LA VERNACCIA, LA REGINA DEI VINI BIANCHI DI SARDEGNA

foto di Gianna Mazzei
di VIRGILIO MAZZEI

Negli articoli precedenti abbiamo visto il Re dei vini rossi – il Cannonau – e il Principe dei vini bianchi – il Vermentinoentrambi prodotti in Sardegna.

Questa volta, giusto per rimanere nell’ambito della “monarchia” enologica dell’Isola, parleremo della  Regina  dei vini bianchi sardi: la Vernaccia di Oristano.

La prima cosa da dire è che il cosiddetto vigneto Italia comprende più di un tipo di Vernaccia. I più importanti sono: Vernaccia di Oristano, Vernaccia di San Gimignano e Vernaccia di Serrapetrona. A noi però interessa, e tratteremo in questa sede, la Vernaccia di Oristano DOC.

L’origine di questo vitigno, da cui nasce il vino Vernaccia, si perde nella notte dei tempi. Il suo nome dovrebbe avere origine dal termine vernaculum,ad indicare che si tratta di una vite del posto, per cui dovremmo considerarla autoctona.

La leggenda vuole che sia stata Santa Giusta a fare dono di questa vite alla sua terra, in occasione della pestilenza di malaria. Grazie a questa vite, si otteneva un vino miracoloso in grado di curare le persone colpite dal morbo.

La “cura” efficace consisteva nell’associare chinino e vernaccia. La dose di vino non era prescritta, ma il Rettore di Nurachi diceva al Generale Lamarmora che la dose giusta era bere fino a diventare insensibili alla puntura delle zanzare.

Lasciando da parte la leggenda, pare che questo vitigno sia stato portato in Sardegna dai Fenici,attraverso il porto di Tharros; l’altra ipotesi è che sia giunto dalla Spagna. E non si esclude nemmeno la  possibilità  che sia stato traghettato in Sardegna in epoca romana.

Insomma, non si hanno elementi certi sulle sue origini. Di sicuro, e in maniera inconfutabile, sappiamo che la Vernaccia di Oristano è un pregiatissimo vino sardo, con caratteristiche diverse rispetto alle tipologie coltivate in altre regioni.

Questa vite è diffusa in un gruppo di comuni della bassa valle del Tirso e alligna su un terreno di tipo alluvionale, sabbioso, argilloso, che nel passato era particolarmente paludoso. Nell’enologia sarda la Vernaccia è nota anche come “l’oro della Valle del Tirso”, e l’impianto della vite è di tipo “alberello”.

Il primo cenno storico riguardante il vitigno Vernaccia risale al 1327, come riportato nell’antico libro di leggi “Breve di Villa DI Chiesa” del giurista Carlo Baudi  Di Vesme (1805-1877), oggi custodito nell’Archivio Storico Comunale di Iglesias.

E’ bene precisare che la Vernaccia non è un singolo vitigno, ma un vero e proprio ceppo di vitigni italiani a bacca bianca. Esistono anche tipi di vernaccia a bacca rossa, ma sono quelle a bacca bianca a rappresentare le qualità più pregiate, perché la loro coltivazione risale a tempi remoti.

La produzione della Vernaccia di Oristano DOC è stata regolata per primo dal DPR 11.8.1971, successivamente modificato per ultimo dal DM 7.3.2014.

Il relativo Disciplinare di produzione, prevede che il vino sia ottenuto esclusivamente dalle uve provenienti dal vitigno “Vernaccia di Oristano” coltivato nei 23 comuni prescritti dalla normativa vigente.

Il territorio riconosciuto per la produzione della DOC costeggia la riva settentrionale degli stagni di Mistras e di Mardini, fino al congiungimento con la strada provinciale di Cabras.

La produzione è fissata in 8 tonnellate di uva per ettaro di coltura specializzata, e la resa massima delle uve in vino non deve superare il 65%.

  Le tipologie di produzione sono:

  • Vernaccia di Oristano secco
  • Vernaccia di Oristano superiore
  • Vernaccia di Oristano riserva
  • Vernaccia di Oristano liquoroso dolce
  • Vernaccia di Oristano liquoroso secco.

La Vernaccia di Oristano è considerata un tipico prodotto dell’Isola, perché anche nella sua maturazione si comporta in maniera diversa dalle altre tipologie di uva.

Il suo vino – nei primi mesi di vita –  è fiacco, di colore sbiadito, insapore, si direbbe impresentabile. Dopo il secondo anno di permanenza in botti di rovereo di castagno, assume il colore giallo ambrato con piacevole bouquet, ed entra a far parte di quei vini adatti ad accompagnare piatti a base di pesce. 

Col passare degli anni, continua a migliorare le proprie caratteristiche organolettiche fino a raggiungere la sua massima pregevolezza e personalità attorno ai 10-15 anni. A questo punto, rientra tra i vini da dessert e da meditazione avendo raggiunto ormai una gradazione alcolica di 16-17 gradi.

Questa Vernaccia, si distingue dagli altri vini anche nel periodo della fermentazione, e nella prima parte di maturazione, perché vive in botti scolme protetta da un velo di lieviti – la flor – che permette al vino la giusta evoluzione, essendo questo vino destinato – per sua natura – a un lungo invecchiamento, fino a diventare un nobile tra i vini.

L’invecchiamento adeguato è di 8-10 anni. Deve permanere almeno 3 anni in botte per completare un giusto affinamento, ed essere così in grado di esprimere le proprie potenzialità.

La foglia di questo vitigno è orbicolare o pentagonale, di media grandezza, trilobata con seno peziolare a V aperto – e talvolta a U – lembo piano e bolloso, spesso; pagina superiore glabra, di colore verde cupo.

 Il suo grappolo è mediamente compatto, corto, cilindrico-conico.

Gli acini sono piccoli, di forma rotonda, con buccia sottile, delicata, poco consistente, molto pruinosa, di colore giallo dorato tendente al verde.  

Le sue caratteristiche organolettiche sono:

  • Esame visivo: colore giallo oro scuro, spesso tendente all’ambrato, brillante
  • Esame olfattivo: profumi molto variegati dovuti ai processi ossidativi durante l’affinamento in botte. Si avvertono note di mandorla amara, nonché aromi di fichi secchi, miele, nocciola e caramello.
  •  
  • Esame gustativo:sapori complessi, persistenti. Ritornano piacevoli finali di fichi secchi e mandorla amara, già avvertiti all’esame olfattivo.

La Vernaccia di Oristano ha una gradazione alcolica di almeno 15 gradi; con alcolicità di 15,5 viene etichettata “superiore” se il suo invecchiamento è stato di 3 anni.

Il tipo “riserva” richiede 4 anni di invecchiamento.

Il tipo “liquoroso” dolce necessita 2 anni di invecchiamento e una gradazione di 16,5, mentre il tipo “liquoroso” secco deve avere 18 gradi di alcolicità.

Questo vino, grazie alle sue particolari caratteristiche organolettiche si presta ad un’ampia gamma di abbinamenti.

Oltre al suo optimum come aperitivo, è particolarmente indicato per accompagnare malloreddus alla campidanese, zuppa gallurese e zuppa di pesce, nonché tutti i piatti a base di pescato. Con i gamberoni, poi, questo nobile vino rende delizia al palato. Provare per credere!

 Sono indicati anche i piatti a base di bottarga e i formaggi piccanti, anche quelli affumicati. E si presta soprattutto ad accompagnare dolci secchi a base di mandorle.

Come aperitivo va servito ad una temperatura di 8-10°C, mentre per l’abbinamento alle pietanze sarà servito ad una temperatura di 10-12°C.

Come vino da dessert è invece consigliata una temperatura di 10-14°C.

Per una ulteriore descrizione del valore e dell’unanime apprezzamento riservato a questo nettare, riteniamo opportuno riportare il giudizio espresso dal Prof. Sante Cattolini, Dirigente della Scuola Speciale di Viticoltura ed Enologia di Cagliari, in occasione del Seminario “La Vernaccia di Oristano” svoltosi nella omonima città il 15.5.2009:

“La Vernaccia di Oristano va giudicata con i sensi non con gli strumenti del chimico.

E’ il suo aroma che vale, è la delicatezza del suo assieme che ti conquista, è quel suo curioso sapore di frutta, di amarognolo, pieno di grazia, che non vi stanca mai, anzi vi seduce.

Uno dei più strani, uno dei più pregevoli, uno dei più desiderabili vini che la natura abbia mai elargito agli esseri umani”.

Non dobbiamo dimenticare poi che questo vino va servito in calici di media capacità, a tulipano ampio, per consentire ai commensali di apprezzarne la bontà sotto tutti gli aspetti. Il prodotto ha in sé i pregi per dimostrare il suo valore, chi lo serve deve però essere all’altezza della situazione, per non rovinare un momento di piacevole incontro conviviale tra amici.

Per concludere, diciamo che sarebbe ora – dopo tante promesse che da molti anni si ripetono ciclicamente – che si attribuisse la DOCG alla Vernaccia di Oristano. Si manifesterebbe un riconoscimento importante per il valore del prodotto, ma anche un giusto premio ai meravigliosi vignaioli della Valle del Tirso che, nonostante le varie crisi a cui sono andati incontro, hanno continuato e continuano caparbiamente a credere nei pregi di questo vitigno. Sono degli eroi che tengono alta la bandiera della loro Vernaccia.

Chissà se dio Bacco si prenderà la briga di intervenire! 

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2 commenti

  1. Marie José Mork

    Molto interessante. Grazie

  2. La vernaccia di oristano la puo giudicare sólo Chi ne ha gustato l’essenza!… Impareggiabile!!

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