di Cristoforo Puddu
In questi momenti di collettivo dolore e sofferenza – per l’immane calamità
che ha travolto la Sardegna e seminato morte
nei nostri abitati – dobbiamo, pur pensando ed operando con senso di estrema solidarietà nell’immediato,
coltivare in cuor nostro la speranza e i segni di
un futuro di riscatto e rinascita comunitaria, attraverso il nostro patrimonio identitario e di cultura.
E proprio in questo senso, colgo ed accolgo positivamente la notizia della candidatura della Città di Cagliari a Capitale
Europea della Cultura 2019; oltre la città sarda figurano
preselezionate finaliste, e quindi si contenderanno il titolo di “Capitale”,
anche Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena. Una giuria europea
definirà la scelta nell’ultimo trimestre 2014; la città selezionata ospiterà
manifestazioni e potrà contare di una grande visibilità internazionale con
conseguenti benefici di carattere culturale, sociali ed economici. L’iniziativa
europea, nata nel 1985 con il nome di “Città europea della cultura” e su
proposta ideale dell’attrice-cantante e politica greca Melina Mercouri (Atene, 18 ottobre 1920 – New York, 6 marzo 1994),
a partire dal 1999 è stata ribattezzata “Capitale europea della cultura”. I Paesi
ospiti (nel 2019 l’Italia e la Bulgaria) sono designati con sistema di
alternanza tra tutti gli Stati membri dell’Unione europea. I fondamentali
criteri di programmazione che, secondo le indicazioni dell’Unione, una città
candidata deve soddisfare, sono principalmente due: la dimensione europea e la città
e i cittadini. Cagliari, se supportata
dall’intera Isola, ha enormi possibilità per vincere il confronto e
proporsi come “Capitale 2019”. Può già
disporre e mettere in campo il ricco patrimonio culturale cittadino (musei,
pinacoteche, biblioteche, archivi, monumenti, siti archeologici, teatri, la
rete universitaria, etc.), i rappresentativi e vitali quattro quartieri storici
di Cagliari (Marina, Stampace, Castello, Villanova) e la genuina e naturale
accogliente ospitalità della Città