Tottus in Pari, 240: giacimenti di sardità

Si è riunito a Milano,  presso l’Auditorium dell’Umanitaria, il Consiglio Nazionale della FASI, la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia. Fra i tanti temi all’ordine del giorno, nell’incontro coordinato dal Presidente Tonino Mulas,  l’elezione dei componenti della Federazione italiana che dovranno far parte della nuova Consulta per l’Emigrazione in Regione Sardegna. La Consulta, come prevede la legge, rimane in carica per una intera legislatura e decade con lo scioglimento dell’Assemblea Regionale. Le recenti elezioni regionali sarde, con il cambio della guardia in Giunta da Renato Soru a Ugo Cappellacci, hanno di fatto reso necessarie le nuove nomine. Tonino Mulas nella sua relazione ha voluto ripercorrere il cammino degli ultimi cinque anni di lavoro in Consulta. Anni sicuramente concreti – ha detto – perché è stato identificato il nostro ruolo indispensabile e la Conferenza internazionale dello scorso anno ha ribadito che esistiamo, e che siamo una risorsa importante per la Sardegna fuori dall’isola. Questi anni, pur  tra molte difficoltà, hanno visto anche la lenta trasformazione delle attività delle associazioni sempre più qualificate e qualificanti per la Sardegna. C’è stato il riconoscimento da parte delle Istituzioni. Il rapporto con la classe politica dell’isola è stato ripristinato. Ma c’è gente – ha detto ancora Mulas con un pizzico di amarezza – che ancora non conosce questo mondo. Anche per questo si rende imprescindibile comunicare sempre e comunque qualunque iniziativa che i circoli dei sardi emigrati portano avanti. Il dialogo con i giornali dell’isola, purtroppo, presenta ancora delle grosse lacune. Mulas, immettendosi nello specifico e parlando della prossima Consulta, ha sostenuto l’opportunità che i Presidenti di Federazione, anche se non sono consultori, siano coinvolti perché sono i coordinatori effettivi di tutte le attività e conoscono le realtà e le condizioni in cui operano i vari circoli. Obiettivo della FASI, che ha proposto all’unanimità, per il lavoro futuro in Consulta, la riconferma di Tonino Mulas che sarà affiancato da Serafina Mascia, vice Presidente FASI, sarà quello di migliorare il dialogo con le altre Federazioni sarde dell’estero, magari portando avanti progetti di partenariato che coinvolgano  tutti. Pronta al colloquio aperto con la nuova Giunta e con il neo assessore Maria Valeria Serra, la FASI esprime l’ambizione di approvare la nuova legge regionale sull’emigrazione, già delineata dalle indicazioni emerse durante la Conferenza Internazionale "I sardi nel mondo" che si è tenuta a Cagliari nell’aprile 2008. Serafina Mascia prenderà il posto di Giulio Pittalis, che ha preferito lasciare spazio ad una personalità femminile, molto preparata. Pittalis ha rammentato ai Presidenti dei circoli sardi presenti a Milano, il suo itinerario personale in Consulta e le tante battaglie svolte con i vari responsabili dell’assessorato al Lavoro  in favore dell’emigrazione sarda.

Fra gli altri argomenti della giornata di lavori in seno alla FASI, c’è stata l’approvazione del bilancio 2008, letto ai presenti da Pietro Puggioni, revisore dei conti, e da Giovanni Cervo, tesoriere. Dopo l’approvazione all’unanimità, Mulas è tornato a relazionare sui progetti regionali che sono stati approvati nel 2008. In rapida successione, si sottolineano le iniziative dei circoli per ricordare Giovanni Maria Angioy con convegni sull’autonomia sarda; il progetto "S’annu ‘e sa limba" con spettacoli teatrali, letture, racconti e canti tradizionali sardi in ricordo di Remundu Piras e Peppino Marotto. Ma anche diverse mostre, come quella su Marius Ledda e i concerti in Italia e all’estero di Eliana Sanna. L’assessorato guidato da Romina Congera, a sua volta, aveva affidato dei progetti alla FASI: sulle "voci dell’emigrazione" in collaborazione con i circoli della Francia e del Belgio;  sulla "valle del Flumendosa" in collaborazione con i circoli dell’Olanda; su San Giorgio di Suelli; la mostra di Albino Manca e un progetto per aiutare le famiglie sarde a basso reddito che per motivi di salute si spostano nella Penisola.

Spazio per finire, al settore dei trasporti: Davide Fusaglia ha fatto un resoconto sull’andamento del Centro Servizi FASI nel 2008, chiusosi pressoché in pareggio. Per il 2009 – ha rimarcato – la crisi economica globale si sta facendo sentire. Il rischio di non riuscire a ripetere la performance degli anni scorsi è forte. Urge l’impegno di tutti i circoli nel cercare di catalizzare l’attenzione dei soci verso il Centro Servizi per l’eventuale bigliettazione per la Sardegna. Il rapporto con i vettori – ha ripreso Mulas – sta vivendo una delicata fase di metamorfosi. Da definire il quadro delle relazioni sia con i vettori aerei che con quelli navali in virtù anche dei cambiamenti possibili nel mercato legati al futuro della Tirrenia, caratterizzato dalla prospettiva della privatizzazione. Paolo Pulina, responsabile dell’Informazione, ha tratteggiato un quadro compiuto del rapporto degli emigrati sardi con i media isolani.  Sono di grande significato  la ripresa della pubblicazione del "Messaggero Sardo" e il ritorno di Gianni De Candia al suo timone. Ma sono molto utili anche i periodici locali  e i giornali diocesani che da tempo riservano spazio alle iniziative dei circoli. Menzioni d’obbligo  anche per chi si sta spendendo attraverso il web come il sito EmigratiSardi.it e il blog di "Tottus in Pari". Massimiliano Perlato, responsabile di quest’ultimo, ha brevemente illustrato le caratteristiche del blog, a disposizione di ogni circolo  che voglia comunicare le proprie iniziative. I numeri del suo primo anno di vita sono lusinghieri  così come i giudizi sia in Sardegna che all’estero.

Maurizio Sechi, del circolo di Gattinara, infine, ha presentato il sito Nordovestfasi.it in cui vengono inseriti i programmi e le iniziative delle associazioni di quella Circoscrizione.

Massimiliano Perlato

 

 

UNICO RAMMARICO NON ESSER RIUSCITI A MODIFICARE LA LEGGE SULL’EMIGRAZIONE

LASCIA LA CONSULTA GIULIO PITTALIS

Volevo ringraziare tutti i Presidenti dei circoli sardi e l’Esecutivo FASI. I circoli rappresentano una vera forza che, attraverso le iniziative ed i servizi ai soci e il coinvolgimento delle istituzioni locali, tiene alto il nome della Sardegna. Attraverso questo spazio, rimetto il mio mandato in Consul
ta regionale come rappresentante della FASI. Spero di aver fatto il bene per il nostro mondo in tutti questi anni di lavoro. Un’esperienza personale fantastica. Ma è giusto per me lasciare spazio ad altri. Quest’ultima legislatura è stata caratterizzata da diversi fatti  di rilievo, qualche volta non sempre di segno positivo. La FASI, per esempio,  per la prima volta si è ritrovata fuori dall’Ufficio di Presidenza, forse per un disegno poco chiaro voluto dalle Associazioni di tutela, anch’esse presenti in Consulta. Ma col tempo e soprattutto con il lavoro magnifico di Tonino Mulas, abbiamo riconquistato spazio e visibilità. Tante le proposte, i programmi e i progetti avanzati. Voglio ricordare le molteplici iniziative per ricordare Gramsci, Garibaldi, Francesco Ciusa. Insomma, siamo sempre stati propositivi e mai polemici. In questi anni abbiamo vissuto dei travagli anche legati al bilancio e ai tagli sui finanziamenti che per certi versi ci hanno penalizzato. Tagli che hanno ridotto drasticamente la possibilità d’iniziativa di tanti circoli. La FASI nella persona del sottoscritto e di Tonino Mulas ha battagliato in Consulta contro il bilancio utilizzando l’arma vincente della nostra grande voglia di fare, proponendo grandi progetti per riconquistare la fiducia dell’Assessorato. Un lavoro certosino spalmato negli anni che l’ultimo assessore,  Romina Congera, ci ha riconosciuto. Come prima di lei, comunque, avevano fatto sia Deiana che Luridiana. Ma la Congera va apprezzata per l’impegno profuso sia per la Conferenza Internazionale "I sardi nel mondo", sia perché ha fatto pervenire a tutti i circoli dei sardi emigrati risorse in più, riportando tranquillità e riqualificando il dialogo fra le due parti. Siamo così tornati, come logica conseguenza, alla programmazione del Piano Triennale con risorse pressoché sicure e siamo anche tornati al Piano di Utilizzo delle Risorse gestito dalle Federazioni con metodi più meritocratici. Anche il dialogo con le altre Federazioni all’estero, che ha attraversato periodi di grande elettricità, ha trovato il giusto equilibrio. Un lavoro di ricucitura che è tutto merito di Tonino Mulas che si è speso personalmente con ogni Federazione per perseguire obiettivi comuni. L’unico rammarico rimane quello di non essere riusciti con la Giunta Soru a modificare la legge oramai obsoleta sull’emigrazione sarda. Semplicemente per renderla più moderna e attuale. Auguro,  ai nuovi consultori della FASI, di riuscire in questa tematica di fondamentale importanza per tutti noi.

Giulio Pittalis

 

LE ATTIVITA’ DELLA F.A.S.I. FRA IL 2008 E IL 2009

I PROGETTI REGIONALI APPROVATI

•-       Da Giovanni Maria Angioy allo Statuto Sardo

Convegni, iniziative, incontri su Angioy, l’autonomia sarda, lo Statuto della Sardegna  dal 1948 a  oggi.

•-       S’annu ‘e sa Limba

Spettacoli teatrali, letture e racconti, canti tradizionali sardi in ricordo di Remundu Piras e Peppino Marotto.

•-       Mostra di Pino Melis realizzata a Roma

La mostra ha proposto un centinaio di opere dell’artista sardo.

•-       Mostra di Marius Ledda

La mostra prevede la presentazione della collezione delle opere dell’artista di origine sarda che si trovano già a Milano.

•-       Concerto per due continenti

Quindici concerti in Italia e all’estero a cura di Eliana Sanna.

•-       Le voci dell’emigrazione

Progetto europeo di raccolta di materiali scritti e orali del mondo dell’emigrazione.

•-       La Valle del Flumendosa

Progetto Europeo di promozione della zona

•-       Itinerario culturale e religioso di San Giorgio di Suelli

Presentazione del documentario di Simone Contu "La via di San Giorgio" e presentazione dell’itinerario turistico religioso che tocca i luoghi dove visse il Santo.

•-       Mostra di Albino Manca

Progetto che prevede la stampa del catalogo delle opere

•-       Sosta sanitaria

Il progetto aiuta l’organizzazione di uno spazio utilizzabile da famiglie sarde a basso reddito che per  motivi di salute si spostano temporaneamente nella città di Bologna.

•-       Convegno sulla nuova Continuità Territoriale

Realizzato a Roma lo scorso dicembre 2008.

(ci riferisce Tonino Mulas)

 

ANALISI DEL PRESIDENTE F.A.S.I. DELLE ATTIVITA’ DEI CIRCOLI SARDI IN ITALIA

GIACIMENTI DI SARDITA’

La FASI (Federazione Associazioni Sarde in Italia) oggi raccoglie 70 circoli dei sardi dislocati in prevalenza nel Nord Italia e in parte nel Centro Sud. Sono presenti in queste regioni sia nelle maggiori città sia in molti centri. Questi circoli hanno come riferimento i 350mila sardi che risiedono nel Continente. La maggior parte dei sardi, sia in Italia che all’estero, sono emigrati in cerca di lavoro, partiti soprattutto fra gli anni ’50 e gli anni ’70. Erano ex minatori, contadini e pastori. Sono stati gli anni del grande esodo. È stato un grande trauma sociale collettivo, oltre che un impoverimento per la Sardegna, di forze giovani e vitali. Un’altra componente, oltre alla prevalente forza lavoro manuale che ha alimentato le grandi fabbriche, è stata quella più tradizionale degli impiegati pubblici, che vincevano concorsi fuori Sardegna, e quella dei militari di carriera. Oggi fra l’altro ci sono moltissimi sardi nel mondo intellettuale: nelle università, negli ospedali, oltre a professionisti, artisti, giornalisti, scrittori. Ma non bisogna dimenticare che, dopo una breve interruzione, è ripresa una nuova emigrazione, oggi indirizzata soprattutto verso le regioni del Nord Est. Centinaia di studenti universitari, dopo la laurea, restano nel Continente dove trovano sbocchi lavorativi che in Sardegna non ci sono. Così cambia la società, cambiano i sardi. La nuova emigrazione è diversa. Quella degli anni ’50-’70 è stata vissuta da molti come una grave ingiustizia sociale. E per la Sardegna si provava un sentimento ambivalente di amore odio. In tutti c’era la nostalgia e il desiderio, conscio ed inconscio, del ritorno. Anche la politica regionale era ambigua. Si prometteva il Piano di Rinascita, alimentando l’illusione del ritorno; ma si è anche promessa una legge per l’emigrazione, negli anni ’70, che è stata all’avanguardia fra le Regioni italiane, volta a riconoscere e finanziare i circoli. Questi sono stati centri di prima accoglienza, luoghi di assistenza e di socializzazione, centri di servizi: basta pensare alla famosa corsia preferenziale degli emigrati, gestita dalla FASI con migliaia di posti in nave, assicurati nei decenni scorsi, nei tempi in cui viaggiare era un’impresa non facile e gli emigrati si accalcavano a migliaia accampati nei porti. E non bisogna dimenticare altri servizi: le assistenti sociali dentro i circoli, i corsi delle 150 ore, l’assistenza per il rientro delle salme, oppure il sussidio per il ritorno, per quelli che non resistevano, che non riuscivano ad inserirsi. Erano i tempi gloriosi della fondazione della nostra associazione, quando il presidente era il compianto Tullio Locci, un vegliardo che ancora a quasi 100 anni ha partecipato all’ultimo congresso di Genova del 2002, ospite d’onore. A lui come presidenti sono succeduti Salvatore Porcu, Francesco Alba e Filippo Soggiu e Tonino Mulas. D’altra parte tutti i presidenti e i dirigenti dei circoli affrontano con grande sacrificio, per puro spirito di volontariato, il compito di lavorare per gli emigrati e per la Sardegna. Molti sono gli emigrati che con i loro risparmi hanno intrapreso delle attività, ritornando in Sardegna. Ci sono oggi molti piccoli e medi imprenditori che hanno creato ricchezza e lavoro dopo la loro emigrazione. Ma molti lo sono diventati in Continente. Solo a Milano ci sono circa 70 sardi proprietari di ristoranti. Esistono sì ancora, specialmente all’estero, come in Argentina, sacche di sofferenza e di disagio economico, ma la maggior parte degli emigrati tuttavia si è inserita bene, lavora, gode di un relativo benessere, i figli studiano e si laureano. Quelli che rientrano in Sardegna, sono i pensionati perché si sono costruiti la casa nel paese d’origine o al mare. Molti però hanno ormai figli e nipoti che si sono stabilizzati nei luoghi di nuova residenza. Così fanno i pendolari del Tirreno, qualche mese qui, qualche mese là. Il fatto veramente straordinario resta il legame con la propria terra, con le proprie radici, non solo familiari, ma culturali, con la lingua, con la cucina, con il "paese", con le tradizioni popolari, con il mare, il sole. I circoli dei sardi aiutano molto. Pur essendo un piccolo popolo rappresentano una realtà pressoché unica. Con l’aggregazione, il dibattito, il tempo libero, lavorano a progetti anche di solidarietà (a favore, per esempio, della raccolta di fondi per la lotta contro la talassemia) e si mobilitano in caso di necessità per aiutare i bisognosi. Oggi i circoli come caratteristica principale sono centri culturali, luoghi di promozione della Sardegna, nel campo del turismo, dell’artigianato, dei prodotti del settore agroalimentare e perfino nel campo della ricerca di opportunità di investimento nell’isola. Rappresentano la comunicazione globale e sono stati definiti, di volta in volta, ambasciate, finestre sul mondo. Ma sono, prima di tutto, giacimenti di sardità. Giacimenti spesso ancora da scoprire, da scavare, da sfruttare. Per lungo tempo, malgrado la originaria legge positiva e l’attività, spesso lenta e burocratica, ma tuttavia indispensabile e utile dell’Assessorato al Lavoro, la Sardegna ha rimosso il problema emigrazione. Le istituzioni lo hanno relegato a problema di assistenza. La società civile, le istituzioni locali  hanno trascurato e non hanno colto le novità. L’accesso all’informazione, fino a qualche tempo fa, era negato; faceva eccezione in questo panorama solo il lavoro pionieristico del "Messaggero Sardo". Oggi va molto meglio. Per descrivere i circoli i luoghi comuni "lacrima e vernaccia" o "valigia di cartone" per identificare lo status sociale ora sono privi di fondamento. Da tempo sono passati dalla protesta alla proposta. Ed è grazie alla capacità di iniziativa degli emigrati che le cose sono cambiate, sia nei circoli, che in Regione, che nei rapporti con la Sardegna. Si fanno le Settimane Sarde: manifestazioni contenitore, seguite a livello nazionale dalla FASI, realizzate nei circoli, con la partecipazione di Enti, istituzioni, sindacati, associazioni, musei, teatri, università e altro. E soprattutto si ha uno sbocco istituzionale. Sono stati  promossi gemellaggi con le istituzioni locali. Nelle  < /span>manifestazioni principali c’è la Sardegna intera: la promozione turistica, la promozione e la vendita dei prodotti agroalimentari e dell’artigianato, i libri degli editori sardi, i convegni, i maggiori scrittori della Sardegna di ieri e di oggi, le battaglie per l’ambiente e per i parchi, la lotta per la continuità territoriale. Pregi questi dei circoli, i quali ogni anno costruiscono 400 iniziative. Certo spesso piccole, ma non per questo poco significative. Presentare un libro, un video, organizzare la visione delle partite di calcio, promuovere un film sulla Sardegna, organizzare corsi di ballo sardo, le cene a tema sui prodotti e i vini isolani, celebrare "Sa Die de sa Sardigna", scoprire e far conoscere il disco o il nuovo CD di musica sarda, chiamare "sos cantadores", organizzare i giovani e le donne sui temi specifici. Tutto questo rappresenta un lavoro enorme. Poi ci sono anche i difetti: alcuni sono quelli tipici sardi; siamo invidiosi e spesso litigiosi e da ciò derivano talvolta rotture nei circoli. Abbiamo anche limiti di chiusura, soprattutto verso le nuove generazioni, i figli dei soci. È necessario invece aprire i gruppi dirigenti, anche se i vecchi pionieri, i vecchi emigrati devono continuare a portare la loro esperienza indispensabile. Senza i giovani non c’è futuro per i circoli.

Tonino Mulas

 

GIUSY DALLA FRANCIA, MARIO DALLA FINLANDIA: L’INCONTRO A CAGLIARI

PARLANDO DI SARDEGNA …

E’ la mattina del 17 febbraio in una Cagliari che mi appare sonnolenta e poco ciarliera. L’appuntamento è fissato nell’edicola di Piazza Garibaldi.  Per me questa non è una piazza qualsiasi, una delle tante: rappresenta invece il luogo della mia primissima infanzia, le scuole elementari "A.Riva", i giardinetti prospicienti. Quel pezzo è rimasto immutabile nel tempo, magicamente salvatosi dal rumoroso e invadente traffico che poco distante attanaglia tutto e tutti. Ma la mia piazza di un tempo ha perso lo splendore della presenza dei bambini che festanti giocavano nelle "furrische", quel confuso e bellissimo vociare e correre che noi adolescenti imponevamo con la nostra allegria. Adesso la piazza sembra spenta, nessuna presenza di bambini, quasi un posto desolato frequentato dai vecchietti che nelle incerte panchine trascorrono la loro mattinata. La intravvedo subito, la simpatica Giusy, col suo soprabito bianco, gli occhi vispi e lo sguardo attento e scattante. Siamo due sardi: per motivi concomitanti ci troviamo a trascorrere qualche giorno in Sardegna. Lei vive in Francia, a Parigi, io in Finlandia. Ci siamo conosciuti virtualmente, se ricordo bene, circa tre anni fa, frequentando il forum di un quotidiano regionale. L’idea di incontrarla personalmente mi incuriosiva per il semplice motivo che ho sempre apprezzato i suoi interventi nello stesso forum, il più delle volte finalizzati a fare delle proposte riguardanti il benessere ed il miglioramento della nostra Isola.  Dopo le presentazioni, ci avviamo alla ricerca di un bar, che finirà per essere localizzato nella piazza San Benedetto.  E’ piacevole e distensivo interloquire con lei. E’ molto importante, in questi casi, la considerazione comune che ci lega: essere sardi all’estero. Solo chi vive questa esperienza può totalmente entrare in questo spirito. Chi come me e Giusy trascorre le sue giornate lontano dall’Isola, percepisce immediatamente il legame che quasi inconsciamente ci lega ad essa.  Scopriamo con piacere che siamo entrambi dei privilegiati. Negli Stati in cui risiediamo, infatti, siamo stati accolti con grande civiltà, con grande educazione, con grande rispetto.  Mi viene da pensare, al riguardo, all’altissimo numero di nostri corregionali che allontanandosi per necessità dalla terra natìa, hanno dovuto affrontare una serie di difficoltà ed anche di umiliazioni prima di poter ottenere una piccola percentuale di quello che speravano. La discussione tocca molteplici aspetti della nostra quotidianità in terra straniera. Ma all’improvviso, quasi per incanto, l’argomento si dirige sempre verso la situazione della Sardegna. La Sardegna: quale direzione sta prendendo? Mediamente riesco a venire, seppur per pochi giorni, tre volte all’anno. Devo amaramente confessare che, ad ogni tornata, va sempre peggio, ascoltando i resoconti dei numerosi amici. Noi sardi siamo dei "rassegnati", questa è la verità. Sembra che tutto ci vada male per una maledizione divina. Siamo piegati dal destino. Non riusciamo a reagire.  Perchè non reagiamo? La mia analisi è spietata, al riguardo. Noi siamo sempre stati considerati come una "colonia", dal potente di turno, fosse esso italiano o straniero. Sempre emarginati, tenuti volontariamente lontani dalle decisioni, sempre alla mercè del "ricco" che arriva, finge di sorriderci, finge di darci una pacca sulle spalle, finge di prometterci un posto di lavoro.  E solo a giochi fatti comprendiamo di essere stati gabbati. Per l’ennesima volta.  E’ sempre stato così, se osserviamo la nostra storia dell’ultimo sessantennio. Siamo dei predestinati, delle vittime che subiscono sempre senza, ahimè, replicare.  Sembra quasi che noi godiamo di questa poco confortante situazione. Ci schiaffeggiano, ci danno delle botte, e non reagiamo. Anzi, porgiamo cristianamente l’altra guancia.  Questa rassegnazione che vedo stampata nelle espressioni dei miei corregionali mi sconforta, quasi mi ossessiona. Sembra di capire che a noi sardi sia scomparso il proverbiale orgoglio che una volta si diceva possedessimo. Niente da fare: passano sopra il nostro corpo perchè si rendono conto che noi possiamo essere facilmente addomesticati.  Se è così, e mi pare di capire che è così, ben ci sta, in fondo. Ma questa situazione, vissuta ed osservata da un sardo lontano dalla Sardegna, è addirittura straziante.  Espongo queste mie sensazioni e constato che Giusy, con la sua fine intelligenza, le vive, replica sempre in modo arguto, con precisi riferimenti, con una padronanza di linguaggio e soprattutto di idee davvero encomiabili.  Due sardi, oserei dire, accomunati dal meraviglioso ideale di sperare di poter vedere (ma accadrà mai?) un giorno l’Isola finalmente avviata verso quella riscossa principalmente da un punto di vista dell’orgoglio e della passionalità.  Devo ringraziare Giusy per questa piacevole opportunità. La Sardegna è fortunata ad avere una persona come lei che da lontano offre un fervore così impressionante. Ci salutiamo convinti che questo baricentro chiamato Sardegna non sarà mai possibile distoglierlo dalla nostra mente.

Mario Sconamila

 

DA BANARI, PASSANDO DA TORINO PER SBARCARE A GREENWICH

LA STORIA DI AURELIO PIU, EMIGRATO NEGLI STATI UNITI

Mi sento un vero sardo nel mondo. Sono nato a Banari in provincia di Sassari nell’ormai lontano 1940. Ho conosciuto gli anni davvero difficili della Sardegna e li ho vissuti con una profonda tristezza d’animo. La parola che trasformava tutto in oro e magia era "lavoro". Quello che mancava nella nostra isola. Nel 1959, quando avevo soltanto 19 anni, insieme ad un gruppo di persone di Siligo e Banari, sono partito per il continente. Torino fu la prima meta, semplicemente perché era in quella grigia città che ho avuto la possibilità di cominciare a lavorare. Il mio primo contratto di lavoro che prevedeva anche un angusto alloggio era per la Snia Viscosa di Venaria Reale. Ho avuto l’opportunità di frequentare un corso di operatore per macchine utensili, la sera, terminato il turno lavorativo. Ho messo tutto me stesso e fra mille sacrifici sono riuscito ad acquisire la specializzazione a cui ambivo. I primi tempi a Torino sono stati molto duri. C’era grande discriminazione ed intolleranza nei confronti dei meridionali. Ho sofferto molto questa situazione lontano dalla famiglia. Sul lavoro ero continuamente sfottuto, costantemente con epiteti che spesso trascendevano nell’insulto più becero. Le mie gioie erano sempre legate al ritorno in Sardegna, in estate per qualche giorno di vacanza. Così sino al 1965. Quell’anno conobbi mia moglie accarezzati dal magico sole isolano. Lei era però residente negli Stati Uniti. Per più di un anno, cominciò una fittissima corrispondenza tra l’Italia e la lontana America. Ma oramai, lei aveva fatto breccia nel mio cuore. E nel 1966 ci sposammo a Greenwich dove vivo tutt’ora. Dal nostro splendido matrimonio, nacquero Anna Maria e Raffaele, che oggi sono a loro volta sposati con dei figli. Io dopo il trasferimento negli Stati Uniti, sono riuscito a trovare un’occupazione sempre come operatore di macchine utensili. Ho lavorato in una grande azienda americana, la Clairol che produceva tinture per i capelli e diversi tipi di shampoo. Il mercato era florido e il marchio competeva con grandi aziende coma l’Oreal di Parigi. Nel mio nuovo mondo al di là dell’Atlantico ho acquisito tanta esperienza professionale togliendomi parecchie soddisfazioni. Torino era davvero lontana. I nostri figli hanno avuto la possibilità di studiare. Oggi Raffaele è agente di borsa e Anna Maria lavora nel commercio immobiliare. Con mia moglie attualmente svolgiamo l’attività più bella della nostra vita: facciamo i nonni a tempo pieno, visto che siamo in pensione. Spesso abbiamo la possibilità di andare in Sardegna anche perché a Siligo con i risparmi di una vita, una piccola casa adibita per le vacanze, rappresenta il nostro gioiello. Abbiamo voluto piantare tre pali nel giardino dove sono sormontate tre bandiere: quella statunitense, quella italiana e, ovviamente, quella sarda. Questi drappi rappresentano ciò che è stata la nostra vita. Negli Stati Uniti siamo iscritti al circolo sardo "Shardana USA" e all’interno dell’associazione svolgo la mansione di consigliere nel direttivo. L’impegno di questo circolo è quello di far conoscere la nostra Sardegna in questo grande paese che a me, ha portato tanta fortuna.

Aurelio Piu

 

LA MOSTRA DI DIAPOSITIVE STEREOSCOPICHE PROSEGUE SINO AL 3 MAGGIO

A VIGEVANO, LA COLLEZIONE PRIVATA DI ALFREDO PODDA

A seguito delle numerose richieste pervenute, è stata prolungata fino al 3 maggio a Vigevano, presso Palazzo Roncalli, nelle sale del "Museo della vita quotidiana e della Grande Guerra", l’apertura della mostra di diapositive stereoscopiche (cioè, tridimensionali) relative alla Grande Guerra del 1915-1918 inaugurata nel dicembre 2008 nell’ambito delle manifestazioni commemorative della fine del primo conflitto mondiale. Le diapositive fanno parte della collezione privata del sardo-pavese Alfredo Podda (socio del circolo "Logudoro" di Pavia). Podda ha costruito personalmente i 19 ingegnosi stereovisori, modellati su pionieristiche apparecchiature del 1880 (tre di esse sono in mostra) per la visione delle fotografie in 3D, e installati  in funzionali postazioni, attraverso i quali è possibile osservare, come se il tempo si fosse fermato (a una distanza temporale di quasi un secolo: è questo l’effetto quasi magico della fotografia tridimensionale), decine e decine di immagini di luoghi e scene di vita quotidiana legate al periodo di svolgimento della Prima guerra mondiale. Dieci visori  consentono di vedere oltre trecento fotografie che raccontano la vita dei combattenti inquadrati negli eserciti dei  contrapposti schieramenti che si sono affrontati nella Grande Guerra: i soldati sono ritratti nei diversi fronti (italiano, francese, inglese, tedesco, albanese) e nelle relative retrovie. In particolare un centinaio di fotografie, scattate da un ufficiale italiano dell’epoca, specialista di queste riprese, riguardano zone del nord Italia interessate al conflitto. Sono  riconoscibili scorci delle città di Torino e dei paesi di Prezzolano Veronese, Cancello Veronese, Rovere Veronese, Marano Vicentino; sono identificabili paesaggi dell’altopiano di Asiago (Monte Lemerle, Val Magnaboschi, Monte Cengio) e del territorio di Asiago. In queste  immagini  impresse sul vetro, anziché sulla cellulosa, una realtà variegata viene riprodotta con straordinaria efficacia realistica: visi di soldati, tende di accampamenti immerse nel fango, armi e mezzi meccanici usati, ambienti montani e vie cittadine (con scene di ordinaria vita quotidiana) sono resi con eccezionale nitidezza. Altri nove visori (con circa 30 foto ciascuno) permettono di osservare straordinarie vedute, sempre in 3 D, di Roma, Milano, Parigi, Piemonte e Valle d’Aosta a fine Ottocento, dei nostri ghiacciai con scalatori e sciatori, nonché della Germania nazista. La mostra allestita con i materiali di Podda è ospitata all’interno dell’amplissimo e interessantissimo "Museo della vita quotidiana e della Grande Guerra. Le tracce di ieri", che è a ingresso gratuito e che osserva i seguenti orari: venerdì, dalle 15,30 alle 19,30; sabato, domenica e festivi: dalle 10,30 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 19,30. Visite per gruppi e scola
resche possono essere prenotate per tutti giorni della settimana, telefonando al n. 0381/77460.

Paolo Pulina

 

LA PARTICOLARITA’ GRADITA DEL CIRCOLO "ANGIOY" DI MARCHIROLO

UN NUOVO DIRETTIVO LARGAMENTE COMPOSTO DA GIOVANI

Come fare affinchè i giovani frequentino i circoli degli emigrati sardi? Eh si, è una questione storica questa, che perseguita da lustri circoli e federazioni. Il commento di seguito è un sunto di quanto è emerso in anni di dibattiti e riflessioni: è sicuramente vero che molte sono le persone con i capelli bianchi che fanno parte delle classi dei dirigenti. Esse, magari logorate da anni di battaglie per la promozione della Sardegna, lascerebbero volentieri lo scettro della guida alle ultime leve. Rimane alto l’urlo degli anziani per questa emorragia continua di presenze. Cosa devono fare di concreto per invogliare i giovani a partecipare? Forse trasformare le associazioni in discoteche e lasciare ai giovani carta bianca per l’utilizzo dei locali a loro piacimento? Non credo, sinceramente, che questa sia la strada giusta, perché "l’arrivederci e grazie", comunque non tarderebbe ad arrivare. Purtroppo, sono solo quelli con i capelli bianchi ad affollare i saloni dei circoli nelle manifestazioni culturali come conferenze, dibattiti o presentazione di qualche libro. Perché, giovane, non partecipi a tutto questo? Domanda fatta cento, mille volte. Scontata la risposta: non interessa! E quanti di questi giovani partecipa ai Direttivi Nazionali, alle riunioni di Circoscrizione, agli incontri dirigenziali nei circoli, tanto per comprendere la realtà di cui comunque fanno parte, acquisire il senso del lavoro, dei progetti, delle prospettive? Ahimè, pochissimi.. Generazioni, le ultime, oramai lontane dai canoni classici dell’emigrazione storica del dopoguerra dei nonni e dei padri. E il tempo sembra proprio annebbiare ed annichilire quel richiamo interiore per l’amata isola. Circoli destinati a morire di conseguenza? La questione è davvero complessa e di non facile soluzione. Però forse una soluzione c’è e il circolo Angioy di Marchirolo indubbiamente l’ha attuata. Come? Affidare proprio ad un giovane coscienzioso la Presidenza. A Marchirolo, a un soffio dalla Svizzera, è stato rinnovato il direttivo e alla Presidenza si è rinsaldata Gianfranca Canu, 40 anni, originaria di Bono. Un delizioso scricciolo, all’apparenza, che però semina carisma, tenacia, abnegazione e passione per quello che considera (e lo è, sinceramente) un secondo lavoro. La nostra Gianfranca ha creato un ambiente che rispecchia si, le volontà di Regione e Federazione promuovendo l’immagine della Sardegna a 360 gradi. Ma in più, ha portato una ventata di freschezza e originalità all’interno dell’Angioy nel raffrontarsi quotidianamente con il direttivo e i soci. Il risultato è eloquente e sintomatico. Nel nuovo direttivo i ruoli che contano sono tutti per gli under 40: della Presidenza abbiamo già parlato. La tesoriera Daniela Gariano ha solo 26 anni e per professione lavora in banca in terra elvetica. Sempre in Svizzera lavora Angela Genovese, 40 anni, che all’Angioy farà la segretaria. E i "vecchi"? Hanno racimolato una vice Presidenza con Giampiero Pitzolu, non ce ne voglia, ma è proprio messo in minoranza! Ma la lista degli under 40 non è completata: fra i consiglieri menzioniamo Enrico Murtinu, Enrico Speroni, Fabrizio Tanchis (revisore dei conti). Il nuovo direttivo è perfezionato da persone di esperienza che tuttavia è dimostrato, intersecano lavoro e disponibilità con le nuove leve, e questo è il responso più appagante. Come i consiglieri Gerardo Londino, Francesca Maddau; i revisori Gemma Pitzolu e Piero Scampuddu; i probiviri Salvatore Tanchis, Orlando Floris, Luigino Meloni e Luigi Ghiani. Che le Federazioni di tutto il mondo e i circoli annessi prendano esempio dalla tangibilità di Marchirolo, isola felice che parla di Sardegna, con la trasparenza legittima per poter ispezionare il futuro con una continuità generazionale garantita.

Massimiliano Perlato

 

AL "SU NURAGHE" DI BIELLA, PRESENTE IL SINDACO LOCALE PER LA FESTA DELLA DONNA

RITROVARE IDENTITA’ PERDUTE, TRAPIANTARE LA TRADIZIONE

ll Sindaco di Biella, Vittorio Barazzotto e l’Assessore alla Pari Opportunità, Nicoletta Favero hanno inaugurato la mostra "Feminas, le Donne del grano" allestita nelle sale della Biblioteca del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella. Durante la serata è stata tagliata la tradizionale grande torta a forma di Sardegna e sono state distribuite a tutte le donne presenti le mimose. Le immagini esposte nella rasegna "Feminas, le Donne del grano" rimandano a sacralità popolari, a certe manifestazioni ancora ben radicate nell’Italia mediterranea e che sarebbe interessante far riattecchire nell’Italia continentale. In occasione delle principali feste della Comunità, a Biella come in Sardegna, le donne di Su Nuraghe usano benedire con il grano, rinvigorendo con i loro gesti rituali forme cultuali attestate nel continente europeo e che ancora resistono nel versante italiano delle Alpi, sebbene in labili tracce, sovente decontestualizzate. Nell’universo agropastorale alpigiano permangono pratiche cerimoniali riconducibili ad antichi sostrati comuni che potrebbero essere salvate attraverso un’adeguata e attenta opera di trapianto culturale. L’uomo della postmodernità, con l’impellente bisogno di ritrovare le sue radici è assimilabile all’emigrante di ieri che, rimasto orfano, è stato sradicato dalla terra in cui è nato. La mostra "Feminas, le Donne del grano", nel ricordare l’importante ruolo femminile, vuole anche offrire un contributo per ritrovare identità perdute.

Battista Saiu

 

ALL’AMIS DI CINISELLO BALSAMO DIBATTITO SU UNA GRANDE FIGURA FEMMINILE SARDA

TRIBUTO AD ELEONORA D’ARBOREA

Excursus storico della figura di Eleonora d’Arborea. Donna, Sovrana e Legislatrice di Sardegna. Questa è stata la peculiarità principale del  convegno organizzato dal circolo AMIS di Cinisello Balsamo, intit
olato proprio alla Regina Reggente del Giudicato d’Arborea nel medioevo. La storia delle origini del suo regno, ereditato dal fratello assassinato e la capacità umana e non improvvisata di mettersi a capo del più importante dei Giudicati dell’epoca. Eleonora si è rivelata soprattutto per la figura femminile, ma per i più deboli in particolare, un personaggio custode del tempo che merita rispetto e attenzione. Pupa Tarantini, storica, ricercatrice e Presidente della Commissioni per la Pari Opportunità del Comune di Oristano, ha disegnato la storia del Giudicato d’Arborea, e di come il popolo dell’oristanese fosse portato dalla sua Sovrana all’indipendenza. Eleonora nata in terra di Spagna da Mariano IV, giudice d’Arborea, e Timbora De Roccaberti, è diventata la donna simbolo della casa d’Arborea, il cui potere si estendeva su un terzo della Sardegna, era diventata per la gente del luogo l’unica difesa contro il dominio degli stranieri. Date le circostanze, Eleonora crebbe con una naturale propensione alle armi. La sua bellezza d’animo e di fisico la resero sposa del genovese Brancaleone Doria, noto per le sue virtù militari e la sua gentilezza. Le nozze, che garantivano la pace per la Sardegna contro il dominio degli Aragona, furono accolte con esultanza dalla popolazione. Alla morte del padre e del fratello, per mano aragonese, nel 1883 Eleonora prese le redini del governo di Arborea. Ingegnosa ed energica sedò una rivolta popolare contro la sua casa,  si batté in due delle lunghe guerre contro gli aragonesi e riuscì ad assicurare l’indipendenza agli stati d’Arborea. Ritoccò perfezionandolo, il codice di leggi civili e penali, ossia la Carta de logu. Generosa caritatevole, inoltre, si dedicò intensamente alla cura degli appestati, degli orfani e dei bisognosi. E all’AMIS di Cinisello Balsamo, tutto questo è stato ricordato nel classico appuntamento per la donna legato all’otto marzo. Ha partecipato su invito della Presidente Carla Cividini Rocca, anche l’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Cinisello Balsamo, Siria Trezzi. Tanti altri anche i temi affrontati: la presenza nel mondo politico della donna, che nonostante gli importanti mutamenti culturali e politici avvenuti in Italia, non si può ancora parlare di ruolo veramente paritario. Siria Trezzi ha raccontato l’esperienza di donna impegnata nel mondo politico oltre all’altro ruolo istituzionale di moglie e madre. E la violenza che le donne ancora subiscono: da quella psicologica a quella sessuale, intollerabile per una società dichiarata globale come quella che con difficoltà viviamo quotidianamente.

Valentina Telò

 

LA "GIORNATA DELLA DONNA", FESTA DEL CONSUMISMO PIU’ SFRENATO

LA MONTATURA DELL’8 MARZO

Io l’ottomarzo mi sono svegliata con una donna nel letto e un tappeto di lana di pecora addosso, ma questa storia è meglio cominciarla dall’inizio, sennò poi uno non capisce. L’ottomarzo incarna la mia nemesi, e spesso si mette d’accordo con il primomaggio per perseguitarmi. L’evenienza di aver scritto di precariato essendo in possesso casuale di un utero fa sì che in quelle due date io perda la mia solita identità per assumere quella dell’ospite perfetto di convegni sul lavoro, tavole rotonde sulla donna o, apice delle perversioni, dibattiti sul lavoro femminile. A volte sono cose degnissime, ma più spesso si tratta di imbarazzanti ginecei raccogliticci, menopause impellicciate o liceali coattamente condotte da donne che nel giorno della donna si sentono appagate solo se riescono a fare cose per altre donne prima di tornare a casa, scaldare la cena e avvisare il marito che hanno preso trenta euro dal suo portafoglio per andare in agriturismo a mangiare la pizza con le amiche. Distratto dalla partita, lui non fa storie, perché dopotutto è la festa della donna. Va da sé che io, se posso, l’ottomarzo mi do malata. Non mi prendeva il telefono, scusa. Ero in gita fuori porta, no, non con le amiche, col cane, che io le donne proprio no. Ah, le mimose che mi hai mandato erano buonissime. Certo che le ho mangiate, lo sai che sono vegetariana, quando vedo piante in fiore non capisco più niente, pensa che l’altro giorno nel giardino pubblico a Porta Venezia ho mutilato una magnolia a morsi, e un bambino mi ha visto, si è messo a piangere e ha chiamato la madre, ma vabbè, non è questo il punto. Il punto è che questo ottomarzo mi è stato chiesto di tenere un intervento a un convegno dal tema "Prospettive di genere nella tradizione cristiana: un risarcimento possibile?", e di farlo insieme a due nomi illustri della teologia italiana, Marinella Perroni e Cristina Simonelli. Il senso del pudore avrebbe dovuto sconsigliarmi di accettare l’invito, perché 29 esami in scienze religiose non costituiscono titolo sufficiente per inserirmi in un contesto così specializzato senza fare figuracce; ma io il senso del pudore l’ho perso tutto nel 1986 quando mi sono comprata il 45 giri di The Final Countdown, e comunque a quel tema non potevo resistere. Quindi sono saltata in macchina con Simona, e con sprezzo del pericolo e del freddo abbiamo affrontato le curve della Barbagia invernale come Telma e Louise. È giusto dire che il convegno era organizzato dall’amministrazione comunale, il che potrebbe sembrare strano di primo acchito dato il tema, se non si tiene conto che nei piccoli paesi chi trasmette l’imprinting della sottomissione femminile è proprio la parrocchia. Dunque un sindaco donna che organizza per l’ottomarzo un convegno sul tema della ginofobia ecclesiastica è un genio del marketing che merita il mio rispetto, tanto più se è capace di convincere il recalcitrantissimo parroco a compiere l’atto masochistico di aprire i lavori. Il convegno è andato bene, perché non dirlo. Ma solo alla fine di tutto, quando ci hanno portate a cena in un agriturismo, mi si è rivelato, in una casereccia epifanìa, il senso ultimo di ogni cosa. La legge del contrappasso imponeva che io, Simona e le due teologhe, dopo aver discettato per ore dei meccanismi patriarcali insiti in una certa lettura della Bibbia e della Patristica, finissimo a cenare dritte dentro una classica festa della donna, karaoke compreso, circondate da decine di donne intente a divorare con ferocia la loro quattrostagioni cantando stonate Maledetta Primavera. Qualunque maschio si presentasse alla porta per chiedere un tavolo riceveva un perentorio "Fuori gli uomini!", e solo una coppietta con un lui vistosamente a disagio ha potuto sedersi per mangiare. Io ci ho provato, lo giuro. Mi sono anche alzata a cantare Born to be Abramo, ancora pervasa di senso teologico, ma non è servito a molto. Per tutta la cena, tra scorci
di fauci al microfono e mises degne di più accessoriato pubblico, ci siamo chieste il perché, e un po’ anche il per chi, e abbiamo continuato a domandarcelo almeno finché tra urla selvagge non è cominciata la batteria di Ti raserò l’aiuola; lì l’ho ammetto, ho gettato la spugna senza più cercare un senso. L’unico dubbio che mi è rimasto era che fosse stato il parroco ad organizzare tutto, per darci una personalissima lezione sull’inutilità del nostro andare in direzione ostinata e contraria. Io e Simona siamo andate a letto intirizzite dal freddo gelido dell’inverno barbaricino, liete che l’errore di assegnarci una matrimoniale ci permettesse di applicare il vecchio metodo del bue e dell’asinello, con l’aiuto del tappeto di lana di pecora, delle tende di lino e degli asciugamani di spugna che abbiamo staccato dalle rispettive sedi per impilarli sulle coperte a mò di polmone d’acciaio, nell’inutile speranza di rendere meno polare la temperatura.

Michela Murgia

UGO CAPPELLACCI HA FORMATO LA SQUADRA CHE GOVERNERA’ LA SARDEGNA

REFERENTE PER L’EMIGRAZIONE SARA’ MARIA VALERIA SERRA

Ecco la squadra di Ugo Cappellacci: undici assessori, di cui quattro donne. Ben sette le sorprese dell’ultim’ora, con la conferma della supremazia politica di Cagliari, che ha, oltre che il governatore, altri sei posti in giunta. Sassari si ferma a due, un posto a testa per Gallura, Sulcis-Iglesiente e Nuoro. Totalmente escluse Oristano, Ogliastra e Medio Campidano. Cappellacci è però riuscito a mettere tutti d’accordo (anche se sembra che siano rimasti forti malumori) aumentando di uno il numero di assessori previsti alla vigilia, rinunciando ad assumere l’interim al Lavoro e rinunciando all’accorpamento dell’Industria e dell’Agricoltura. Giorgio La Spisa, che era designato a prendere i due incarichi, si è visto attribuire l’Industria e il Bilancio, mentre l’Agricoltura è andata al tecnico Andrea Prato. Gli altri tecnici sono Ketty Corona e Maria Valeria Serra (per il Pdl) e Emilio Simeone e Liliana Lorettu (Udc). Quest’ultima, indicata ai Trasporti, è una psichiatra. Cappellacci ha difeso la scelta: «E’ una donna di grande valore, molto in gamba, di grande cultura, sarà una sorpresa».

Sono nominati Assessori:

– Maria Paola Corona, imprenditrice, in qualità di Assessore degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione;
– Giorgio La Spisa, funzionario pubblico, consigliere regionale, in qualità di Assessore alla Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio e, ad interim, di Assessore dell’Industria;

– Gabriele Asunis, attuale Direttore Generale degli Enti Locali e Finanze dell’Assessorato degli Enti Locali,

Finanze ed Urbanistica, in qualità di Assessore degli Enti Locali, Finanze ed Urbanistica;

– Emilio Simeone, manager pubblico, in qualità di Assessore della Difesa dell’Ambiente;

– Andrea Prato, dirigente privato settore agro-industria, in qualità di Assessore dell’Agricoltura e Riforma

Agro-Pastorale;

– Sebastiano Sannitu, amministratore pubblico locale ed attuale sindaco del Comune di Berchidda, in qualità

di Assessore del Turismo, Artigianato e Commercio;

– Mario Angelo Giovanni Carta, libero professionista (consulente del lavoro) ed amministratore pubblico

locale, in qualità di Assessore dei Lavori Pubblici;

– Maria Valeria Serra, dirigente pubblico, in qualità di Assessore del Lavoro, Formazione Professionale,

Cooperazione e Sicurezza Sociale;

– Maria Lucia Baire, ingegnere, in qualità di Assessore della Pubblica Istruzione, Beni Culturali,

Informazione, Spettacolo e Sport;

– Antonio Angelo Liori, medico, consigliere regionale, in qualità di Assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale;

– Liliana Lorettu, docente universitario, in qualità di Assessore dei Trasporti.

Una squadra giovane, seria e agguerrita, formata in tempi molto brevi. Così il Presidente della Regione, Ugo Cappellacci, "Sappiamo – ha spiegato Cappellacci – che ci attendono tante cose urgenti e impegnative. Questa è una squadra che vuole dialogare con i territori e gli operatori, da subito. Vogliamo fare della concertazione e dell’ascolto il nostro stile di governo. Non sarà una Giunta itinerante, ma di sicuro il più possibile presente nei singoli territori". Il Presidente ha annunciato che il lavoro della Giunta sarà ripartito in tre fasi: "Una di ascolto delle istanze, magari partecipando ad alcune riunioni dei Consigli comunali. Poi la fase della costruzione del Piano di sviluppo, infine quella delle riforme". Poi ha precisato che "abbiamo ben chiare quali sono le criticità del Piano paesaggistico regionale, ne discuteremo subito con i singoli territori. Vorremmo inserire nel pacchetto anche i contenuti del Piano casa varato dal Governo, che valuto molto positivamente ma che va verificata sulla base delle caratteristiche della Sardegna".

 

 

 

 

 

 

 

 

TOURNEE DI GRANDE IMPATTO PER LE "ACTORES ALIDOS"

CANTI DELLE DONNE SARDE IN NOVE CITTA’ DELLA SVEZIA

E’ stata una tournée ricca di appuntamenti (10 concerti e 1 registrazione radiofonica) quella che ha visto il  Teatro Actores Alidos nel mese di marzo in Svezia con lo spettacolo-concerto "Canti delle donne Sarde" inserito in una programmazione di concerti del ministero svedese, confermando così il sempre crescente interesse nei confronti della Compagnia ed il suo successo a livello internazionale: il concerto infatti è stato più volte giudicato dai critici internazionali come uno dei più interessanti progetti di world music degli ultimi anni e rappresentato in numerosi Festival musicali di oltre 20 nazioni diverse (talvolta come unici rappresentanti dell’Italia) ottenendo numerosi riconoscimenti (tra i quali Primo Premio al Festival FOLK HERBST Malzhaus di Plauen (Germania) e, ultimo in ordine di tempo, il Premio Maria Carta 2007). "Canti delle donne Sarde" è anche il titolo del CD (presentato da Giovanna Marini e prodotto dalla Finisterre, una delle case discografiche più importanti di musica popolare) che ha suscitato nelle riviste specialistiche europee attenzione e critiche lusinghiere: la rivista inglese FOLK ROOTS ha inserito il CD "Canti delle donne Sarde" nella "Top ten" di Maggio 2005, FOCUS MAGAZINE gli ha dato "5 Etoiles", la TRAD MAGAZINE il suo "Bravo", la FB-FOLK BULLETIN gli ha conferito il bollino "Fbis" per la qualità e l’originalità del prodotto, la SONGLINES THE WORLD MUSIC MAGAZINE le sue "4 Stars", inoltre la stazione radiofonica della BBC in due diverse trasmissioni dedicate alla musica etnica internazionale ha inserito nelle sue Playlist due diversi brani estratti dal CD e il Tg2 ha ospitato il gruppo in due occasioni differenti con interviste e canti in diretta. Le città toccate: Norberg; Halmstad; Karlshamn; Malmö; Stoccolma; Västerås; Norrkoping; Nora; Sodertalje. Le quattro cantanti della Compagnia (Valeria Pilia, Elisa Marongiu, Valeria Parisi e Michela Atzeni) accompagnate dagli strumenti tipici della cultura sarda (launeddas, sulitu, organetto diatonico e trunfa) del polistrumentista Orlando Mascia, con la regia di Gianfranco Angei, hanno condotto il pubblico svedese in un "viaggio" fra antiche sonorità della nostra terra con canti d’amore, di preghiera, ninnananne e versi scherzosi, canti di lutto e di danze.

Silke Spiga

 

L’IMPORTANTE APPUNTAMENTO A TORINO-LINGOTTO

FIERA DEL LIBRO DAL 14 AL 18 MAGGIO

Torino prosegue il suo percorso di trasformazione da capitale dell’industria a quella della cultura. La brillante Fiera Internazionale del Libro – giunta alla ventiduesima edizione –  è la punta di diamante  delle tante attività che negli anni hanno alimentato, con la partecipazione delle più lucide intelligenze del mondo contemporaneo, gli eventi torinesi. Il programma inaugurale vedrà la presenza di Umberto Eco in conversazione con Jean-Claude Carrière sul titolo Non sperate di liberarvi dei libri. Presenza attesa quella del cantautore genovese Gino Paoli, che festeggia i cinquant’anni di carriera, e rappresenterà l’incontro tra la musica e la parola; stimoli per approfondire il ruolo e il futuro dei libri in tempi dominati dal linguaggio  visivo digitale. Il tema dell’edizione 2009, che si terrà al Lingotto dal 14 al 18 maggio, sarà "IO, GLI ALTRI", osservato ed interpretato dalle diverse angolature letterarie, filosofiche, scientifiche, politiche, mitologiche e soprattutto nell’aspetto dell’attuale rapporto umano, secondo il pensiero contemporaneo. Dunque, si prospetta, una Fiera di riferimento per l’editoria ma anche osservatorio privilegiato sullo studio dell’evoluzione del’io nel suo rapporto con gli altri in situazioni nuove di profondi mutamenti affettivi, sociali ed economici. Il tradizionale spazio al Paese ospite, con stand, mostre, convegni, autori ed editori, è dedicato all’Egitto che sarà rappresentato in Fiera dall’esimio archeologo Zahi Hawass e dal segretario generale della Soprintendenza per le Antichità Egiziane. Negli anni precedenti si erano succeduti nel ruolo di Paese ospite la Catalogna, Olanda, Svizzera, Canada, Grecia, Brasile, Portogallo, Lituania e Israele. Sezioni speciali e di grande interesse della Fiera sono riservate alla scuola e ai ragazzi; mentre il Bookstok Village per i giovani,  giunto al terzo anno consecutivo, avrà come motivo conduttore La Strada e La Scienza. Dal 2010 l’evento torinese riprenderà il nome originario di Salone del Libro, com’era stato dal debutto fino al 1999; la modifica era stata imposta da ragioni legate alla proprietà del marchio. Cosa ci riserverà la presenza editoriale sarda all’appuntamento di Torino? Lo stand Regione Sarda ha finora rappresentato un’importante occasione d’incontro per tanti emigrati sardi, residenti nel centro-nord della Penisola, e una passerella di grande visibilità d’offerta culturale e turistica per l’Isola.

Cristoforo Puddu

NOTE SARDE CON FILOMENA CAMPUS E MASSIMO FERRA

SERATA JAZZ AL CIRCOLO SARDO DI BERLINO

"L’isola del Jazz, note di Sardegna" con la voce di Filomena Campus e le composizioni di Massimo Ferra, il Centro Sardo di Berlino ha voluto presentare al pubblico due musicisti della vivace e internazionale jazzscena della Sardegna.

Filomena Campus è cantante Jazz, regista di teatro e docente universitaria. Nata in Sardegna, vive dal 2001 a Londra. Ha collaborato tra gli altri con musicisti di fama internazionale quali Guy Barker, Orphy Robinson, Jean Toussaint, Byron Wallen, Cleveland Watkiss. Assieme a Rowland Sutherland ha fondato il quintetto internazionale Jazz "In Kimbe". Uno dei suoi ultimi grossi successi lo ha celebrato con la sua compagnia Theatralia. Ne
l 2007 ha curato l’adattamento, la traduzione e la regia di "Misterioso: Viaggio nel silenzio di Thelonious Monk" di Stefano Benni, che fa il tutto esaurito ai Riverside Studios a Londra, e partecipa al Festival di Edimburgo 2008. "La sua voce non è scat ma qualcosa di piu viscerale. Cattura il suo pubblico comunicando espressività da ogni parte del corpo fino alle dita" (Mary Brosnan, Londra, Aprile 2008). www.filomenacampus.me

Massimo Ferra ha studiato chitarra classica e composizione al Conservatorio Pierluigi da Palestrina di Cagliari, nel quale è intanto diventato docente. Ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui i primi premi al "Conference of Music" di Philadelphia, al concorso "Ai confini tra Sardegna e Jazz" di Sant’Anna Arresi e al "Posada Jazz Project". Ferra si sente a suo agio suonando Musica Classica come nel Jazz. Ha pubblicato diversi CD tra cui "La strana storia di Teddy Luc" con il Massimo Ferra Trio, "Passi Difficili" con Paolo Alfonsi, "Kilim" col Kilim Trio, "Ferra vs Ferra" con Massimo Ferra e Bebo Ferra.

 

GIORNATA CULTURALE A MADRID PER IL CIRCOLO "ICHNUSA"

NEL SEGNO DELLA LINGUA SARDA

Occasione speciale per conoscere la Cultura Sarda a Madrid, due appuntamenti con il tema unico di "Sa limba sarda sartende fronteras", portare Sa Limba fuori dei confini isolani e farla conoscere in questo primo appuntamento, a Madrid e in due luoghi distinti. La mattina nei locali dell’Istituto Italiano di Cultura l’attrice del Teatro Stabile di Sardegna, Cristina Maccioni, ha recitato brani di vari autori in Limba (da Maria Dore a Francesco Masala, da Teresa Mundula a Benvenuto Lobina e uno scritto di Fra Antonio Maria da Esterzili), "l’Aperitivo Culturale", così è stato chiamato dagli organizzatori Gianni Garbati e Pierpaolo Cicalò, Presidenti rispettivamente del Circolo Sardo Ichnusa e l’Istituto Autonomo Sardo Fernando Santi, si è aperto con le parole di saluto e apprezzamento per l’iniziativa dal Direttore dell’Istituto Italiano Giuseppe Di Lella, che si è detto disponibile a nuovi appuntamenti con la Cultura Sarda a Madrid e ha lanciato "la sfida" per costruire insieme nuove occasioni culturali. La seconda parte della Giornata Culturale Sarda si è svolta in serata nei locali del Comitato degli Italiani all’Estero dove, accolti dal calore dei numerosi assistenti, il Console Generale d’Italia di Madrid, Sergio Barbanti ha salutato gli ospiti della serata complimentandosi per l’iniziativa e augurando nuove iniziative future per contribuire ad arricchire il panorama culturale italiano in Spagna. Hanno poi parlato delle proprie esperienze, l’editorialista Francesco Cheratzu, che ha puntualizzato che tra le mille difficoltà la stampa in Limba continua a proporre nuovi libri contribuendo così ad arricchire il panorama, la scrittrice Chiara Perra che ha raccontato sulle sue opere dedicate sopratutto al pubblico infantile, mentre Giovanni Falconi ha catturato l’attenzione del pubblico sulla sua storia di scrittore/pastore, in mezzo alle montagne di Tempio e attraverso internet, ha creato una rete che gli permette di comunicare con il mondo esterno ed invitare a conoscere i suoi lavori in Limba. Xavier Frias, professore all’Uned di Madrid, ha ricordato come la Lingua Sarda Unificata sia il veicolo fondamentale da perseguire per creare finalmente un legame che sia il veicolo che unisca i vari punti cardinali dell’Isola, e Raffaele Melis Pilloni, Presidente Onorario dell’Associacion de los Sardos en España di Barcellona, che ha dato la sua testimonianza in perfetto campidanese sul sardo parlato d’oggi dentro e fuori dell’Isola, ricordando come la Spagna sia un riferimento chiave per l’Isola avendo una storia in comune di quasi 500 anni. Le testimonianze sono state unite fra di loro attraverso piacevoli letture di testi degli stessi intervenuti recitate da Cristina Maccioni e che ha chiuso la serata con una ricetta in Casteddaiu dello scrittore Domenico Garbati, scomparso l’anno scorso.

Luciano Cadeddu

 

RICONOSCIUTO DALLA F.A.S.I. IL CIRCOLO SARDO DI RIGNANO FLAMINIO

E’ INTITOLATO AD ANDREA PARODI

È come se la Sardegna si fosse trasferita all’improvviso in questo ridente paese dell’alto Lazio, Rignano Flaminio, dove una buona percentuale di abitanti sono sardi o di origine sarda e desiderano mantenere vivi usi e costumi della loro isola. Nove anni di applausi, di eventi, di manifestazioni, di balli e di canti, per far conoscere le tradizioni e la cultura della Sardegna, in un paese che di questa magica terra ha tanto da dire e da raccontare. Incontri e manifestazioni che sono sfociati prima nella costituzione del circolo "Is Launeddas" e ora nel cambiamento del nome e la intitolazione al compianto e amatissimo Andrea Parodi. Per fare una piccola cronistoria del circolo bisogna ricordare che la prima festa risale al 1999, la partecipazione dei cittadini fu numerosa e furono entusiasti nel degustare i nostri piatti tipici e di sentire dal vivo per la prima volta la nostra musica e vedere i nostri balli. Si decise quindi di dare continuità alle manifestazioni e venne costituito il circolo "Is Launeddas" con la finalità di contribuire a tenere vive le tradizioni, la musica e la cultura della Sardegna. Il primo presidente del circolo è stato Giorgio Serrenti di Sant’Antioco, sostituito nel 2003 da Raimondo Cau di Atzara che, avvalendosi dell’aiuto di nuovi collaboratori riuscì a organizzare importanti manifestazioni, prima fra tutte quella della partecipazione di Andrea Parodi insieme ai Tenores di Neoneli e Orlando Mascia. Nel 2007 uscendo da un periodo di incomprensioni e di inattività si è deciso di portare forze nuove e nuove idee all’interno del circolo. La soluzione fu rapida e, anche se per il circolo voleva dire ripartire da capo, fu facile mettere tutti d’accordo. Il 2 febbraio del 2008 è stato chiamato a esibirsi sul palco del teatro di Rignano Flaminio Alberto Sanna. Al termine della sua applauditissima esibizione con la chitarra, è salito sul palco il presidente del circolo, Pierangelo Cadoni di Fluminimaggiore, che ha annunciato ai soci che l’associazione aveva deciso di cambiare il simbolo e il nome in quello di Circolo Culturale Sardo Andrea Parodi. In modo unanime – ha spiegato Cadoni – riteniamo che questo sia il modo migliore per ricor
dare Andrea Parodi, che con tanta determinazione ha sempre mantenuto alta la bandiera della Sardegna con le sue canzoni, i suoi racconti, il suo sorriso e la forza che non sono mai venute a mancare neanche durante la malattia. L’inaugurazione del circolo è avvenuta al teatro Paladino di Rignano Flaminio il 17 febbraio 2008 con il patrocinio del Comune. Per l’occasione protagonisti della serata sono stati i Tazenda, accolti calorosamente da tutti i presenti ed emozionati hanno regalato al pubblico una serata di musica e ricordi. Tra i presenti oltre alle autorità comunali. Nel frattempo i soci del circolo sono diventati oltre 250 di cui ben i quattro quinti sono sardi o figli di sardi. Dal 13 al 15 giugno 2008 in occasione dell’8ª manifestazione dell’"Isola Sarda" la musica e la cultura della Sardegna sono state le protagoniste di tre serate realizzate grazie al contributo dell’amministrazione comunale di Rignano Flaminio e al Circolo Culturale Sardo "Andrea Parodi".

Claudia Giuseppetti

 

L’EMIGRATO DI TRAMATZA E IL TESORO DI VALENCIENNES IN FRANCIA

UNA FAVOLA D’ALTRI TEMPI

Sembra proprio una favola d’altri tempi. E invece è una storia vera accaduta nella primavera del 1947 a Valenciennes, in terra di Francia. Protagonista, assieme ad altri compagni di lavoro, un emigrato di Tramatza, Giuseppe Antonio Corrias (12 aprile 1905 – 9 maggio 1965) che dal piccolo paesino di Tramatza, un pugno di case vicino a Oristano, parte giovanissimo per la Francia in cerca di lavoro. Un mattino, di primavera, Corrias, manovale di un’impresa locale, dà un colpo di picozza alla terra argillosa nell’area dell’isolato numero 11 della via Quansay di Valenciennes. Un tintinnio metallico risuona dal fondo della buca a 40 centimetri di profondità. "Una medaglia" dice Corrias. No è una moneta, lo corregge subito il capo mastro Vanbrogenbroock. Si continua a scavare, e i due uomini vedono scintillare una fortuna in fondo allo scavo aperto nell’argilla delle Fiandre. Si tratta di un mucchio di monete d’argento e gli operai non credono ai loro occhi. Ci si arrende però all’evidenza, e si provvede ad avvertire i superiori. Vengono così alla luce tante monete d’oro, questa volta con l’effige di Luigi XIV di Francia e di Filippo II di Spagna. Il "tesoro reale" viene stipato nel furgone di Stato. Seimila monete d’argento riempiono due secchi, una cassa  e due sacchi, di quelli usati per il cemento. Scudi di sei libbre, monete d’oro doppio Luigi, i dobloni di Sua Maestà, il cattolicissimo Re di tutte le Spagne. Il carico di monete fa scalo dal chincagliere all’angolo della strada. Le sue bilance traboccano dallo stupore e dal peso: 48 kg d’oro e 200 d’argento. Il cellulare trasporta il prezioso carico alla Banca di Francia. Questa, poco generosa, stima in circa 50 milioni di franchi il valore del tesoro. Ma i numismatici più attenti dicono subito 120 milioni. Il tesoro pare provenga dall’abitazione del prevosto dei commercianti, Ignazio Dugardin, che abitava proprio nel posto del ritrovamento, o forse dal suo successore in quel luogo, o forse dal suo successore in quel luogo, il fruttivendolo all’ingrosso, Jean Mahion. Corrias però non è l’unico scopritore della fortuna. Chi sono gli altri? Qui sta il problema che non sarà risolto senza un processo. Nei suoi principi la legge è tanto formale quanto chiara. La scoperta del "tesoro" appartiene per metà a colui che l’ha fatta e al proprietario del terreno. E questo crea una cascata di responsabilità più o meno privilegiate. Si arriva a un inevitabile processo, mentre il buon Giuseppe Antonio Corrias, sogna, costruisce castelli in aria e offre da bere a tutti. Da quanto si è appreso dai parenti, il manovale di Tramatza, riceve alla fine per la sua scoperta, un centinaio di milioni di franchi, che corrispondevano ad alcuni miliardi di lire del tempo. Una cifra ragguardevole, che gli consente di diventare un imprenditore. Costruisce un albergo, acquista diversi immobili, ma si rivela un pessimo amministratore. Il fortunato emigrato, come ha ricordato a suo tempo una delle sue nipoti, ha fatto ritorno in paese una sola volta. Ma la delusione è stata grande, perché Corrias regala soltanto qualche "souvenir" ai suoi parenti. Il finale della storia è molto amaro. Corrias si invaghisce follemente di una avvenente signora spagnola e dilapida ben presto tutto il suo patrimonio. Alcuni passanti lo trovano riverso sulla strada, ormai cadavere, il 9 maggio 1965 a Bordeaux.

Massimiliano Perlato

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