LAUDATO SI': PAROLE SCRITTE DOMANI. IL PAPA RICORDA IL DISASTRO AMBIENTALE DI FURTEI

foto di Fabio Marras


di Vitale Scanu

Siamo proprio messi bene! Mentre una parte dell’umanità, a causa di un integralismo “religioso”, in nome di Allah si trova immersa in un oceano di sangue, nel terrore e nella barbarie più delirante che si sia mai vista sulla faccia della terra, l’altra parte è percorsa dall’estro di una paranoia folle: nuvole mortali di piombo ammorbano l’universo, kaimani avidi che si nutrono del sangue di milioni di vittime; “maestri” di pazzia, arroganti padroni del cielo e della terra, della vita e della morte, che pretendono di imporre regole alla natura, dove maschio-femmina, padre-madre, famiglia…, tutto credono in loro potere. E’ la folle vertigine del superuomo che produce un’intossicazione da paura, che sfrutta fino allo sfinimento la Terra. “Si vive in un mondo come in una polveriera in cui non è proibito fumare” (Dürrenmatt). E la terra non ne può più, sta collassando; ma la natura segue impassibile il suo comportamento ineluttabile. E succede quel che succede.

Si leva alta la parola serena e possente di Francesco, che, come un saggio paterfamilias, «estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13, 52) e indica l’unica via praticabile perché l’uomo non si estingua: secondo la parola immortale di Dio – egli dice – e da quanto risulta dalla ragione umana, occorre assolutamente cambiare vita: «Non devastate né la terra, né il mare, né gli alberi» (Apoc. 7,2). Che ne dite, ad esempio, della Sardinia Gold Mining di Furtei e del disastro ambientale che lei ha lasciato in eredità… ai Sardi? Deve finire questa storia: chi schiatta per l’abbondanza sfruttando i beni di tutti, causando rovine e distruzione, e chi muore di fame per la mancanza del minimo vitale. La terra e i suoi beni sono di tutti e per tutti. «Non uccidere» (Mat. 5,21): chi accumula ricchezza egoisticamente, senza un tornaconto sociale, toglie l’essenziale al povero, che ha il diritto di vivere: lo uccide. «Sulla terra c’è abbastanza di che soddisfare i bisogni di tutti, ma non abbastanza per soddisfare l’ingordigia di pochi», diceva Gandhi. Occorre iniziare un cammino enantiodromico globale, ossia di contro-tendenza, per non perire: non l’imperio di un profitto incontrollato, non la finanza del denaro che crea denaro, non l’ingordo capitalismo e l’adorazione dell’onnipotente Moloch, ma il sacro rispetto per l’uomo, innanzitutto, e per la natura.

La lettera di Francesco all’umanità, “Laudato sì”, è l’unica luce in questa “selva selvaggia e aspra e forte” (Inf. I, 5), il vademecum sicuro per un percorso ignoto che non ci appare per nulla rassicurante; una visione che trova un riscontro universale di assenso, tra cristiani, non cristiani, non credenti, perché basta la ragione per convenire su quelle parole logiche, chiare e forti; espressioni come chiodi di ferro. Sono parole come “numeri”, e sui numeri c’è poco da discutere. Che sono, nel contempo, il sublimato del Cristianesimo, per il quale Dio-Uomo-Creato risultano inscindibilmente legati: chi onora Dio rispetta l’Uomo e il Creato; chi rispetta l’Uomo onora Dio e rispetta il Creato; chi rispetta il Creato onora Dio e l’Uomo. Invertendo l’ordine dei fattori, il risultato non cambia.

Dire che l’enciclica di Francesco è “rivoluzionaria” perché compatta i poveri del mondo contro l’adorazione del “vitello d’oro”, che è la “magna charta”, la costituzione della futura umanità, che è la “rotta sicura da seguire”, che è “lo spartiacque” sul futuro del genere umano… è dire poco.

Sono parole d’oro scritte domani, la cui alternativa è tutt’altro che rallegrante per tutti.

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