INVASIONI DIGITALI NEL SEMINARIO ARCIVESCOVILE DI ORISTANO IL 3 MAGGIO


di Gian Piero Pinna

A Oristano il 3 Maggio, dalle 14 alle 16, nel Seminario Arcivescovile, “Invasioni digitali”. La città sarà “invasa” da curiosi e amanti del mondo social, interessati a rappresentare e raccontare sul web l’unicità del Seminario e della Biblioteca Arcivescovile, due beni culturali unici, vivi e vitali che molto possono dare alla crescita culturale di tutti coloro i quali vogliono conoscere “dal di dentro” questo luogo inaugurato il 1 maggio 1712 e intitolato a Santa Maria Assunta.

L’invasione digitale, prevista per il 3 maggio alle ore 16, è stata organizzata da Tiziana Tirelli e Stefano Cannas, e rientra nel progetto internazionale più ampio delle Invasioni Digitali, che mira “a diffondere la cultura digitale e l’utilizzo degli open data, formare e sensibilizzare le istituzioni all’utilizzo del web e dei social media per la realizzazione di progetti innovati rivolti alla co-creazione di valore culturale oltre che alla promozione e diffusione della cultura”.

L’evento di Oristano, nell’intenzione degli organizzatori, è finalizzato ad integrare la conoscenza di un bene difficilmente fruibile con la sua promozione online, utilizzando la passione degli “invasori digitali” e la loro propensione alla condivisione sui social, basata sull’empatia verso i luoghi e le emozioni che questi fanno scaturire in chi non ha paura di dire agli altri ciò che si prova durante visite ad alto tasso “culturale”.

L’evento si integra, e non si sovrappone, con il lavoro di tutte le persone impegnate in Monumenti Aperti, grazie ai quali anche gli invasori digitali, potranno visitare sia il Seminario che la Biblioteca Arcivescovile. L’appuntamento, per tutti colori i quali sono interessati a promuovere sui social l’esistenza ed il valore del Seminario e della Biblioteca è per le 15:45, i requisiti richiesti per la partecipazione sono: entusiasmo, presenza sui social (Twitter, Facebook, Instagram, Youtube, etc), l’utilizzo degli hashtag #invasionidigitali e #invasioniOR14, e l’essere armati di smartphone, tablet e macchine fotografiche, per condividere con il mondo intero la nostra grande bellezza.

Con l’invasione al Seminario e alla Biblioteca, avremo la possibilità di far conoscere al mondo, e di conoscere meglio noi stessi, un immenso patrimonio culturale che troppo spesso viene dimenticato e che noi stessi spesso ignoriamo. Il Seminario Tridentino di Oristano, intitolato alla Santa Maria Assunta, fu inaugurato il 1 maggio 1712 dall’Arcivescovo Mons. Francesco Masones y Nin. L’edificio originario, di modeste dimensioni, venne rivisto e ampliato nel corso dei secoli per farne una struttura più grandiosa e più adatta sia ad accogliere i numerosi giovani chiamati al sacerdozio, sia perché potesse diventare un importante punto di riferimento per l’intera città di Oristano. Sul finire del Settecento venne completato il braccio orientale, mentre negli anni ‘30 dell’Ottocento si inaugurò il braccio occidentale, nel quale si trovano la Cappella e la ricchissima Biblioteca. Successivamente, la struttura venne ulteriormente abbellita, con la costruzione della doppia rampa in calcare bianco nell’ingresso principale, e ampliata, con l’aggiunta di un attico.

Trascorsi tre secoli di storia, il Seminario Tridentino si presenta oggi ai turisti e agli oristanesi, come un imponente complesso architettonico dalla facciata austera in pietrame e mattoni in cotto, accanto alla Cattedrale di Oristano, che va a chiudere a sud la bellissima Piazza Duomo. Grazie alla grande attenzione riservata ad arte, archeologia, e al gusto del bello da parte dei diversi Arcivescovi che si sono succeduti, l’istituto ha raccolto al suo interno un importante patrimonio culturale di inestimabile valore. Dal punto di vista artistico, hanno lasciato la loro impronta nel seminario numerosi ingegneri conosciuti a livello nazionale, quali Giacinto Marciotti e Giuseppe Cominotti, e il più importante pittore sardo dell’Ottocento, Giovanni Marghinotti. Il seminario, inoltre, raccoglie al suo interno dei reperti dell’antica città di Tharros e va ad inserirsi a pieno titolo nel clima del collezionismo ottocentesco, caso singolare nella Sardegna del tempo. Sono infatti di grande rilevanza il patrimonio di tessuti da collezione, dipinti e incisioni, sculture e arredi, sussidi didattici e strumenti scientifici, fino ad arrivare alle armi bianche. In ultimo, merita un cenno particolare la preziosissima biblioteca, che può vantare numerosi incunaboli e cinquecentine, una Bibbia poliglotta, e dei volumi de L’Encyclopédie des Sciences.

Per informazioni sull’evento Tiziana Tirelli 3488747596 @tiztire Stefano Cannas 3404108081 @steci86

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