E LA REGIONE SARDEGNA SPENDE ANCORA CENTINAIA DI MILIONI PER IL "GRANDE TUBO": IL SOGNO DEL METANO E' COMPROMESSO


di Marco Mostallino

Il sogno del metano è “compromesso” eppure la Regione decide di spendervi
ancora centinaia di milioni per una rete che non distribuirà mai quel gas
nelle aziende e nelle case dei sardi. I ritardi nella realizzazione del
gasdotto che avrebbe dovuto portare il combustibile dall’Algeria alla Sardegna
e poi all’Italia, il Galsi, sono enormi: l’avvio dei lavori era previsto per il
2013-2014, ma nemmeno un operaio si è mosso finora. E una data nuova non esiste
per il “grande tubo” già costato alle casse pubbliche (tra Stato, Regione e
Comuni sardi) 661 milioni stanziati
nelle delibere che il Cipe (il comitato dei ministeri economici) ha preso tra
il 1999 e il 2006. Di fronte a una simile situazione, e in assenza di un Piano
energetico regionale sardo, qualunque “buon padre di famiglia” metterebbe uno
stop alle spese, ai pagamenti, in attesa di ridefinire la situazione. Invece,
nella delibera 47/39 del 14 novembre scorso, la Giunta fa esattamente il
contrario: decide di accelerare i
pagamenti per gli appalti della rete gas sul territorio, così da
alleviare la “sofferenza” delle imprese che stanno dotando tutti i Comuni sardi
di tubi che non trasporteranno mai il metano.  Nella delibera, firmata
dal vicepresidente Simona De Francisci (il presidente Ugo
Cappellacci era assente alla riunione) si legge chiaro e tondo che “il ritardo
prolungato e la mancanza di certezza circa i tempi di realizzazione del gasdotto
algerino stanno di fatto compromettendo
la realizzabilità dell’intero progetto”. Ma nonostante questo, la stessa
delibera spiega che per “alleviare le sofferenze” delle aziende private che
costruiscono la rete, i pagamenti verranno accelerati e saranno erogati non più
al raggiungimento del 50% dei lavori appaltati, ma al 20%: ciò significa che le imprese,
che alla fine sono una sola,
vedranno tutti e subito i denari per lavori che non serviranno a nessuno.
L’azienda che beneficia di tutto questo è un colosso dei servizi idrici,
energetici e ingegneristici: si tratta del gruppo emiliano Cpl Concordia, una delle corazzate di
Legacoop, vincitore di tutti gli appalti in Sardegna, dove ha costituito una
ventina di società satelliti proprio per gestire la gran mole di appalti legati
al Galsi. C’è una dichiarata comunanza di aspettative ed intenti tra i bisogni
di Cpl Concordia e la delibera regionale. Nel “verbale di assemblea speciale”
dei soci di Cpl, del 19 giugno 2012, si legge tra l’altro che nel 2011 il gruppo
non ha fatto utili e che, come tutte le imprese, ha avuto problemi di accesso
al credito, trovandosi così in difficoltà a finanziare i suoi cantieri nati
dagli appalti sardi, banditi dai Comuni come gestori di quattrini propri, di
Stato e Regione. Così, Cpl dice di aver ottenuto dalle banche solo
“finanziamenti temporanei” “in attesa di chiudere il progetto complessivo della
metanizzazione della Sardegna”. Chiede
soldi svelti, il colosso di Legacoop, e con la delibera del 19 novembre scorso
la Giunta glieli concede, proprio – spiega il testo della Giunta – per
superare le difficoltà “di accesso al sistema creditizio da parte dei
concessionari viste le mutate condizioni di accesso al credito rispetto al 2005
anno di avvio del progetto”. Quasi le stesse parole usate dall’assemblea dei
soci di Cpl per sollecitare un aiuto che poi è arrivato. I tempi del Galsi sono
ormai imprevedibili, e il progetto – lo dice la stessa Giunta – appare quasi
compromesso. Ma la rete va avanti, come la costruzione della carrozzeria di una
automobile che non avrà mai motore. Allora il pensiero è che magari, quei tubi,
possano portare un altro tipo di gas. Bene, ma quale? Nessuno, probabilmente.
Perché, ancora nella recente delibera, è la stessa Giunta sarda a spiegarlo,
quando afferma che “occorre rilevare che, se pur vero che le reti possono
essere alimentate anche con GPL, dalle indagini effettuate tra i concessionari
appare evidente che i prezzi praticati
in Sardegna non rendono competitiva la risorsa, a vantaggio di altre
fonti energetiche disponibili sull’isola di minor costo”. Insomma, è la
conclusione del governo regionale, è più conveniente usare corrente o gasolio,
magari il carbone, ma noi acceleriamo i pagamenti per una ragnatela di
tubazioni costosa e quasi certamente destinata a restare vuota o quanto meno
sotto utilizzata. Che senso ha, qual è
l’interesse pubblico, delle imprese e dei cittadini sardi? Cpl
Concordia, nata da una antica cooperativa edile romagnola sorta a fine 800, è
oggi un colosso, con sede a Concordia (provincia di Modena) e con un fatturato di 413 milioni di euro,
prodotti tramite cantieri, gestione di reti idriche, elettriche e di gas,
centrali energetiche e appalti in Europa, Africa, America e Asia, con settanta
società controllate in Italia e nel mondo e oltre 1600 addetti. Il gruppo ha vinto appalti del Galsi per
centinaia di milioni, banditi da singoli Comuni o dai “bacini”, consorzi
di paesi riuniti proprio per lo sviluppo del gasdotto che forse mai sorgerà.
L’importo degli affari del gruppo nell’Isola è impressionante, praticamente
ingloba quasi tutto lo stanziamento Cipe. Basta pensare che le società
controllate e create ad hoc da Cpl in Sardegna, per il “progetto
metanizzazione”, sono almeno 17, in gran parte identificate dal nome “Fontenergia” e da
un numero successivo. Per dare la misura del giro d’affari, basta dire che la
sola “Fontenergia 7”, vincitrice degli appalti per Ittiri, Cargeghe, Muros, Ossi, Tissi e altri
piccoli paesi del Sassarese, ha vinto appalti per 16 milioni di euro. Per Alghero
e Olmedo “Fontenergia 6” incassa 12,8 milioni di denaro pubblico. Cifre, queste, più o meno analoghe per
ciascuna società e che quindi vanni moltiplicate per 17, numero delle spa che
il gruppo multinazionale modenese ha costituito per il Galsi. Questa galassia
dedicata agli appalti sardi è stata poi posta sotto il controllo di una
capogruppo chiamata Ichnusa Gas spa, mentre nei lavori pubblici pagati da Regione sarda e Comuni isolani opera anche
un’altra azienda del gruppo, ovvero “Sarda
Reti Costruzioni srl”, dove Cpl è dentro con il 33%. Quest’ultima
società è davvero interessante, nell’economia della situazione. “Sarda reti
costruzioni” opera infatti nell’imbottigliamento del gas Gpl, ovvero quel
combustibile che la stessa Giunta regionale indica come alternativa, seppure
più costosa e scomoda, al metano che dovrebbe passare per le reti che il
colosso di Legacoop costruisce in Sardegna. In questo modo Cpl Conordia è al sicuro: sarà lei a gestire
il metano, se mai arriverà nell’Isola, mentre in caso contrario si consolerà
col Gpl, nel cui mercato sardo è già presente. A questo progetto, con la
delibera del 19 novembre, la Giunta regionale ha dato un sostegno, decidendo di
anticipare i pagamenti dal 50% di avanzamento dei lavori al solo 20% di opere
realizzate. Proprio del “alleviare le sofferenze” di una multinazionale che
senza l’ossigeno dei quattrini pubblici non riuscirebbe a completare il suo
progetto il quale, più che di metano, odora di monopolio in fieri.  Intanto
il progetto del Galsi, circa ottocento chilometri di gasdotto, è quasi
compromesso. Lo dicono i rumors del mondo energetico finanziario, lo scrivono i
giornali algerini i quali parlano di un gasdotto sull’orlo dell’abbandono. E lo dice, nella sua delibera, la
Regione, che della vicenda è protagonista: attraverso la sua finanziaria Sfirs,
partecipa per con l11,6% al consorzio Galsi, dove gli altri soci sono la
compagnia statale algerina Sonatrach (41,6%), Edison (20,8%), Enel Produzione
(15,6%) e la municipalizzata bolognese Hera (10,4%).  Il Galsi sembra destinato al tramonto perché lo scenario dell’energia è profondamente
mutato rispetto al 1999, quando lo Stato, la Regione e il Governo
algerino vararono i primi accordi. L’Italia è ancora oggi il primo acquirente
di gas algerino, grazie alla rampante presenza nel Paese nordafricano di Eni,
Enel e altri gruppi. Ma la domanda, a causa della crisi, è “mostruosamente
calata – spiega un manager di una multinazionale energetica” mentre il metano algerino affronta la concorrenza
dell’offerta energetica russa. Il presidente Vladimir Putin, tra gli
affari conclusi durante la sua visita in Italia di questi giorni, ha benedetto
anche lo sviluppo di “South Stream”, flusso del Sud, il “tubo” che dovrebbe
portare anche in Italia il gas prodotto dalla Federazione Russa. Ed oggi,
Palazzo Chigi, ha nel complesso più interesse a larghe intese con la Russia piuttosto che con l’Algeria, dove tra
l’altro gli affari di Eni ed Enel (entrambe statali) provocano i malumori del
Governo di Parigi e delle compagnie energetiche francesi, che considerano
ancora “roba loro” il mercato di gas e petrolio dell’ex colonia nel Maghreb.
Problemi e accordi internazionali mutati ma, soprattutto, una domanda di gas ed
energia sempre più ridotta (a causa della crisi) a fronte di un’offerta ancora
più ampia (gli accordi con la Russia) sembrano la pietra tombale sul progetto
Galsi, tanto che persino i comunicati del Consorzio sono fermi al 2011. E la
lapide l’ha già scolpita la Giunta regionale, col riconoscimento di quei
ritardi che “stanno di fatto compromettendo la realizzabilità dell’intero
progetto del gasdotto algerino”. Ma in attesa della morte del Galsi, la Regione
ne distribuisce in fretta l’eredità al colosso di Legacoop emiliana.
 
 

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3 commenti

  1. NO, NO, NO, NESSUN SARDO LO VUOLE. è SOLO PER L’EUROPA, NOI RIMARREMO SEMPRE CON UN PALMO DI NASO

  2. non è vero che nessun sardo lo vuole ,leggete il progetto e valuterete di persona quali potrebbero essere i vantaggi per i sardi.Ho visto resistenze da parte di alcuni cittadini solo perchè passand per il proprio terreno ne comprometteve l’uso per 70 cm di scavo!!vogliamo finirla con gli interessi personalistici e ragionare una volta per tutte con lungimiranza e ricerca di un bene collettivo e per tutti??

  3. Giampaolo Pinna

    mi sto’ chiedendo ancora se noi sardi abbiamo le idee chiare, oppure siamo.. o vogliamo essere ancora quell’isola…come tutta l’italia continentale ci deffinisce! "SOTTOSVILUPPATI!!!" la vogliamo smettere di autolesionarci tra di noi? e ragionare di piu’ col cervello? non so darmi pace, che ci sia la maggioranza di sardi che non riescano a capire l’importanza del gasdotto?….ma! c’e’ da dire anche; se il gas dovrebbe solo transitare nell’isola a scoppo di lucro continentale, allora il gas che passi pure fuori dall’isola!! questo che sia chiaro a tutti.

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