti sardi di Berlino e qualche bicchiere di vino venduto in ufficio. Nulla più!

Dove sta il malessere Alexandra?

Il fastidio si evidenzia quando noi dissipiamo da settembre a dicembre tutto ciò che riceviamo: ma da gennaio a settembre come facciamo a pagare l’affitto? Non è una questione di soldi, è una questione di tempi. Se ci fosse un anticipo di denaro già a Febbraio, credo che sarebbe meglio per tutti e noi ci potremo prendere la sede all’inizio dell’anno e generare anche un po’ di entrate. Per il funzionamento ti riconoscono il 90%. Visto che noi per il nostro ufficio paghiamo poco, spostiamo i soldi alle attività culturali. Ma per le attività culturali ti riconoscono il 75%. Vuol dire che affittando altri posti per fare attività, sposti la percentuale. Più attività e promozione fai, meno soldi ti danno. È assurdo. Ma in Sardegna si sa che i circoli degli emigrati sardi, stanno promuovendo la Sardegna in giro per il mondo? La sede è necessaria. È un punto di ritrovo per quelli che arrivano. Essere da sola in un ufficio a volte ti fa venire la nausea. Così non passa mai nessuno. Ma in una sede funzionante, la gente ci va per farsi una chiacchierata e gustarsi prodotti, ovviamente sardi!

Cosa dicono in Regione?

Ai funzionari ho fatto presente il problema visto che siamo un’associazione no profit e alla fine dell’anno abbiamo le casse vuote.

E loro cos’hanno risposto?

Chiudete o continuate senza sede, virtualmente. O vi cercate degli sponsor! Io per il circolo lavoro due ore al giorno. Veramente, a volte anche di più. Chi mi da il tempo per cercare anche sponsor? È assurdo. A noi basterebbe anche avere meno soldi a disposizione, ma di non dover rimettere sempre questi 25% per le attività. Ci deve essere un modo per avere una sede, senza che noi giovani entriamo in problemi di dover avanzare soldi o di dover poi darne indietro. E poi parlano sempre di giovani?! Volete giovani, ecco… i giovani sono poveri. Volevate la bicicletta, allora pedalate!   

Alexandra, nel preambolo abbiamo parlato del “Sardegna Store” che esiste anche a Berlino.

La sede è in una fascia chic del centro di Berlino. Una zona da 24-30 mila euro di affitto all’anno. Un luogo già arredato e da Marzo pagano l’affitto. Ma la sai una cosa? Ad oggi il locale è ancora chiuso.

Come sai tutto questo?

Perché sono venuti da noi al “Sardisches Kulturzentrum” a chiederci una mano.

Sorride Alexandra. Ma è un sorriso amaro.

Non hanno personale e vogliono che noi glielo cerchiamo in modo da poter finalmente aprire questo “Store”.

Insomma, esiste un luogo pagato profumatamente dalla Regione Sardegna dall’inizio del 2011 e questo è ancora chiuso?

Si, e il circolo sardo di Berlino è senza sede! Questa cosa mi mette tristezza. Loro ti diranno che è un bando regionale e non c’entrano i circoli, che è colpa dei siciliani. Che è un altro assessorato che non c’entra niente con il nostro. Sarà vero. Io non capisco tutti i meccanismi. Non so chi sia il colpevole, ma so che è una ingiustizia perché la vera promozione alla Sardegna qui a Berlino la facciamo noi, semplicemente con l’amore profondo che abbiamo per la nostra isola, basandoci sulle nostre forze, sul volontariato e sull’onestà che contraddistingue il nostro modo di agire.

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13 commenti

  1. Massimo Lavena (Ladispoli -Roma)

    caro massimiliano, che amarezza l’intervista ad alexandra porcu….. ma la dobbiamo vincere ‘sta battaglia.

  2. Franco (Milano)

    Tieni duro Alexandra! La Regione Sardegna non merita tutto il tuo impegno come quello di tutti gli altri che in giro per il mondo portano avanti il nome della Sardegna!

  3. Claudia Loi (Barcellona)

    Bella intervista!i miei complimenti a Massimo e alla schiettezza che contraddistingue Alexandra! tutto vero!ti appoggio per completo!

  4. Cara Alexandra, come ti capisco…e non sai in che misura condividiamo la stessa frustrazione. Soldi pubblici destinati ai circoli dati ad entità non sarde…succede anche in Friuli, purtroppo, non solo in Germania!

  5. Brava Alessandra IDEM qui a Parigi
    Una città che ha un forte potenziale per la diffusione della cultura, turismo e sopratutto per i prodotti sardi!
    Mentre siamo sollecitati da produttori, artisti o strutture turistiche per aiutarli a aprire le "frontiere", noi ambasciatori, volontari, giovani o veterani pronti a dare il contributo alla loro diffusione, siamo senza strumenti necessari per operare in modo continuo. Non si tratta di far funzionare e sostenere sedi assocciative, se non vogliamo continuare a pedalare a vuoto, la Regione deve impegnarsi o decidersi ad aprire dei centri di diffusione polivalenti che si occupino di tutti i settori, compreso il sociale, ovviamente.
    Quindi una struttura più commerciale, che ho sempre chiamato "vetrina permanente" con il supporto iniziale della Regione, e con l’obbiettivo finale di finanziarsi autonomamente.
    Tutto questo lo ripeto da almeno una decina d’anni, a Presidenti, Federazioni e Assessorati….vedere archivio su Tottus del 21 settembre 2010….
    e gira e rigira si torna sempre allo stesso punto!
    Oggi abbiamo delle esigenze e urgenze che dovrebbero smuovere le vecchie regole, non possiamo più contare sul numero degli aderenti o nelle sporadiche manifestazioni senza seguito….
    l’isola è ancora abbandonata nel suo isolamento, per questo è necessario un enorme lavoro di comunicazione e informazione, in maniera continua nei Paesi esteri.
    Auguri e Buon lavoro
    saluti Giusy Porru

  6. Lukas (Villasor)

    Brava ! Mi piace questa combattente teutonica-nuragica. Lo so la vita dei circoli sardi all’estero, soprattutto quelli sorti di recente , hanno vita difficile. Ma ti consiglio di non rendere mai niente di quei soldi che eventualmente ti dan…no per far funzionare il circolo: compra sedie, utilizzali tutti per far funzionare questo Kulturzentrum di Berlino , presenta fatture finalizzate al circolo stesso …ma non rendere niente.

  7. Mario Turke (Berlino)

    kein wort verstanden aber nice pic 🙂 …

  8. Questo perchè…una pianificazione corretta delle risorse deve “sempre” individuare le reali esigenze dei beneficiari e ciò non è possibile senza un’analisi della situazione locale così come viene percepita da chi conosce il territorio, lo vive e lo rappresenta. la regione deve cambiare la modalità di programmazione, i circoli devono partecipare attivamente nella fase di decisione e pianificazione, altrimenti nulla cambierà!

  9. Lukas non credo che il tuo sia un buon consiglio, mi sembra un espediente classico italiota, l’articolo finisce: “…l’amore profondo che abbiamo per la nostra isola, basandoci sulle nostre forze, sul volontariato e sull’onestà che contraddistingue il nostro modo di agire.” se poi aggiungi il fatto che la stessa Alexandra e molti soci sono sardo-tedeschi puoi ben capire che non metteranno mai in atto il tuo consiglio. 😉

  10. Alexandra Porcu (Berlino)

    Ciao, grazie a tutti dei vostri commenti! vorrei sottolineare che questa non era un’accusa al Assessorato al lavoro che ci sta mandando i contributi. La situazione del circolo sardo di Berlino, e credo che questo sia anche chiaro nell’articolo, si è creata per tanti motivi e non solo perché i contributi arrivano tardi e/o perché noi figli d’emigrati abbiamo difficoltà di capire alcune cose e alcuni documenti. Infatti, l’articolo parla anche di errori di gestione di membri del direttivo. Ciò che stavo accusando è il semplice fatto che è un ingustizia che denari pubblici vengano sprecati così e non si capisce chi sia il colpevole. Per ció, non si trattava di accusare i funzionari personalmente, ma di far vedere che esiste una situazione qui a Berlino che secondo me non è accettabile. tutto qui. ma credo che la maggior parte l’abbia capito. cari saluti, Alexandra

  11. Gràtzias Alexandra po custus fueddus e po totu su traballu chi seis faendi in Berlinu. Deu ndi sciu calincuna cosa ca apu tentu su praxeri de si connosci e de si biri faendi faina. Sighei sèmpiri diaici ca seis andendi beni!

  12. Penso che il logo della FASI risponda a tutti i dubbi e le domande che vi ponete:i quattro mori incarcerati dal tricolore. Come un uccello in gabbia a cui si chiede di volare.Un sentito ringraziamento a tutti voi che lavorate per il bene della nostra terra,a tutti noi il compito ,nel nostro piccolo,di aprire la gabbia.salude a tottus

  13. qui in sardegna .invece i politici regionali si vantano su giornali e tv di avere degli ottimi punti di promozione e commercializzazione della sardegna e dei nostri prodotti. se ci danno l’opportunita di entrare in quei locali, noi portiamo i nostri prodotti ogliastrini e ed il nostro materiale promozionale . il prossimo anno dobbiamo organizzare una fiera a Berlino e ci servirebbero dei consigli , se siete disponibili vi cerchiamo . saluti giampietro murru

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