DA DORGALI, VINCENZA FANCELLO BROTZA, MADRE DI 10 FIGLI, LAVORATRICE INSTANCABILE, RACCONTA I SUOI 102 ANNI

di LUCIA BECCHERE

Vincenza Fancello Brotza

Carattere prachidu (mite), nella vita ha affrontato con coraggio malattie e lutti, in un incidente stradale aveva perso un figlio di 22 anni, Vincenza Fancello Brotza nata a Dorgali il 20 maggio 1921 racconta di aver abbandonato la scuola in prima avviamento perché si vergognava della sua fisicità, troppo slanciata rispetto alle compagne.

A 14 anni si era fidanzata col figlio di una cugina del padre, Pietro Muggianu, che di mestiere faceva il contadino. Convolata a nozze a 17 anni, ha sempre rimpianto la sua breve adolescenza per essere diventata anzitempo adulta per l’impegno assunto, dovendo preparare il corredo e il costume da sposa. Felice? “Per forza – risponde con simpatica ironia-  Non avevo grande consapevolezza. Mio marito, maggiore di me di dodici anni, era bello e gentile, però mi sono ritrovata, come tante, senza scelta. I miei dicevano che sarebbe stato un bravo marito e col tempo è nata la stima e l’intesa fra noi. Avevamo regole strette, non ci prendevamo nemmeno per mano, mia mamma era un po’ severa: “A tochare tochan sos turpos” diceva sempre. Rispettavo gli ordini e le abitudini della famiglia, restavamo seduti su due sedie un po’ distanti, mai da soli, era un amore al buio. Questo enorme senso del pudore, allora era la norma. In seguito i figli hanno monopolizzato la mia vita.”

Vincenza aveva diciotto anni quando è nata la prima di dieci figli, l’ultima quando ne aveva 39. Insomma dieci figli in 20 anni, un anno incinta e uno in allattamento. I parti avvenivano in casa con l’assistenza dell’ostetrica e lo svezzamento col latte di capra. Godeva di ottima salute e poiché aveva tanto da fare si concedeva il riposo solo all’ultimo momento prima del parto. Lavava i panni nel fiume, faceva il pane, la pasta in casa e con la macchina Singer sempre in funzione per le esigenze familiari.

Racconta con orgoglio che il marito, benché massaju, aveva molti interessi sociali, politici e culturali, era abbonato a riviste varie e amava leggere. Eletto nel primo consiglio comunale del dopoguerra, faceva parte del circolo cattolico e della cooperativa agricola Labor. Con la moglie condivideva l’interesse per la cultura e l’obiettivo di fare studiare i figli a costo di qualsiasi sacrificio e così mamma Vincenza si recava spesso a Genova carica di provviste per loro che frequentavano il liceo e l’università. Ricorda una giornata piovosa quando allo sbarco la valigia di cartone cedette al peso delle mele di produzione familiare facendole rotolare sulla banchina bagnata.

Per rendersi autonoma aveva pensato bene di prendere la patente in quella città. Superata la teoria, alla prova pratica trovò grossa difficoltà in un incrocio e l’esaminatore, con amore filiale le disse” proprio perché potrebbe essere mia madre non mi sento di promuoverla”. Prioressa di su Sarvadore, grazie a questa esperienza aveva consolidato relazioni e stretto nuove comarie. Vedova dopo 55 anni di matrimonio, oggi vive a casa delle figlie.

Cosa pensa dei giovani? “Stanno meglio di ieri, hanno molte occasioni per divertirsi. Mia mamma – aggiunge – mi vietava anche di partecipare ai balli in piazza in quanto li riteneva un qualcosa di trasgressivo”.

Aveva festeggiato i cento anni alla presenza delle autorità civili e religiose ricevendo diversi doni, compresa la pergamena con gli auguri del papa, mentre al 101esimo, per via delle restrizioni del covid, era felicemente circondata da figli, nipoti e pronipoti.

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3 commenti

  1. Filippa Pais

    Una vita straordinaria! Una donna del secolo scorso.

  2. Giovanna Monni

    Auguroni! ❤️

  3. Anna Maria Sechi

    AUGURIOS MANNOS – SEGNORA VINCENZA – A MEDAS ANNOS CUN SALUDE.

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