NEI DUE VOLUMI SU “L’ ANTIFASCISMO IN SARDEGNA”, A CURA DI MANLIO BRIGAGLIA, FRANCESCO MANCONI, ANTONELLO MATTONE E GUIDO MELIS, FINALMENTE MESSI IN RILIEVO I PROTAGONISTI DELL’ANTIFASCISMO SARDO E PRESENTATO UN QUADRO REALE DELLA SARDEGNA DI FRONTE AL FASCISMO

di PAOLO PULINA

“L’antifascismo in Sardegna”, volume 1, Cagliari, Edizioni Della Torre – Consiglio regionale della Sardegna, seconda edizione 2008 (prima edizione 1986), pagine 430:

“L’antifascismo in Sardegna”, volume 2, Cagliari, Edizioni Della Torre – Consiglio regionale della Sardegna, seconda edizione 2008 (prima edizione 1986), pagine 378.

Nel libro-intervista che gli hanno dedicato Sandro Ruju e Salvatore Tola, “Tutti i libri che ho fatto”

(Sassari, Mediando, 2018), il professor Manlio Brigaglia ricorda: «I due volumi sull’antifascismo in Sardegna (prima edizione: 770 pagine) sono costati a me, Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis diverse settimane di lavoro tra gli Archivi di Stato di Roma e di Nuoro. Stampati nel 1986 da Gallizzi di Sassari in un elegante Bodoni, i volumi hanno tutti copertine fatte da me. I ritratti di Michele Schirru, Silvio Mastio e Giuseppe Zuddas per i due volumi de “L’antifascismo in Sardegna” mi sono stati regalati da Angelo Liberati, grande pittore cagliaritano e amico generoso, che me li ha ripetuti a colori per l’edizione che ne è stata fatta dalle Edizioni Della Torre di Cagliari per il Consiglio regionale sardo nel 2008».

Riproduciamo qui di seguito la prima parte della recensione che alla prima edizione della ponderosa opera ha dedicato, sulle pagine della rivista “Storia contemporanea”, n. 169, dicembre 1987, lo storico Gian Giacomo Ortu.

Gian Giacomo Ortu sui due volumi “L’antifascismo in Sardegna”

«Si conclude con questi due volumi, intitolati “L’antifascismo in Sardegna, a cura di Manlio Brigaglia, Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis (Cagliari, Della Torre, 1986, pp. 770), la collana “Documenti e memorie dell’antifascismo” in Sardegna che le Edizioni Della Torre, di Cagliari, avevano aperto nel 1975, in occasione del trentesimo anniversario della Liberazione.

E si conclude degnamente, poiché dopo la pubblicazione dei volumi sugli antifascisti “maggiori”, Lussu, Gramsci, Spanu e Corsi, quest’ultima opera offre, fra tutte, l’immagine più ricca e autentica della Sardegna di fronte al fascismo.

Anzi, la qualità più immediatamente percettibile, ed anche accattivante, dei due volumi su “L’antifascismo in Sardegna” sta proprio nella loro capacità di proporre, in un nesso inscindibile e di raffinata intelligenza narrativa ed analitica, la presentazione di una galleria ricca ed avvincente di biografie di protagonisti dell’antifascismo sardo e la ricostruzione degli episodi cruciali del movimento di massa nell’isola tra le due guerre mondiali: lo slancio autonomistico del primo dopoguerra, l’emigrazione economica e politica negli anni venti, il riemergere del dissenso popolare nei confronti del regime prima negli anni attorno al 1930 (che sono poi ovunque gli anni della grande crisi), e quindi ancora e più decisamente nel corso del secondo conflitto mondiale.

Si è notato che il libro propone una galleria di biografie individuali, ma sarebbe forse meglio parlare di “medaglioni”, di ritratti che prendono rilievo ora dal racconto autobiografico – come nel caso del comunista Giovanni Lay o del sardista Dino Giacobbe –, ora dalla messa in serie, scarna ma efficace,

dei dati archivistici e documentari – come per l’anarchico Tommaso Serra o per il repubblicano Silvio Mastio –, ora infine dalla vera e propria ricostruzione storiografica, come per il giellino Francesco Fancello o per il canonico tempiese Francesco Doranti. Ritratti che aprono sempre a squarci di storie di vita in cui scelte esistenziali e scelte politiche, privato e pubblico, fanno tutt’uno. Se la varietà dei registri scaturisce evidentemente anche dalla natura diversa e composita dei materiali utilizzati, il risultato finale è da un lato una composizione narrativa quanto mai mossa, dall’altro una sorta di itinerario collettivo, storico ed ideale insieme, alla libertà.

Ma si diceva anche che atteggiamenti e fisionomie individuali hanno il loro sfondo, la propria ragione storica, in fatti ed avvenimenti economici, sociali e politici. La ricostruzione di questi avvenimenti, o almeno il loro abbozzo, quando la ricostruzione vera e propria è stata impedita dalla carenza degli studi storici sulla società sarda del Novecento, è nel libro affidata alle introduzioni e alle schede dei vari collaboratori, e soprattutto ad una “cronologia del malessere”, contenuta nel primo volume, che è certo ancora frammentaria e incompleta, ma che apre a tutte le possibili ipotesi di approfondimento della vicenda della società isolana nel ventennio. E si dice “apre ad ipotesi di ricerca”, perché appunto di indagini a largo spettro sulla società sarda tra le due guerre mondiali ne esistono ben poche».

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11 commenti

  1. Ma state scherzando? “Finalmente”? È del 1986! Un lavoro su cui abbiamo studiato da alcuni decenni…

  2. Marina Moncelsi , prima di alzare il ditino, FINALMENTE si riferisce al fatto che prima del 1986, FINO AD ALLORA, le storie che sono state documentate nei due volumi non erano note perché non erano state studiate, non erano state quindi rese pubbliche e non erano perciò conosciute… Penso che il motivo di questo disinteresse in Sardegna fino a quella data si possa capire… In ogni caso, questo “ritardo” dell’ analisi storica sull’ antifascismo in Sardegna lo ho sentito esprimere dalla viva voce del professor Brigaglia, col quale avevo frequentazione anche dopo il liceo e al quale – dopo la pubblicazione di questi due volumi – ho fornito documentazione, attingendo dal patrimonio della Biblioteca “Sormani” di Milano, sulla famosa “battaglia di La Maddalena”, alla quale in questa opera ( che ho segnalato, nel sito di Tottus in Pari, nel contesto di una rassegna dedicata alle opere generali sulla storia sarda curate dal professor Brigaglia) sono riservate numerose pagine.

  3. Paolo Pulina, Con Brigaglia, che è stato il “mio” presidente quando eravamo in ISSRA, abbiamo discusso a lungo sulle ragioni di quel ritardo. Una di queste fu l’assenza in Sardegna di associazioni come l’ANPI (al 1986 esisteva solo l’UAPS) a cui fare riferimento, e ovviamente la stessa ISSRA da cui partì lo studio confluito nei due voll. Ma quel “Finalmente” appare nel cappello di questo articolo, e a quello mi riferisco.
    Da allora è stata fatta molta strada, e direi anche grazie a lui.

  4. Marina Moncelsi, Va bene, il FINALMENTE che compare nel titolo avrei dovuto farlo seguire dall’ anno 1986. Non l’ho fatto perché il 1986 come data della prima edizione dei due volumi compare poi nel testo quattro volte. In ogni caso, per quanto riguarda quest’ opera, non ci possiamo nascondere quale clima politico-ideologico avesse impedito fino al 1986 di ottenere da una Istituzione come il Consiglio regionale i cospicui fondi (altro che i tre milioni e mezzo di lire stanziati nel 1975 per l’avvio della ricerca!) per pubblicare in Sardegna le 77O pagine di questa ricerca a 360 gradi sull’ antifascismo sardo. Quando nel 1986 i volumi FINALMENTE uscirono, il professor Brigaglia mi raccontò degli ostacoli che era stato necessario superare tra il 1975 e i dieci anni successivi per arrivare alla pubblicazione. Perché lo fece? Perché io dopo Ploaghe, Sassari e l’Università Statale di Milano ero approdato dal 1974 in un piccolo paese dell’ Oltrepò pavese, zona in cui la parola RESISTENZA era scritta in lettere maiuscole e in cui il 25 Aprile era festeggiato a livello popolare come Grande Festa di Aprile senza che fosse necessario che venisse chiamato, come era successo alcuni decenni prima a Sassari, Franco Antonicelli a presentare il suo spettacolo dal titolo appunto di Grande Festa di Aprile. Per non parlare poi delle ricerche cominciate appena dopo la Liberazione dal nazifascismo sulle brigate partigiane che avevano operato in Oltrepò e sui loro combattenti e sull’ appoggio da essi ricevuto dai contadini e dalla popolazione in generale. Ecco il FINALMENTE del titolo del mio articolo rimanda emotivamente all’ empito di soddisfazione che, nel 1986, colsi nelle parole e nel volto del professor Brigaglia mentre mi porgeva orgogliosamente i due volumi.

  5. Paolo Pulina, Penso che ci tenesse davvero tanto. Ho trovato le lettere che scriveva a Raffaello Marchi sollecitando il testo (che poi comparve nel libro) sulla Maccioni, dove appunto spiegava le difficoltà e l’urgenza di pubblicare. Altri tempi, ahinoi! Abbiamo dovuto vedere le “giunte amiche”, come le chiamava sarcasticamente, per vedere buttati all’aria tanti sforzi..

  6. Manlio raccontava sempre divertito
    le storie di “antifascismo minore” più amene che erano emerse dalla ricerca. Come quella del tale che aveva scritto sulla facciata del Municipio del suo paese “Mussolini è una faccia di culo”.
    Due anni di confino.
    Al ritorno, il segretario gli fa “Beh, te li sei meritati”. “Certo, comunque Mussolini resta una faccia di culo”.
    Altri due anni.

  7. Aldo Brigaglia, Sai quante ne abbiamo raccontate? Come quella del tipo di O. a cui viene assegnato il confino (poi condonato) perchè era andato alle Poste a denunciare la mancata consegna della rivista a cui era abbonato… era un giornale anarchico dichiarato fuorilegge!

  8. Fu merito di Manlio Brigaglia. Lui li inventò, convinse l’editore e noi (nessuno, lui per primo, prese soldi), poi li curo’ con la consueta maestria , inventò veste editoriale e copertine, li presentò in giro dappertutto e ne fece un prezioso e primo studio collettivo dell’antifascismo sardo. Prima si conoscevano solo i capi, lui volle studiare gli antifascisti sconosciuti, perseguitati, incarcerati,bastonati, emarginati nella ignoranza totale dei contemporanei e poi degli storici sardi. Tutto questo fu fatto negli archivi, con quel rigore che insegnava a tutti.
    Perciò, caro Paolo, tu che lo hai conosciuto quando eravamo suoi studenti e lo hai amato hai fatto bene a riproporlo

  9. Guido Melis e dalle con la storia delle copertine. Le ho progettate e realizzate io, con i disegni a penna dei personaggi storici che Manlio aveva richiesto ad artisti sassaresi

  10. Un paio di copertine le feci anche io, una su Emilio Lussu ed un’altra su Velio Spano, se non erro, non posso controllare perché non ce li ho più.

  11. 2 volumi molto interessanti che possiedo da anni.

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