di Tonino Mulas
Cara Francesca, mi dispiace moltissimo. Capisco, (ma non condivido) la tua scelta: ti sei sentita in minoranza e non hai potuto far passare le tue idee. Capisco anche quanto sia stato pesante e logorante il tuo impegno. Non dirlo a me, che ho fatto, per 9 anni, il Presidente di una Associazione di ben 70 circoli. Ma questa è la pratica difficile della democrazia. E tuttavia non sono proprio contento, anche per il rispetto e l’amicizia che ti porto. Questo è un momento difficile per il mondo dell’emigrazione, che oltre alla crisi generale deve rispondere a un disinteresse palese nel mondo della politica sarda. Questo è il momento della resistenza e della lotta per evitare che la rete dei circoli sardi sia smantellata e che una lunga, e tutto sommato, buona storia finisca ingloriosamente. Certo ci sono le difficoltà interne: ne abbiamo discusso nel vostro Congresso e nel recente Congresso della Fasi, ma ci sono soprattutto oggi le scelte politiche e i tagli dei finanziamenti. A questo proposito si dice ‘primum vivere deinde filosofare’: chi accusa il “ primum vivere” di opportunismo e conservatorismo è un ipocrita, perchè l’esperienza di questi anni ci dice che un circolo chiuso non riapre più (Parigi, Bruxelles, Vancouver, Toronto ecc.). Alla faccia delle promesse assessorili. E poi filosofare vuol dire discutere per poi agire, non per chiacchierare. Noi della Fasi lo stiamo facendo, nel senso del cambiamento, da almeno 16 anni. Talvolta con delusioni e insuccessi. I nostri circoli sono in grande maggioranza centri di accoglienza e socialità, ma anche e soprattutto centri culturali e di promozione. Il loro bilancio non si basa sul solo contributo regionale, nel qual caso sarebbero già chiusi. Chiunque veda la promozione fatta in passato dai vari Esit, Isola, Agricoltura, ecc. sa quanto questa costi. Noi siamo un fattore di risparmio. Vorrebbero si trasformarci tutti quanti in enti di promozione commerciale, ma senza darcene la possibilità e le risorse. Ritengo che promuovere la Sardegna sia prima di tutto un obbligo morale, ma innestato sulla solidarietà e sul volontariato, facendo un salto sulla qualificazione. Sono quindi per investire in formazione; anche per favorire il tanto invocato e necessario ricambio, rispetto al quale tutti , e proprio tutti, facciamo fatica (meglio di tutti ha fatto finora l’Argentina, con la 2^ e 3^generazione. Anche noi meno male, abbiamo salutato all’ultimo Consiglio Nazionale altri 2 nuovi presidenti sotto i 40 anni). Sono anche, finchè funziona, per tenere in piedi la comunità dei soci e le sedi, magari sperimentando soluzioni nuove, capaci di collaborazione e aggregazione nuova, come ha fatto ottimamente Montreal chiudendo la propria sede ma trovando uno spazio in Casa Italia. Parimenti le nostre sedi possono diventare centri da condividere. Come vedi la questione da voi tanto dibattuta delle sedi online può essere affrontata in modi diversi. Non ci si può trasformare, anche tagliando i rami secchi, se non ci sono né progetto, né volontà politica. E questo mi sembra stia succedendo in Regione. E noi siamo in qualche modo ingessati dalla mancanza di interlocuzione. A partire dalla nuova legge, che non è assolutamente un avanzamento ma rischia di cancellarci. Non siamo neanche riusciti a fare un coordinamento almeno europeo per decidere insieme, per scambiarci le esperienze puntando in prospettiva a una federazione unita dentro un Europa unita (se vogliamo andare oltre al famoso primum vivere). Potremmo almeno costruire come ho sempre proposto, un sistema unico di bigliettazione (insieme a un movimento unitario di lotta sui trasporti), cominciando almeno a ridistribuire qualche piccola risorsa ai circoli e alle federazioni, E autonomizzandoci dalle autorizzazioni burocratiche cui oggi dobbiamo ricorrere per poterci riunire. Tutto questo e molto altro dovremmo discutere insieme. Cara Francesca, la tua rinuncia non ci aiuta e può trasformarsi in un motivo di scoraggiamento. Per non parlare di chi, o per cattiveria o per ignoranza, sulla tua lettera fa opera di sciacallaggio e di calunnia. Io non dispero che, come affermi tu stessa, ci possa essere un tuo contributo e un tuo impegno. E anche un tuo ritrovato ruolo. Magari con un incarico specifico in una commissione europea che costruiamo per cominciare a lavorare uniti. Ad esempio in un Coordinamento Femminile europeo, che rinnovi quel famoso movimento delle donne di Maastricht, tanto citato e poi non attuato (è solo un esempio, mi fischiano già le orecchie). Sarebbe bello se da un guaio e da una crisi ne uscisse un segnale positivo e in avanti. In caso contrario il tuo abbandono lo sentirei come una sconfitta anche mia. Ti saluto affettuosamente.