LA SCOMPARSA DI ANTONI PAZZOLA, CANTADORE DI SENNORI E VOCE MELODIOSA DELLA POESIA A BOLU

Cristoforo Puddu con Antoni Pazzola


di Cristoforo Puddu

Antoni Pazzola, una delle voci più autorevoli e stimate della tradizione poetica sarda estemporanea, è scomparso giovedì scorso a Sassari. Ottantaquattrenne, aveva vissuto l’ultimo decennio in un doloroso e sofferente silenzio, segnato dalle conseguenze imperdonabili di un ictus. Di seguito riproponiamo il pezzo pubblicato circa due anni fa per onorare l’arte e la carriera, oltre che per attestarne anche la stima personale,  di  uno dei massimi rappresentanti  della poesia estemporanea. Adiosu, caru tziu Antoni

I  poeti estemporanei della terza generazione, seguendo le orme de sos mazores Antoni Cubeddu (ideatore della storica gara ufficiale in Piazza Cantareddu, a Ozieri, il 15 settembre 1896) e Gavinu Contene, ci hanno accompagnato con memorabili disputas in otada per tutta la seconda metà del “secolo breve” e i primi anni del “nuovo millennio”. Le classi di cantadores nati tra gli anni ’20 – ’30, a cui hanno fatto da collante generazionale e formativo i più anziani Remundu Piras, Peppe Sozu, Zuanne Seu e Barore Budrone, rispondono ai nomi di Bernardu Zizi (Onifai, 1928), Antoni Pazzola (Sennori, 1929), Franziscu Sale (Mara, 1932), Franziscu Mura (Silanus, 1933) e Marieddu Masala (Silanus, 1935).

Credo di aver scoperto e avuto “l’iniziazione” alla poesia attraverso le immancabili gare d’improvvisazione in limba che, durante la mia infanzia a Illorai, animavano le serate di festa in onore di Santu Nicolau de Tolentinu e per il patrono Santu Gavinu. Seguivo le disputas in compagnia di mio padre e di nonno Puddu (poeta a taulinu, noto a livello locale per le frequenti composizioni satiriche e d’occasione) in una piazza municipale gremita all’inverosimile di appassionati e competenti; i cultori della rima provenivano, oltre che dai diversi centri goceanini, anche dal Logudoro, Marghine e Nuorese. Ricordo, confusamente e lontano, un “acceso” scambio poetico tra l’illoraese Zuannantoni Carta e Barore Sassu (quest’ultimo, al culmine dell’irritazione, arrivò a rivendicare un intervento risolutore della “forza pubblica sul palco”) ma soprattutto la chiara voce melodiosa del “mio” cantadore Antoni Pazzola che, proprio in quegli anni ’60, iniziava a furoreggiare anche nelle registrazioni in vinile, di garas e modas, con Zizi e Masala. I dischi del trio Zizi-Masala-Pazzola, forse edizioni Tirsu, erano ambiti dai nostri emigrati che ne facevano preziosa incetta, come con i prodotti tipici e della tradizione, per rinverdire la memoria di consolatorie gare “a lughe de luna” nelle città del disterru europeo, americano e della lontana Oceania.

Antoni Pazzola nasce il 5 giugno del 1929 a Sénnaru, paese della Romangia dalle grandi tradizioni poetiche in logudorese; la madre stessa è una straordinaria atitadora di fama. Il debutto sul palco è proprio nel suo paese natale: il 22 luglio 1950 in occasione della festa di Santu Luisi e in compagnia dei già affermati cantadores Barore Budrone (Bonnanaro, 1905-2004) e Zuanne Seu (Chiaramonti, 1915-2000). Diviene ben presto -grazie alla voce piacevole, al “verso rimato e misurato” e al caratteristico coinvolgimento del tenorea donzi joba ‘e versos”- una richiesta presenza in tutte le piazze sarde, dove si esibisce principalmente con Zizi, Masala, Piredda e Seu. La fama delle dispute sarde, sempre di qualità e carattere, proiettano Pazzola verso i palchi allestiti  dall’emigrazione isolana; colleziona tantissime memorabili gare per i nostri conterranei nel mondo e una proficua trasferta anche in Australia. A Sennori, dove ha svolto un’apprezzata attività politica (consigliere e assessore) e culturale (componente di giuria del premio “Romangia”, fondato dal poeta e vocabolarista Tonino Rubattu, e sostenitore delle arti figurative), ha festeggiato pubblicamente, nel dicembre del 2000, i cinquant’anni di attività poetica sui palchi e da alcuni anni a rinunciato alle gare ufficiali.  Il fascino per garas e poetes  conserva vivo interesse e resiste principalmente, con l’unicità di un inestimabile patrimonio culturale, nell’area centrale della Sardegna.

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