A ORIJAS SULDAS … CAMBIA L’INTERLOCUTORE: L’ASSOCIAZIONE SARDA “GRAZIA DELEDDA” DI PISA E LE BUONE RAGIONI PER ESISTERE

il logo del sodalizio sardo di Pisa


dall’Associazione “Grazia Deledda” di Pisa

Ha ragione chi dice che le associazioni sarde in Italia sono un inutile fardello. Ha ragione chi pensa che le risorse economiche a queste destinate debbano essere orientate a chi, in Sardegna, ha perso l’impiego. Ha

ragione chi crede che la sopravvivenza di queste realtà non sia un problema in cima alla lista delle sue priorità, soprattutto se si occupa di lavoro in una terra che non è in grado di offrirne. Ha ragione, però, chi non conosce le associazioni sarde in Italia e nel mondo, non ha idea di cosa facciano, non ha sentore del valore sociale, economico e formativo che esse possiedono. Non ha ragione a discutere attualità e valore delle associazioni (badate bene, non circoli!) chi crede che l’emigrazione odierna dalla Sardegna sia quella di trent’anni fa, che necessità e aspirazioni di chi si avvicina a queste realtà siano le medesime e che il profilo dei soci, senza nessun tipo di classismo, sia lo stesso degli anni addietro. Pensare alle sedi sociali come meri luoghi di aggregazione innaffiati da birra Ichnusa e conditi da bottarga è qualcosa, se non offensivo, di molto lontano dalla realtà, per lo meno da quella pisana.

A Pisa, l’associazione culturale sarda Grazia Deledda, associazione che vanta un cospicuo numero di giovani iscritti, è unitamente riconosciuta come baricentro della promozione della Sardegna sul territorio, nelle più diverse forme, da enti ed associazioni non solo pisane. Uno sterile spaccio di alcolici e ravioli non avrebbe ricevuto il Premio speciale dell’Associazione Pisani doc, non sarebbe considerata parte integrante delle proposte culturali cittadine e provinciali da parte delle istituzioni locali, non attirerebbe pubblico durante gli eventi calibrati e mai autoreferenziali, non avrebbe ottenuto stima e riconoscenza dai destinatari delle diverse campagne di solidarietà sociale messe in atto fin dalla sua fondazione. Non ha ragione di discutere di valore e esistenza delle associazioni sarde, chi non sa che sono un momento di formazione per i nuovi emigrati sardi: giovani, con molte competenze, con diversi e ampi interessi, desiderosi di declinare la propria identità culturale secondo schemi moderni e fertili, facendo della propria particolarità un valore da spendere, anche in campo professionale. L’associazione Deledda ha avuto la prontezza di rispondere a questo “tipo di socio” con l’organizzazione di modalità d’accoglienza per chi studia fuori sede, eventi non settari, con corsi utili e, si lo dobbiamo dire, attuali.

Parlando sempre di giovani leve, come non pensare ai tanti giovani artisti che grazie all’associazione si sono potuti esibire oltre Tirreno, partecipare a importanti rassegne toscane, come non pensare ai tanti gruppi folk che ogni anno portano musica e passi di danza fuori dalla Sardegna, come non pensare alla promozione che viene fatta del Canto a tenore, patrimonio dell’umanità?

Non ci si pensa quando non si ha idea o non se ne vuole avere. Certo è che oggi, a Pisa, qualcuno in più sa chi erano Grazia Deledda, Antonio Gramsci, Emilio Lussu, Antonio Pigliaru, Giuseppe Dessì, Salvatore Satta ed Eleonora d’Arborea. C’è chi, grazie alla grande opera di promozione enogastronomica fatta durante la Festa della Sardegna, conosce prodotti e piccoli imprenditori sardi. Questo, alle orecchie di chi parla di valore e lo intende come qualcosa di meramente economico, dovrebbe suonare come un’opportunità sulla quale disegnare un progetto razionale di promozione, senza impegnarsi in mega store o grandi azioni pubblicitarie mal riuscite. Pensare alle associazioni come risorsa e non come fardello, approfittare della fitta rete in Italia e nel mondo per promuovere efficacemente, e con un notevole risparmio di risorse economiche, il territorio sardo, premiare le associazioni che propongono programmi innovativi attraverso bandi mirati e superare in questo modo la gestione irrazionale dei finanziamenti, può essere un’occasione per la Sardegna e per tutti i sardi.

Certo, le associazioni non sono tutte uguali, le iniziative proposte a volte guardano a un modello di divulgazione non al passo coi tempi e un sereno cambio generazionale alla guida di queste realtà potrebbe portare nuova linfa, ma tutte hanno certamente un valore da cogliere e mettere al servizio della Sardegna. Per il resto basta informarsi su queste realtà, dialogare o cambiare interlocutore.

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