SOS THURPOS E SOS ERITAJOS DI OROTELLI: MASCHERE DEL CARNEVALE SARDO

Sos Thurpos di Orotelli

Sos Thurpos di Orotelli


di Cristoforo Puddu

Mentre impazza il carnevale, tantissime originali manifestazioni conquistano tutti i centri dell’Isola: antiche maschere perpetuano arcaici misteriosi riti della millenaria cultura agro-pastorale o più attuali “fantocci”, raffiguranti i tiranni e gli autoritari, vengono condannati festosamente al rogo come simbolico segno di giustizia popolare verso le arroganze di ogni potere.

Tanti gli “eccessi” enogastronomici (-con frittelle, dolci caratteristici, sas beladinas e la tradizionale fae e lardu accompagnata dai gradevoli binos nieddhos locali-) che precedono le Ceneri e l’inizio del periodo quaresimale, ma sono soprattutto le manifestazioni folcloristiche e le variopinte sfilate dei carri allegorici ad animare indistintamente le città ed i centri minori. Il Sistema Turistico Locale, con le sue promoter, sarà presente attivamente in 37 comuni e in diverse fiere europee; sotto l’egida della Regione Sardegna prosegue la campagna istituzionale di promozione integrata di tradizioni e storia dell’Isola.

Tempio si caratterizza per la figura di re Giorgio, comunemente conosciuto in Gallura come Jogliu Puntogliu; Oristano per la spericolata giostra equestre della Sartiglia; Mamoiada per gli arcinoti, in assoluto, Mamuthones e Issohadores ed Ottana per Boes e Merdules.

 A queste ultime originali ed antiche maschere si aggiunge quella singolare de Sos Thurpos di Orotelli, riscoperta e segnalata dall’insegnante Giovanna Pala Sirca nel 1978. Della “ritrovata” maschera s’interessarono immediatamente l’etnologo Raffaelo Marchi, la prof.ssa Dolores Turchi e il Gruppo Ricerche Folcloristiche Salvatore Cambosu, che nel 1979, con la collaborazione dell’Istituto Superiore Etnografico, la propone in anteprima nel Carnevale Orotellese. La maschera -forse legata originariamente a ritualità propiziatorie di feste dionisiache- è rappresentata da buoi aggiogati, tenuti e guidati dal thurpu-boarzu che tiene le redini. I thurpos, viso dipinto di nero, trascinano un aratro e mimano le varie fasi del lavoro contadino e sono abbigliati da un gabbanu nero d’orbace con cappuccio, scarponi con gambales e campanacci che agitano durante tutto il loro percorso. Nella sfilata carnevalesca i thurpos cercano sa tenta (la cattura), con le funi, di qualche spettatore a cui far offrire da bere nel più vicino dei zilleri. I thurpos, per simboleggiare la buona annata di raccolto, offriranno abbondanti libagioni solo nell’ultimo giorno di carnevale.

Sempre ad Orotelli, grazie alle documentate ricerche del poeta e scrittore Larentu Pusceddu, è riapparsa anche la maschera de Sos Eritajos, presumibilmente  scomparsa dalle manifestazioni carnevalesche nel decennio anteriore l’Unità d’Italia. Sos eritajos, scrive Pusceddu, “erano il terrore delle donne in quanto quelle che si avventuravano per strada i giorni di carnevale, venivano rincorse per essere abbracciate e punte sul seno con gli aculei delle pelli conciate di riccio. Questa la sua descrizione: Saio bianco; collana di tappi di sughero, ricoperti di pelle conciata di riccio; maschera rossa”. La maschera, presentata ufficialmente nel Carnevale Orotellese del 1993 e che figura da diversi anni tra le tipicità del mondo contadino sardo esposte al Museo Etnografico di Nuoro, è da collegarsi ad antichi riti di iniziazione  e propiziatori di fecondità.

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