COSA RAPPRESENTANO OGGI, I CIRCOLI DEGLI EMIGRATI SARDI ALL'ESTERO. ANALISI … RAZIONALE DI UNA REALTA' IN BILICO

Domenico Scala, della Federazione dei circoli sardi in Svizzera

Domenico Scala, della Federazione dei circoli sardi in Svizzera


di Domenico Scala

L’argomento principale è sempre quello del rapporto con la Regione Sardegna. Cosa c’è oggi di nuovo e di innovativo in questo rapporto? Ad oltre un anno dall’insediamento al governo della Regione della Giunta Cappellacci e dell’Assessore al Lavoro, Francesco Manca, qual é la politica della Regione Sardegna per l’emigrazione sarda? Mi sarebbe piaciuto dare una risposta affermativa, purtroppo questa Giunta come anche quella che l’ha preceduta non ha ancora saputo esprimere alcuna strategia per l’emigrazione sarda. Segnali di proposta e di dialogo, anche per la sua ottima conoscenza del nostro mondo, arrivano dall’Assessore Manca, ma siamo tutti convinti che dobbiamo accelerare i tempi e fare in fretta prima che sia troppo tardi. Purtroppo, l’idea principale che ispira la politica e l’amministrazione in questo primo decennio del nuovo millennio mi sembra si condensi in un imperativo: razionalizzare. Si tratta di un imperativo che si vuole imporre a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. Ma, come sempre capita quando l’estensione d’un principio è forzata e decisamente troppo ampia, si finisce per applicarlo in modo poco adeguato, talora poco opportuno. Ad esempio: che cosa vuol dire razionalizzare quando si parla dei Circoli dei Sardi all’estero? C’è chi intende questo imperativo pensando che si debbano chiudere i Circoli e accendere i computer. Ci sembra una interpretazione decisamente fuori luogo. Ci si dimentica che gli emigrati sono delle persone fisiche, non solo a fini fiscali. Ci si dimentica che la nostra umanità ha bisogno di concretezza e che questa passa attraverso la fisicità. Ci si dimentica che siamo persone reali e che la dimensione virtuale non potrà mai sostituirci. I Circoli pertanto non sono un fatto superfluo del quale si può fare a meno, ma costituiscono lo spazio comune necessario per poterci incontrare, per poter stare insieme, per discutere dei nostri problemi che sono i problemi di tutti i sardi. I Circoli sono inoltre il luogo d’incontro fra le generazioni: grazie a questo spazio comune è possibile non solo rafforzare la nostra identità, ma anche trasmetterla alle nuove generazioni. I Circoli sono un luogo di crescita democratica e civile, la cui identità deve essere valorizzata, preservata e difesa. Essi sono una chiara bandiera di libertà e di Identità. Un Circolo, insomma, può ospitare anche venti computer, ma venti computer non possono costituire un Circolo. Sarebbe contro natura. Razionalizzare, abbiamo detto. Lo stesso imperativo è stato rivolto al mensile dei Sardi nel mondo: il Messaggero sardo. Si vuole, anche i questo caso, passare ad una riduzione del giornale cartaceo. Ci sembra che si voglia far piazza pulita di una esperienza positiva che ha accompagnato e animato per tanti anni il mondo dell’emigrazione. Il Messaggero, proprio grazie alla sua edizione cartacea raggiunge proprio tutti, mentre siamo certi che non avverrebbe altrettanto se ci fosse un giornale virtuale. Il giornale concreto è una realtà viva, che passa di mano in mano che può essere letto dappertutto e in tutte le situazioni, ha una agilità e una efficacia che non potrà esser sostituita dalla forma elettronica. Non siamo i soli a pensarla così: infatti tutti i giornali italiani hanno un loro sito e una loro edizione elettronica, ma non ci risulta però che abbiano chiuso la loro edizione cartacea, che, al contrario, è stata aggiornata, migliorata non abolita. Il mensile dei Sardi nel mondo, pertanto, deve vivere nella forma cartacea, come avviene per il resto della stampa italiana e non. Razionalizzare, abbiamo detto. E crediamo che questo sia spesso necessario e opportuno, in particolar modo quando si razionalizza nell’interesse di tutti. Abbiamo in mente, per esempio, la necessità di fare una verifica sulla operatività delle Associazioni di Tutela e non solo. Si tratta di una esigenza sentita da tutti e condivisa in primo luogo da quelle Associazioni che sono attive, che si impegnano a tutelare gli interessi reali degli emigrati. Razionalizzare in questo caso significa procedere a migliorare l’operatività di quanti lavorano e prender atto che vi sono dei rami secchi da tagliare. Nell’interesse di tutti. Razionalizzare, abbiamo detto. Certo non può voler dire rinunciare alla diffusione della nostra cultura, non può voler dire rallentare o interrompere il flusso delle idee e delle iniziative tese a far meglio conoscere la nostra cultura, i nostri costumi e la nostra storia. Vuol dire semmai promuovere le iniziative culturali, soprattutto quelle rivolte ai giovani, tenendo presenti i ritmi di vita e di lavoro delle giovani generazioni. Significherà pertanto modulare le iniziative tenendo conto di queste esigenze che possono determinare o no la riuscita della nostra programmazione culturale. Razionalizzare, non può voler dire dimenticare quanti, anziani, ammalati, disagiati, disoccupati, versano nel bisogno e necessitano, sia nella nostra Isola che nei Paesi dell’emigrazione, del nostro sostegno e della nostra solidarietà. Aggiungo: del sostegno e della solidarietà del popolo sardo e, in primo luogo, delle istituzioni politiche della Sardegna e dell’ Italia. La razionalizzazione non può assolutamente essere intesa come l’abolizione dei più cari ed elementari doveri della solidarietà verso gli altri. L’attività sociale e politica sarebbe ben misera cosa se dimenticasse che il primo dovere del vivere civile è precisamente quello di venir incontro a quanti versano nel bisogno. Oggi, é doveroso rendere atto all’ Assessore Manca, di aver ripristinato con il Programma Annuale per l’ Emigrazione 2010, i Progetti di solidarietà in favore degli anziani. La spesa prevista é di Euro 100.000. Razionalizzare, infine, ne siamo certi, non può voler dire dimenticare uno degli elementi fondamentali della dimensione politica, quello della rappresentanza. La vita democratica non può essere operativa, non può essere autentica se non prevede la rappresentanza democratica di tutte le componenti sociali di un popolo. Noi crediamo che troppo a lungo si sia dimenticato di dare la parola a quanti, e sono centinaia di migliaia, sono stati costretti a lasciare la nostra Sardegna, per cercare un lavoro, mai dimenticando di offrire un sostegno a quanti restavano nella nostra Isola. E’ tempo che tutte le forze politiche riconoscano l’improrogabile necessità di introdurre nella riforma della Statuto i correttivi che permettano finalmente una democrazia compiuta. Passare dalla Razionalizzazione ad una necessaria e sacrosanta RAZIONALITA’ DELLA POLITICA SAREBBE DAVVERO UN GRAN SEGNO DI MATURITA’ PER I NOSTRI RAPPRESENTANTI IN CONSIGLIO REGIONALE. Chiedo una revisione della composizione e delle funzioni della Consulta Regionale dell’Emigrazione. La Consulta concepita come autogoverno interno dell`emigrazione non può essere ridotta solo a luogo di ratifica formale dei finanziamenti, alle organizzazioni dell’emigrazione, ma deve poter affrontare tematiche di carattere generale di interesse reciproco per la Sardegna e per il mondo dell’emigrazione; il luogo dove si vara la politica dell’emigrazione sarda nel terzo millennio come sintesi delle esigenze e delle aspirazioni e delle potenzialità degli emigrati sardi e della necessità per la Sardegna di mantenere costantemente aperto il contatto con le realtà socio-economiche evolute che vedono i sardi come protagonisti. La Consulta deve pertanto diventare un organismo autorevole collegato con la Presidenza del Consiglio Regionale e della Giunta Regionale. In questa ottica la sua composizione deve essere snella, devono essere eliminate le rappresentanze di Enti che non sono in grado di apportare contributi costruttivi e che non riescono a uscire dalla interpretazione meramente assistenzialistica dell’emigrazione sarda. Ritengo, infatti, che il funzionamento dei Circoli e della Federazione stessa debba essere strettamente legato al funzionamento della Consulta e viceversa. Ma risulta anche del tutto evidente, come vi sia in Consulta una sovrabbondanza di rappresentanze Regionali che finisce per sottrarre rappresentanza e ru
olo ai veri rappresentanti del mondo dell’emigrazione sarda impedendone una crescita complessiva sul piano “politico”, culturale e sociale. Va quindi fatta una corretta analisi costi/benefici e selezionate quelle Associazioni che possono dimostrare di essere utili e produttive. Naturalmente l’esigenza di una corretta analisi costi/benefici riguarda anche le organizzazioni dell’emigrazione sarda, Circoli e Federazioni. Superata ormai da anni la rappresentazione del Circolo come luogo di aggregazione dei sardi emigrati, utile per superare le difficoltà materiali e sociali incontrate nei luoghi di emigrazione, dovrebbero essere riconosciuti e sostenuti solo quei Circoli che operano e lavorano per promuovere l’immagine della Sardegna e dei suoi interessi economici, sociali e culturali, e che dimostrino di essere ben inseriti nella realtà socio-culturale dei luoghi di residenza. Ciò è particolarmente utile per richiamare nei Circoli i giovani sardi sia quelli della nuova emigrazione sia quelli nati in emigrazione. Bisogna avere il coraggio e la responsabilità di dichiarare, ovviamente con precise ed adeguate motivazioni, superate strutture di tipo esclusivamente dopo lavoristico, invitandole ad adeguarsi alle nuove esigenze e finalità. Un discorso analogo va fatto anche per le Federazioni. In quei casi in cui le Federazioni vengono meno al loro ruolo di indirizzo, promozione e coordinamento dell’attività dei Circoli, diventano soltanto delle inutili sovrastrutture burocratiche. Finiscono inoltre per essere di ostacolo per le iniziative spontanee dei Circoli, ancorché di apprezzabile spessore sociale e culturale. La mia lunga esperienza mi porta a pensare che il nostro futuro è incerto, ma non dipende solo da noi. Dipende molto anche dalla Sardegna e dalle sue istituzioni. Il futuro dell’emigrazione sarda non potrà più essere legato solo all’erogazione dei contributi della legge 7/91 e da altre elargizioni da parte della Regione Sardegna e/o di altre istituzioni. Ci vorrà un riconoscimento formale e sostanziale del lavoro e dell’impegno profusi da generazioni di sardi sparsi nel mondo nel promuovere la conoscenza e l’immagine della Sardegna, dei suoi valori, delle sue bellezze, dei suoi prodotti, delle sue tradizioni e della sua cultura. Non pensino i sardi che risiedono nell’Isola che il nome e la fama della Sardegna nel mondo siano il frutto della bontà divina, come racconta qualche leggenda, o da iniziative loro e dei loro governanti: Senza l’incessante lavoro di propaganda e promozione degli emigrati, diventato sempre più pressante ed incisivo con il progredire dell’emancipazione sociale e culturale, grazie anche all’impegno delle nuove generazioni, la Sardegna sarebbe ancora un’anonima Isola del Mediterraneo. Riconoscimento formale e sostanziale significa prendere atto che un terzo del popolo sardo vive e lavora oltre i confini dell’Isola, produce benessere e ricchezza i cui benefici ricadono anche sulla Sardegna. Riconoscimento formale e sostanziale significa , come ho gia detto, vederci riconosciuto un ruolo politico ed una presenza nella vita pubblica della Sardegna. È finito il tempo delle deleghe affidate al politico di turno o all’amministratore di passaggio. Riteniamo di aver diritto ad una rappresentanza in Consiglio Regionale e di poter partecipare all’elezione del Consiglio Regionale, naturalmente per chi ne ha ancora il diritto, esprimendo il voto per corrispondenza. Chiediamo anche di essere rappresentati nell’ Assemblea o nella Consulta per la riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna. E infine riconoscimento formale e sostanziale significa trasformare la Consulta Regionale per l’Emigrazione in Consulta Regionale dell’Emigrazione creando gli spazi politici, amministrativi e culturali per una autonoma autogestione degli interventi e delle risorse per le strutture e le iniziative delle organizzazioni del mondo dell’emigrazione. Il raggiungimento di questi obiettivi presuppone però il realizzarsi di un altro importante passaggio: l’unità strategico-programmatica del mondo dell’emigrazione. L’unità del mondo dell’emigrazione sarda è un bene supremo che va perseguito, tutelato, salvaguardato e valorizzato. E’ un bene che si acquisisce con la partecipazione ed il contributo di tutti e in cui ciascuno si riconosce. E’ un valore che rende giustizia al lavoro, all’impegno ed alle conquiste di almeno tre generazioni di sardi sparsi per il mondo, anche di “quelli che sono li da 30 anni”. Trent`anni di aggregazione, di rinnovamento, di qualità di attività svolte da Circoli e Federazioni. E’ una realtà che serve d’esempio anche per i sardi di Sardegna e costituisce il fondamento di un nuovo rapporto con la Regione Sardegna. Lo ribadiamo, i sardi che vivono fuori dai confini regionali costituiscono una parte molto importante del popolo sardo, che per troppo tempo è rimasta inascoltata e fuori campo dalla vita politica regionale per il volere di una classe politica che dimostra, ancora in questa come nelle legislature precedenti, un basso profilo e una scarsa capacità nel gestire la cosa pubblica.

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4 commenti

  1. Salvatore Patatu (Chiaramonti)

    Gentilissimo sig. Massimiliano, molte grazie per la cortesia e la puntualità. Sapevo che potevo contare su di lei. Dato che son lì a titolo gratuito, mi piacerebbe intrattenere i soci del circolo sardo di Lima su un tema poco conosciuto e poco studiato: L’evoluzione del canto in Sardegna. Al mio rientro, mi farò sentire.
    Ricambio con affetto e stima gli auguri di buon anno

  2. Tommaso Esca (Orosei)

    Con Tottus in Pari tenete aperto un canale di dialogo veloce, di cultura e conoscenza tra i Sardi sparpagliati in tutto il mondo. Complimenti a tutti Voi per la vostra preziosa finestra sulla Sardegna, in questo momento di grave crisi sociale e sulla sarditudine. Seguo con piacere il Vostro lavoro e volentieri potrei proporvi qualche argomento di cultura o qualche curioso racconto in sardo ” imbentatu da e veru”. Sono un componente del Cda del Museo MAN di Arte Moderna di Nuoro. Il 12.02.2011 e sino a tutto giugno sarà in Mostra” Dreamtime”, straordinario excursus sull’arte aborigena australiana attraverso il linguaggio pittorico e scultoreo etc.etc . La prima internazionale sarà a Nuoro e il Carmeloa a Sassari , poi, in autunno al Palazzo Reale di Milano. Tutte le volte che posso, cerco di esprimermi in sardo oroseino-baroniese, per cui :- In palas de s’emigrazione bi este parte de sa Sardinna prus “moderna” e motivata, sa chi istudiata, si aggiornata,isperimentat si cunfrontat chin su mundhu. Sono peri cussos chi paccana su preju prus mannu pro sos irballos che acchendhe e operandhe si potene acchere. Su travallu ostru de connoschenzia de onzi cosa vona e positiva de custa realtade este un’opera pretziosa. Grazie

  3. I Circoli devono essere un luogo di crescita democratica e civile, la cui identità deve essere valorizzata, preservata e difesa. Essi devono essere una chiara bandiera di libertà e di Identità !!!
    . L’unità del mondo dell’emigrazione sarda è un bene supremo che va perseguito, tutelato, salvaguardato e valorizzato.
    E’ un bene che si acquisisce con la partecipazione ed il contributo di tutti NESSUNO ESCLUSO!!
    Caro Domenico mi chiedo è un Utopìa?
    saludos dae disterru ,
    Teresa

  4. Mi chiedo se cambierebbe qualcosa per i sardi in disterru avere rappresentanti in Consiglio Regionale e poter votare x corrispondenza?
    Dopo 50 anni di lotta gli italiani al estero abbiamo 16 rappresentati in Parlamento e diritto a voto x corrispondenza, cosa abbiamo ottenuto di questo? mi spiace dirlo , proprio niente! oltre a dimostrare che il voto per corrispondenza difficilmente è segreto e personale anzi ,i fatti hanno dimostrato che si presta a degli imbrogli e a essere “rappresentati” da più di uno che non ci rappresenta proprio!
    Con riguarado alla Consulta Regionale per l’Emigrazione ,non ho capito ancora quale è il suo ruolo visto che nella vicenda del circolo di Moreno si ha lavato le mani, lo stesso che la Federazione di Argentina che dopo avere per anni isolato e negato l’afiliazione e il riconoscimento al circolo di Moreno il quale è dovere sottolineare ,lo aveva ottuno dalla Regione Sarda per decreto del presidente nel 2000 per meriti aquisiti per il lavoro sociale culturale soportivo e informativo svolto senza contributi ne appoggio di nessun tipo per ben 6 anni , ha poi ricevuto e afiliato un pseudo circolo creato dallo spoglio della sede del circolo di Moreno travestita di “trasferimento”a Villa Bosch.
    se nolegiare un tir e smantellare una sede senza consultare nessuno neanche alla vicepresidente ne al presidente del colleggio dei revisori ne ai soci si può dire che è “trasferimento”

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