IL RILANCIO DELLA FILIERA APISTICA: VALORIZZAZIONE DEL MIELE PRODOTTO IN SARDEGNA


di Cristoforo Puddu

L’assessore regionale dell’Agricoltura, in sintonia con imprenditori e produttori, ha promosso un vertice per “rilanciare la filiera apistica in Sardegna”. Il piano condiviso dalle parti, che interessa l’intero comparto, prevede “azioni volte all’innovazione del settore e alla diversificazione produttiva”. La produzione del miele sardo, favorito dalle varie specie vegetali spontanee presenti nell’Isola, si caratterizza per l’unicità dei sapori: inconfondibili ed apprezzati dai consumatori. Il miele prodotto dall’azienda Antica Apicoltura Gallurese di Berchiddeddu, nel 2010, è risultato il “più buono d’Italia” e l’ottimo miele prodotto nelle Foreste Demaniali dell’Ente Foreste ha inoltre fatto incetta di riconoscimenti alla Sagra del miele 2010 di Montevecchio; particolarmente apprezzati il miele di cardo (Guspini), il miele multiflora (Limbara-Oschiri) e il miele di eucalipto (Palmas Arborea-Loc.Campulongu). Il miele più caratteristico dell’Isola è certamente quello di cobezzolo, di aroma e sapore unico, seguito da quelli di cardo, di asfodelo, d’arancio, di eucaliptus (maggiormente prodotto), di macchia mediterranea (frutto del mix di fioriture spontanee) e i particolarissimi mieli di rosmarino, di cisto, di mirto, di timo o di erica. L’apicoltura nell’Isola conta di circa 450 aziende professionali e oltre duemila appassionati “hobbisti” che producono intorno ai 25mila quintali annui  di “cibo degli dei”. Storicamente l’utilizzo del miele da parte dell’uomo sembrerebbe iniziato da ben 12.000 anni, mentre la pratica di raccolta è documentata  in una pittura rupestre della “Grotta del ragno”, che si trova a Valencia (Spagna). In territorio di Oliena, nel 1843, venne trovato un bronzetto rappresentante l’eroe greco Aristeo che, secondo la leggenda, insegnò ai Sardi la coltivazione della vite e degli olivi, la lavorazione del latte e l’apicoltura; il bronzetto di 16 cm è custodito al museo archeologico di Cagliari e raffigura “un uomo nudo con il corpo coperto di api”. Il primo interesse “istituzionale” in Sardegna per la filiera apistica è datato inizio anni ’50: nel 1951 nasce il Consorzio Apicoltori della Sardegna e nel 1954 il Consiglio Regionale vota la prima legge sull’apicoltura. L’attività di apicoltura è attualmente diffusa su tutto il territorio isolano, con particolare sviluppo nelle aree del Campidano di Cagliari, del Sarrabus-Gerrei, del Sulcis-Iglesiente, della Gallura, dell’Ogliastra, della Barbagia, del Goceano e della Nurra.  

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Un commento

  1. Giusy Porru (Parigi - Francia)

    Un rilancio importante sopratutto per l’ambiente!
    E ‘ indisponsabile che l’opinione pubblica, come gli intervenenti politici e economici, prendano coscienza che l’apicultura và di pari passo con il rispetto della natura.
    Industrie varie , Nucleare e Cemento non vanno di pari passo, questo è scontato!
    La produzione del miele in Francia è di 20.000 (circa) tonnellate all’anno, mentre il fabbisogno è il DOPPIO che vengono importati dai paesi vicini, come Ungheria, Spagna, Germania e anche dall’Argentina, la Cina è ancora un piccolo fornitore e attenzione le quantità aumentano di anno in anno……
    A mio avviso bisogna sostenere il settore mielistico anche nell’esportazione,
    forse un giorno si potrà trovare più facilmente il miele sardo fuori dall’Italia!
    Saluti Giusy

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