L'ATTENZIONE SUI FLUSSI VERSO L'AMERICA LATINA: STUDIARE L'EMIGRAZIONE SARDA CON I LIBRI E I PROGETTI DI RICERCA DEL CENTRO STUDI "SEA" DI VILLACIDRO


di Maria Luisa Gentileschi

Cresce la mobilità delle popolazioni e aumenta l’interesse a conoscere gli spostamenti di oggi e del passato, i loro esiti e mutamenti. Anche in Sardegna. I libri sull’emigrazione sarda in America Latina editi dal Centro Studi Sea sono arrivati a tre, distribuiti in anni recenti: “L’emigrazione sarda in Argentina e Uruguay, 1920-1960″, uscito nel 2006, “L’emigrazione dalle isole del Mediterraneo all’America Latina fra XIX e XX secolo”, del 2009, “L’emigrazione in America Latina dalle piccole isole del Mediterraneo occidentale”, del 2012. La collana, diretta da Martino Contu, raccoglie i risultati delle ricerche prodotte dall’Osservatorio Provinciale sui  Flussi Migratori (Medio Campidano) e dal medesimo Centro Studi, che ha sede in Villacidro.Non mancano apporti da altri paesi, tuttavia i contributi pubblicati sono per lo più opera di studiosi sardi, i quali hanno fatto ricorso al materiale reperibile presso varie fonti: gli archivi comunali, i Registri comunali dell’emigrazione, i dati dell’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). A fronte di questi dati, spesso lacunosi, per un certo verso più soddisfacenti sono apparse le storie di vita ricostruite attraverso contatti con gli anziani dei paesi sardi oggetto dell’indagine, dai quali si sono ottenuti fotografie, notizie, documenti. Infine, numerose interviste hanno raggiunto gli emigrati e i loro familiari nei Paesi sudamericani. Il progetto include la collaborazione con il CEMLA (“Centro de Estudios Migratorios Latinoamericanos”) di Buenos Aires e proprio presso l’archivio informatizzato di questo centro si sono reperiti i nominativi di vecchi emigrati sardi, dai quali si è poi risaliti ad altri sardi emigrati di prima e di seconda generazione. Un’opera utile anche per raccordarsi con altri studi recenti riguardo all’emigrazione sarda, anzitutto quelli effettuati da ricercatori del Centro Studi, come Giampaolo Atzei, Raffaele Callia, Martino Contu, Manuela Garau e Monia Gemma Manis, nonché i lavori di Lucia Capuzzi, Margherita Zaccagnini e Maria Luisa Gentileschi, pubblicati in diverse occasioni e tempi. Per tenersi al corrente di progetti e attività, si può seguire la rivista online del gruppo, dal titolo “Ammentu” (http://www.centrostudisea. it/ammentu/).I comuni di partenza, nel caso del primo volume, sono Serrenti, Sardara, Pabillonis, Guspini, in riferimento ad una prima fase di partenze, collocabile tra fine Ottocento e gli anni ’20, e poi il periodo della “nuova emigrazione” degli anni Cinquanta, ma ci sono anche casi relativi a partenze precedenti. I paesi di arrivo sono l’Argentina e l’Uruguay. Nel primo di questi volumi abbiamo una quarantina di interviste. Quasi sempre si è trattato di partenze dovute a ragioni economiche. Spostando la ricerca in Argentina, emerge la notevole consistenza di alcuni circoli sardi. Per esempio il “Cìrculo sardo del Nordest Argentino”, contava, alla data dell’inchiesta, ben 1.000 soci, tra emigrati, loro parenti e discendenti. Il numero dei soci appare elevato anche perché include i nomi dei figli e dei coniugi non sardi. Si susseguono quindi le tante storie di vita degli emigrati, quasi una dizionario biografico. Un aspetto interessante è la narrazione delle forme di solidarietà che venivano messe in atto tra emigrati, specie verso i nuovi arrivati, come l’aiuto a trovare lavoro o la prima ospitalità in casa. È così che l’esodo assume una configurazione per gruppi. A volte alla base c’era pure la comunanza di idee politiche, nella fattispecie l’antifascismo. Qualcuno riusciva a viaggiare gratis e, una volta arrivato a Buenos Aires, poteva fruire dell’ostello per i nuovi arrivati, luogo di incontro e collaborazione. Ma perlopiù l’aiuto dei già inseriti era fondamentale per la riuscita della migrazione. L’associazionismo si espandeva, con le società di mutuo soccorso. Proprio da questi racconti ci si fa l’idea che il senso di appartenenza, la ricerca del contatto e del reciproco aiuto fossero componenti importanti della vita degli emigrati sardi della prima metà del ’900, certo più di oggi. Il secondo volume è dedicato agli atti di un convegno tenutosi a Villacidro nel 2006. Vi hanno trovato spazio le microstorie degli emigrati, a volte inserite in temi di ampio respiro, come l’invertirsi dei flussi migratori che, stavolta in partenza dall’Argentina, riportano in Europa i discendenti dei vecchi emigrati. Non solo i profughi, per motivi politici, ma spesso i giovani, di origine italiana, che vogliono rifare a ritroso il viaggio dei loro padri o nonni, magari non per tornare nella terra di origine, ma per spostarsi in Paesi diventati mitici per chi cerca condizioni di vita migliori, quelli dell’Europa nord-occidentale o gli Stati Uniti e il Canada. Oggi si va spesso a scuola di lingua italiana in Argentina, per prepararsi a fare il viaggio a ritroso, e si fa domanda di cittadinanza, tuttavia non pochi oriundi italiani si dirigono per esempio verso la Spagna, cui unisce la comunanza linguistica con l’Argentina. Infine, il terzo volume è destinato ai movimenti migratori delle piccole isole intorno alla Sardegna, Sant’Antioco e San Pietro, ma anche in partenza da Caprera, Formentera, il Giglio. Le piccole isole, che sembrano avere in comune i connotati di un’insularità più accentuata, in realtà così diverse l’una dall’altra, sono un mondo mobile. La rassegna dei cognomi degli emigrati ci dimostra la rimessa in movimento di antiche famiglie migranti, quasi un destino intergenerazionale di mobilità. Pescatori che vanno a pescare in mari lontani, marittimi che si fanno assumere da flottiglie straniere, pescatori che arrivano da altre regioni. “Somo italianos y argentinos”. La frase, in bocca a uno di questi emigrati, ci parla di vite divise tra due Paesi, forse anche di vite umanamente più ricche. Ne trapela un desiderio di integrarsi, di accettare il nuovo mondo. Non si indulge facilmente, in questi racconti, all’autocommiserazione così frequente tra gli emigrati: si parla un po’ di tutto, di quello che è andato male, ma soprattutto delle conquiste, del lavoro, della casa, chissà, del ritorno, oppure soltanto di un viaggio di turismo della memoria. L’opera paziente dei ricercatori che hanno raggiunto queste vite “disperse” e ricostruito dalle loro frammentarie storie di vita i dettagli del popolamento di ampi territori getta ponti tra popoli geograficamente lontani, ma culturalmente assai prossimi.

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2 commenti

  1. Claudia Loi (Barcellona)

    Molto interessante.

  2. Circolo "Grazia Deledda" (Mar del Plata)

    Questo libro sull’iemigrazione sarda in Argentina e Uruguay, di Martinu Contu, é stato presentato anche a Sardara, dove sono nata !!!!!!!!!

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