A UN ANNO ESATTO DALLA MORTE, RICORDO A QUATTRO VOCI, PRESSO IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO, DI UN INDIMENTICABILE MAESTRO, IL PROFESSOR MANLIO BRIGAGLIA

Da sin. Simonetta Castia, Costantino Cossu, Guido Melis, Flavio Sòriga
di PAOLO PULINA

Venerdì 10 maggio 2019, a un anno preciso dalla morte, commemorazione del prof. Manlio Brigaglia nel Salone del Libro di Torino.

Alle 13.30, presso la Sala Avorio, quattro voci hanno ricordato il multiforme ingegno del Professore. Dopo la proiezione di una parte del documentario RAI “Manlio Brigaglia,  80 anni di storia”, curato da Tonino Oppes, Simonetta Castia, presidente AES-Associazione Editori Sardi, ha  definito l’incontro-omaggio “un atto sentito” nei confronti del Professore col quale ha avuto la prima collaborazione per il volume scritto a quattro mani “Enrico Costa: lo scrittore e la sua città”, pubblicato nel 2009 presso la casa editrice Mediando di Sassari, di cui lei è titolare.

La seconda occasione è stata originata dalla preparazione del volume “Tutti i libri che ho fatto” in cui il Professore ha risposto a Salvatore Tola e a  Sandro Ruju – in lunghe sedute di intervista – sulla pluridecennale sua dedizione (con passione e curiosità) a tutte le fasi della lavorazione editoriale a vantaggio di moltissime pubblicazioni riferite a ogni aspetto della storia e della cultura della Sardegna.

Purtroppo il Professore non ha potuto vedere pubblicato questo libro per il quale aveva dato il “visto, si stampi”. L’auspicio della vedova Brigaglia, Marisa Buonajuto – ha detto la Castia – è che vengano pubblicati i testi delle “Memorie sassaresi”, rubrica settimanale seguitissima che il Professore ha curato per  “La Nuova Sardegna” dal 1994 al 2018.

Lo scrittore Flavio Sòriga ha raccontato dei suoi legami di affetto con l’amico “Manlio”, con il quale aveva un fitto quotidiano scambio di mail: lo aveva  conosciuto per aver abitato un inverno a Sassari nello stesso palazzo di Viale Umberto. A Sòriga piacerebbe che Brigaglia fosse valorizzato anche nell’Italia continentale, dove difficilmente – a suo avviso –  si possono trovare personalità alla sua altezza (ha citato Calasso, Fortini…), leggeri, ironici, autoironici come lui. E antiretorico: anche per ciò che riguardava la grandezza da molti vantata della storia della Sardegna e del suo popolo. Un uomo, Brigaglia, inoltre, di una generosità straordinaria, che non mai parlato male di nessuno.

Costantino Cossu, responsabile delle pagine Cultura/Spettacoli della “Nuova Sardegna”,  ha rievocato alcuni episodi degli anni dal 1971 al 1974, in cui, lui, allievo di Brigaglia al Liceo “Azuni”, ha potuto vederlo manifestare un coraggioso antifascismo, che gli attirò  anche qualche tentativo di aggressione fisica da parte dei rappresentanti del Fronte della Gioventù.  Sulla falsariga metodologica delle domande che Brigaglia poneva ai suoi studenti (“Perché Dante aveva usato le terzine per esporre la sua concezione del mondo?”), Cossu ha dichiarato che anche per lui la più importante delle domande cui  deve rispondere un  giornalista è proprio quella del “perché”? (anche,  per esempio, in tema di immigrazione…) 

Anche Guido Melis è stato “marchiato” dall’insegnamento, al Liceo “Azuni”, del Professor Brigaglia negli anni della rivolta studentesca. Brigaglia docente ha accresciuto in centinaia di alunni la capacità di lettura e di scrittura. Non era un erudito. Non faceva certo lezione in senso abitudinario. Offriva stimoli continui: parlava di Montale, di Eco, di Saussure…

Era un grande  comunicatore, qualunque mezzo usasse (radio; giornale; cinema: per i documentari di Fiorenzo Serra). Era dotato di una scrittura favolosa, insuperabile. 

Grande storico, cominciò tardi ad appassionarsi alle carte di archivio.  Ma la sua vita quotidiana si svolgeva tra le carte, per un impegno che si può così sintetizzare: “fare libri, fare libri, fare libri”. E tra questi il posto d’onore merita la sua “Enciclopedia della Sardegna” in tre volumoni.

Tutti gli interventi – compreso quello dell’editore Carlo Delfino – sono stati ravvivati da aneddoti gustosi, dal ricordo di battute sapide di un uomo eccezionale che oggi non c’è più ma che continua a vivere nella mente di chi lo ha conosciuto e che ha beneficiato del suo insegnamento (“che non morrà”…).

L’incontro nella Sala Avorio, curato da AES – Associazione Editori Sardi e Sulla terra leggeri, è stato replicato alla sera, presso la Sala San Massimo dell’Hotel NH Carlina, nella torinese piazza Carlo Emanuele II, a cura di AES e Associazione dei Sardi in Torino “Antonio Gramsci”.

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3 commenti

  1. Grazie complimenti
    Attilio Mastino Sassari

  2. SCHMITT Claude

    Dalla Francia mi unisco a l’omaggio. Apprezzavo molto Manlio come amichevole grande intellettuale sardo.
    Claude SCHMITT

  3. Giommaria Pulina

    La mia amicizia con Manlio Brigaglia, come già scrissi in altra occasione, risale al periodo in cui non era ancora nato. Era stata preceduta dall’amicizia di Salvatore, padre di Manlio, con mio zio materno Michele. I due, entrambi ragazzi del ’99, condivisero la prima guerra mondiale (zio Michele soldato e Salvatore sottotenente) dalla chiamata al congedo con i combattimenti, assalti alla baionetta (sette), freddo e sporcizia nelle trincee, vittoria finale e ritorno a casa. Manlio nacque tre anni dopo di me quando l’micizia tra i due reduci si era trasferita alle famiglie . Fece una carriera scolastica unica e rara saltando la 1^ e la V^ Elementare, la 3^ Ginnasio e la 3^ Liceo. Siccome anch’io saltai la 3^ Liceo lui mi raggiunse e ci maturammo antrambi neel 1944. Credo che indossasse i pantaloni lunghi il giorno che à andato a svolgere il tema di Italiano (Roma finalmente è stata liberata. Quali sentimenti ha destato in voi questo grande evento) Quando “saltai” la 3^ Liceo che mi seguiva era il padre Salvatore e quindi ci vedevamo tutti i giorni e ovviamente parlavamo di cose di Scuola- Un giono mi confessò: ” Tu in Matematica sei più bravo di me. Io non la capisco, la studio a memoria e prendo otto. Tu non la studi e prendi sette”. Un fatto che lui ricordò per tutta la viae lo raccontava spesso fu quando, nel periodo delle guerra, con i genitori e con fratello e sorella vennero un giorno a pranzo da noi a Ploaghe. A noi in quel periodo non mancava nulla mentre a Sassari il razionamento si faceva sentire. E Manlio raccontava: “facemmo un pranzo che durò tre o quattro ore, mangiando di tutto e abbondantemente. Indimenticabile” Passarono gli anni, il cugino Paolino Dettori (figlio di zia Cateria) intraprese la carriera politica (con grande successo) ed entrambi ogni tanto andavano a trovare zia Mariantonia (la mia mamma) non solo per salutarla ma per sollecitare dei voti per le successive elezioni. Si era laureato a 19 anni (laureato più giovane d’Italia), a 22 anni vinse il concorso a cattedra (il più giovane d’Italia) e iniziè la sua brillantissima carriera di docente, giornalista e scrittore. In quegli anni si prese il gusto di fare una radiocronaca di una partita di calcio, se non ricordo male a Ozieri. Siamo stati anche compagni di scuola, in V^ Ginnasio con il Prof. Sorighe. Poi lui al Liceo andò in sezione A mentre io continuai in sezione B. Potrei scrivere tanto altro ma quì mi taccio.

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