DALLE ISTITUZIONI EUROPEE AL RITORNO NELL’ISOLA: FEDERICA NUVOLI E LE ESPERIENZE ACQUISITE A BRUXELLES PER RIPARTIRE IN SARDEGNA

Federica Nuvoli

di GIANMARCO COSSU

Di sardi emigrati oltre il Tirreno, o anche all’estero, si può scrivere tantissimo. Ma pure di chi, completata la formazione e fatte le sue esperienze, ha deciso di tornare nella sua terra. E lì, con soddisfazione di quanto fatto, costruire nuovamente un percorso di vita. D’altronde, l’aria di Sardegna e la terra natale lasciano sempre un po’ di nostalgia. Ed è bene sempre pensare che non è mai detto che non si ritornerà a casa.

È quello che racconta Federica Nuvoli, 45enne di Paulilatino, che per 18 anni, lasciata la Sardegna, ha colto un’importante opportunità di formazione e lavoro in Europa. Nel 2004, infatti, una laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Sassari, poi l’idea, come tanti giovani, di un master fuori dall’Italia. “C’erano due opportunità, una a Barcellona e l’altra in Bruxelles, in Progettazione Europea”, spiega, “e ho optato per la seconda”.

Scelta azzeccata, quella della capitale belga; già, perché dopo un’ottima formazione tra Milano e Bruxelles, Federica dal 2008 ha iniziato a lavorare per le istituzioni europee. “Lavoravo nella commissione europea. E vivevo a Bruxelles, dove fiamminghi e brussellesi, in generale, mi hanno accolto come una famiglia. Sono sempre stata supportata in tutto”.

Un cambio di vita radicale per Federica, che nella capitale belga ha trovato una realtà decisamente diversa da quella lasciata nell’Isola. “Spesso si dice che i problemi che abbiamo in Italia, dalle bollette alle file negli uffici o al supermercato, non ci sono fuori dal Paese. Ma non è proprio così. In realtà, la differenza sta nella migliore organizzazione”.

Quotidianità vissuta tra lavoro e ovviamente amicizie. Anche sarde. “A Bruxelles, e nei dintorni, c’erano tantissime famiglie dell’Isola. Mi capitava di spostarmi e fare diverse amicizie”. Eppure, a poco a poco, Federica ha iniziato a sentire qualche difficoltà in questa vita lontana da casa e a continuare ad adeguarsi alla realtà di Bruxelles. Nessun episodio particolare o problema di lavoro, per Federica, che tra l’altro, sposata con un sardo, è riuscita a costruirsi famiglia in terra belga. Ma forse solamente mancanza della propria terra.

“Quando mi capitava di venire in Sardegna, per vacanze o altri motivi, nel momento in cui ritornavo in Belgio sentivo davvero una grande fatica e forte mancanza per la mia terra. Ho provato a fare anche l’istruttrice di spinning, nel 2017, ma non è servito a molto. Insomma, mi mancava davvero l’aria di Sardegna. Il periodo della pandemia Covid e dei lockdown, poi, è stato difficilissimo, in una realtà che certamente non è a misura d’uomo come quella in cui ero cresciuta”. Così, per Federica, la decisione di tornare in Sardegna, ponderata tanto quanto quella di partire 18 anni prima.

Dallo scorso aprile, Federica lavora al comune di Solarussa, dopo aver vinto un altro concorso. E da Bruxelles si è trasferita nella piccola San Vero Milis, insieme a suo marito. Di tutti gli anni passati in Europa conserva importantissimi ricordi, più che mai felice e soddisfatta di tutte le competenze acquisite, così come delle persone e le realtà con cui è entrata in contatto. “I problemi? Ci sono anche qui, certamente, ma sono a casa mia. Io credo che tutti debbano fare un’esperienza così, fuori dalla propria terra. Non può che lasciare in ognuno di noi qualcosa di indimenticabile. Ma non bisogna mai mettere dei paletti. Spesso infatti tanti sardi vanno via, ma possono sentire il richiamo della propria terra. Allora si devono vincere le paure di un ritorno a casa ed essere consapevoli che ciò che vuoi è qui”.

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