I TEST A QUIRRA CON LE ARMI CHE UCCIDONO I PASTORI E I SOLDATI: E' ALTA L'INCIDENZA DEI TUMORI INTORNO AL POLIGONO


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Il “caso Quirra”, con il suo tragico fardello di morte e di dolore, riaffiora dalle nebbie del passato, riaprendo una ferita che non si era mai rimarginata. Le prime indiscrezioni sui risultati dello studio effettuato dalle Asl di Cagliari e di Lanusei su incarico del Comitato di indagine territoriale, stanno infatti riaprendo il caso. E dal fronte politico arrivano le prime fiammate polemiche con le interrogazioni di Rifondazione e Rossomori all’assessore alla Sanità Antonello Liori. Notizie in qualche modo già conosciute – anche se non nella loro esatta dimensione – che raccontano di una spaventosa incidenza di tumori al sistema emolinfatico tra i pastori che vivono e lavorano intorno al poligono interforze del Salto di Quirra: addirittura il 65% degli allevatori si è ammalato di leucemia e di linfomi negli ultimi dieci anni. Si tratta di numeri che hanno una dimensione statistica enorme e che ancora una volta riconducono alle attività sperimentali e addestrative che si svolgono all’interno del poligono. E tra le indiscrezioni filtrate in questi giorni c’è un’altra conferma: quella del numero inquietante di animali nati con gravi deformità. Un fenomeno sul quale ha indagato nel recente passato la professoressa Antonietta Morena Gatti del Policlinico universitario di Modena e consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. La Gatti aveva scoperto, attraverso un sofisticato microscopio elettronico a scansione, nanoparticelle di metalli pesanti e di leghe di metalli che non esistono in natura, nei tessuti di alcuni agnelli deformi nati nella zona di Quirra. Stessi risultati ottenuti sulle analisi effettuate sui tessuti dei militari ammalatisi di tumore nei Balcani. Fenomeno che non può non riportare al “caso Escalaplano” dove, alla fine degli anni Ottanta, nacquero almeno 13 bambini affetti da gravi deformità. Un dramma sul quale non si è mai indagato seriamente e sul quale è caduto subito un silenzio colpevole. I nuovi dati, che certificano l’“anomalia” di Quirra, sono stati raccolti dai veterinari Giorgio Melis e Sandro Lorrai. Dati ancora incompleti che dovranno essere completati con i rilievi effettuati anche nelle campagne di Perdasdefogu. Il primo a prendere posizione è stato ieri il coordinatore del movimento indipendentista Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu. «La verità è scomoda – ha detto -, ma non si può più nascondere: la Sardegna è la Mururoa italiana. Lo stato italiano, come quello francese nell’atollo polinesiano, con le guerre simulate, sperimenta in Sardegna armi ed esplosivi che uccidono anche indirettamente». In consiglio regionale si sono subito mossi i Rossomori e il partito della Rifondazione Comunista che hanno chiesto all’assessore regionale della Sanità, Antonello Liori, di riferire su quanto emerso dallo studio condotto dai veterinari della Asl di Lanusei e Cagliari su tutti gli allevamenti di bestiame dell’area attorno al Poligono di Quirra. «Ribadiamo la necessità di liberare l’intero territorio sardo dalla presenza militare. La salute dei cittadini e il sostegno all’economia del territorio – ha detto il segretario regionale Gianni Fresu – non si può barattare con accordi che mantengono la Sardegna sotto il giogo delle sperimentazioni militari e che impoveriscono la nostra regione». Anche Claudia Zuncheddu, dei Rossomori, chiede a Liori che su quanto sta accadendo nel Sarrabus venga fatta chiarezza dopo anni di sospetti, accuse e smentite. «La relazione dei veterinari delle Asl di Cagliari e di Lanusei – dice – confermano e certificano una verità drammaticamente conosciuta dalla popolazione del Sarrabus. Su questa lunga catena di sofferenza e di morte le istituzioni hanno l’obbligo di intervenire». In serata è arrivata anche la presa di posizione del Partito democratico. «Non è accettabile che ancora oggi, a 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, il 60% delle servitù militari e l’80% delle bombe esplose ricadano sul territorio della Sardegna» ha detto il consigliere regionale Chicco Porcu annunciando che, col capogruppo Mario Bruno e con tutto il centrosinistra, sarà proposta una mozione in Consiglio regionale per capire quale sia la posizione della giunta Cappellacci sui 35mila ettari di gravami militari sopportati dalla Sardegna. «È importante conoscere cosa intenda fare il presidente nei confronti del governo nazionale per favorire un progressivo smantellamento delle basi e un adeguato piano di bonifiche che possano restituire quei territori a uno sviluppo sostenibile». «Nella scorsa legislatura – ha detto ancora Porcu – abbiamo ottenuto risultati importanti con lo smantellamento della base Usa per sottomarini nucleari alla Maddalena. Quel percorso va ripreso per restituire un futuro diverso dall’emergenza epidemiologica, alle comunità nell’area di Quirra, Teulada e Capo Frasca».

 

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