SAN GIOVANNI SUERGIU E IL GRUPPO "IS MASSAIUS SUERXINUS"


di Elvira Usai

Riscoprire le antiche tradizioni della collettività o se si preferisce “l’arte di stare insieme in allegria”: questo il moto che unisce e rappresenta il gruppo dei “Massaius Suerxinus”, una simpatica e chiassosa comitiva di oltre trenta iscritti che animano le feste patronali e le processioni religiose non solo del Sulcis Iglesiente, ma anche di molte altre realtà sarde. La briosa compagine si è costituita nel 2008 da un’idea di Anna Simbula Marras, sempre attenta alla condivisione e alla perpetuazione del folclore sulcitano. Si tratta di un’associazione rigorosamente non a scopo di lucro che con l’ausilio del parroco di San Giovanni Suergiu, don Tonino Bellu, è entrata a far parte anche del C.S.I. Uomini, donne e bambini indossano gli abiti della tradizione locale, ricavati e riscoperti grazie al prezioso contributo degli anziani del paese. In particolare, i “massaius” vestono un costume esclusivamente casalingo, molto semplice nelle fattezze e negli accessori, quello che gli antichi abitanti del Sulcis utilizzavano nella quotidianità, nell’ordinario lavoro dei campi quanto nelle fatiche del focolare domestico, ma non meno importante rispetto al più famoso abito delle feste e delle cerimonie. Probabilmente l’originalità del gruppo di San Giovanni Suergiu sta proprio nel voler portare alla conoscenza e all’apprezzamento delle comunità “maurredine” un costume umile come fogge e colori, ma che identifica a pieno il sostrato culturale delle genti sulcitane. Infatti ad ogni abito è immediatamente abbinato un mestiere o un’arte, in un binomio imprescindibile della tradizione millenaria che ha caratterizzato questo angolo di Sardegna. La scelta mirata di raccontare il vissuto degli antenati con suggestive rappresentazioni durante le sagre paesane va di pari passo con l’indossare questi abiti. “Sa massaia” si presenta con un corpetto in tinta unita stretto in vita e dalle lunghe maniche da cui fuoriescono “is polanias” con il pizzo, il tutto chiuso sul davanti da bottoni dorati. Si sovrappone un fazzoletto ad incrocio sul petto che può essere sempre di un unico colore o con disegni floreali. “Sa vardeta” è cucita con stoffa robusta, di svariati colori che cambiano tonalità grazie al gioco delle pieghe verticali. Il grembiule nero è allacciato in vita mentre sul capo troneggia “sa scoffia” in raso rosso e un grande fazzoletto che riporta antichi disegni stampati o ricamati, trattenuto da una spilla d’oro. Ai piedi gli immancabili “capusu de lina”. “Su massaiu” invece indossa classici pantaloni in velluto nero a righine, talvolta in panno e orbace; un gilet e una giacca della stessa stoffa su una camicia bianca senza colletto; completano l’abito il berretto e gli scarponi neri. In tutte le manifestazioni enogastronomiche, le feste paesane e le sfilate folcloristiche, il gruppo rappresenta gli antichi mestieri nel tentativo di rinnovare la memoria storica sulle attività lavorative che caratterizzavano il secolo scorso. Ormai caduti in disuso, attrezzi e segreti rivivono tra le sapienti mani di queste persone che ripropongono con vitalità e interesse le modalità con cui si impastavano pane e pasta e si intrecciavano le foglie di palma per ricavarne scope e sedie artigianali. E così tra gli stand espositivi le signore producono “malloredus, fregula, cocolitus pintausu e pistocus de crobi” mentre gli uomini si esercitano in “su filettu de prama e su carru de carrucciu”. Sono genuini e unici attimi di vita che catapultano in un passato che appartiene all’intera comunità, che ha generato l’identità sociale e culturale del territorio. Tutto viene spiegato con solerzia, presentato ed eseguito con spirito di condivisione di quelle che furono i gesti quotidiani dei padri e dei nonni. Un certosino impegno che è documentato dalle numerose uscite del gruppo, dalle sue instancabili partecipazioni agli eventi religiosi e civili. Da Cagliari a Masainas, passando per Gonnesa e Iglesias, sino ad arrivare a Nuoro e Olmedo, i “massaius” diffondono ovunque l’essenza della tradizione sulcitana e mostrano la fierezza degli antichi mestieri e giochi. Ad oggi hanno superato le trenta partecipazioni e contano di esportare anche all’estero le loro attività. “Chiunque ci inviti, saremo ben lieti di presentarci fanno sapere in coro- perciò contattateci alla sede della chiesa di San Giovanni Battista del nostro paese”.

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