GIORNALISTA GLOBETROTTER PER LAVORO E PER AMORE: IL VIAGGIO DELLA SASSARESE LUISELLA ZAPPETTO TRA L'ANGOLA, L'EGITTO, L'OLANDA, LA RUSSIA E L'INDONESIA

Giacarta in Indonesia

di Grazia Fallucchi – Tabloid

 

A Giacarta la giornata inizia alle 4.30 con il muezzin che invita alla preghiera. Alle 7 del mattino, Federico è già alla scuola americana: è nato al Cairo 10 anni fa, ha vissuto all’Aja, a Mosca e ora in Indonesia, parla perfettamente l’inglese ma capisce anche il russo e sta imparando il Bahasa. I suoi migliori amici sono coreani. Segue privatamente il programma ministeriale della scuola italiana, perché deve sapere dov’è e chi è, solo coltivando le sue radici può mantenere l’equilibrio che gli permette di essere cittadino del mondo, sottolinea sua madre. Sua madre è Luisella Zappetto, ha appena scritto “Vivere felici all’estero. Come trasformare una necessità in una grande opportunità. Tutto quello che occorre sapere per diventare cittadini globali”. Un libro che unisce esperienza di giornalista e vita privata, ed è frutto della scelta di seguire all’estero il marito, geologo di una società petrolifera. Si ama parlare molto di cervelli in fuga dall’Italia, poco invece dei tanti destinati all’estero per lavoro, 45.000 all’anno, tra funzionari di ministeri, manager di multinazionali, insegnanti. L’esperienza dell’espatrio è una scelta di vita che alla fine è abbastanza definitiva: se vivi all’estero fette importanti della tua esistenza devi sapere che cosa ne sarà di te e a che cosa andrai incontro nel privato. Il mio è il tentativo di fotografare la situazione in modo realistico, che ritragga tutti i protagonisti dell’espatrio, di chi parte ma anche di chi resta o di chi invece sceglie di seguire l’altro. Capire che cosa succede dei legami familiari e sentimentali, le ripercussioni sui figli, esplorare le reazioni a catena nel privato, analizzare per quanto possibile obiettivamente se stessi e il proprio stile di vita. Se fai fatica a muoverti, se non ti appassioni al mondo, a certe sonorità, a certi sapori che sono alla base del nomadismo è meglio restare a casa. Questo lavoro edito da Gruppo24Ore ha come destinatari tutti coloro i quali sono attratti da una esistenza in movimento, i capitoli affrontano problemi che vanno dallo shock dell’impatto con culture anche molto diverse alla comunicazione non solo verbale, dalla vita all’estero – da single o accompagnati dal partner o magari dall’animale domestico – ai problemi pratici del trasferimento, dalla vita sociale all’assistenza sanitaria, dalla sicurezza personale alla sicurezza alimentare. Luisella Zappetto ha vissuto e vive ciò di cui scrive, facendone sì un manuale di facile lettura e dalla folta bibliografia – a dimostrare che non si tratta soltanto di vita vissuta ma anche di una accurata ricerca – ricco di indirizzi utili, di consigli pratici e di suggerimenti ma anche una piccola guida psicologica, un salvagente per chi deve o vuole tuffarsi nel grande mare di quella che viene chiamata Global Mobility. Un libro in cui l’esperienza, il privato di Luisella Zappetto – le sue emozioni e le sue passioni, le difficoltà e i problemi di una scelta di vita che ogni volta si rinnova insieme al gusto della scoperta – vengono tenuti sotto controllo per essere un supporto spassionato ma certo interessante per ciò che si intravvede dell’autrice. Bella donna dalla importante personalità, nata a Sassari 45 anni fa, Luisella Zappetto ha spalancato la porta dell’isola – sono parole sue – per iscriversi alla Cattolica di Milano dove, dice ridendo, ha avuto il suo primo shock culturale. Giornalista professionista, dopo varie collaborazioni (Bella, Gulliver, Anna, Cosmopolitan, Glamour, le pagine economiche de Il Giorno) nel 2000 entra come redattore nel gruppo Gruner und Jahr/Mondadori, prima a Vera Magazine, dove si occupa di diritti dei consumatori e poi a Focus D&R. Nel 2007 sceglie definitivamente di seguire il marito nelle sue destinazioni all’estero. Torna così a fare la free lance. Avevo un mondo intero da scoprire, la prospettiva era lasciare mio figlio ad una baby sitter e fare la pendolare tra la redazione e la casa fuori Milano. Il viaggio, la contaminazione culturale vissuta e cercata come arricchimento Luisella Zappetto se li porta dietro da sempre, da quando accompagnava all’aeroporto o ai traghetti il padre che lavorava a Milano – i luoghi delle partenze e degli arrivi mi affascinavano – o addirittura quando scriveva, nel tema d’esame di quinta elementare, di avere sognato (una premonizione di ciò che sarebbe poi accaduto, verrebbe da commentare) le piramidi egizie e il Cremlino. Le piramidi, Zappetto le vedrà dopo l’Angola, dove nel 1997 raggiunge il marito, stanca di essere una International commuter e dopo due anni di estenuanti ponti radio per poterlo sentire: Internet c’è ma skype è ancora da venire. Resterà un anno a Luanda, riuscendo a lavorare con il Ministero degli Esteri per la Cooperazione italiana allo Sviluppo. L’Angola di quegli anni portava i segni della guerra civile, non ero preparata a ciò che vedevo, ai corpi mutilati dalle mine antiuomo, a trovarmi faccia a faccia con i bambini di strada, ai cumuli di immondizie dove si aggiravano le donne per trovare cibo. E’ stata dura tornata in Italia – racconta – Mi sono ritrovata a scoppiare in un pianto disperato ripensando a quel mare infinito di bisogni. E se l’Angola nel libro è anche l’adattamento al clima non solo politico, la possibilità di lavorare nei paesi africani per organizzazioni umanitarie o per la cooperazione, nel ricordo olfattivo è l’odore dolciastro dei rifiuti. Il Cairo è invece una zaffata di tabacco profumato alla mela: dopo Luanda, Luisella, che si divide tra il lavoro di redazione a Milano e l’Egitto dove intanto è stato trasferito suo marito, sceglie di vivere accanto a lui gli ultimi mesi di gravidanza. E’ qui che nasce Federico (nel capitolo sulla sanità all’estero, racconta del suo parto in un modernissimo ospedale del Cairo), prima di tornare a Milano e di decidere di essere stanziale. Per 4 anni. Poi è l’Olanda, dalla qualità altissima della vita, una pianura padana che hanno fatto diventare un gioiello, una società che ti agevola in ogni momento, dove la vita e l’equilibrio privato sono al primo posto, gli olandesi ruvidamente diretti. Un anno all’Aja, un anno di aspettativa dalla redazione di Focus D&R e poi la decisione di licenziarsi. C’è la complessità di Mosca dietro l’angolo, altri sapori e altri colori, questa volta in bianco grigio e nero: il paesaggio cechoviano della casa in Serebryany Bor, la foresta di betulle con le grandi dacie costruite un tempo per l’apparato del partito e il sanatorio che nel ’22 ospitò Antonio Gramsci e dove il filosofo comunista conobbe la moglie Julca Schucht. Inquinamento e vita culturale, traffico e impegni sociali, amici di ogni angolo del mondo. Di Mosca e dei problemi di adattamento in una società come quella russa, nel libro ci sono brevi testimonianze; dice Luisella che occorrono tre anni per abituarsi a viverci e arrivare ad amarla: il primo anno è quello dello shock, il secondo quello della sopravvivenza, il terzo della possibilità di rimanervi a tempo indefinito. A Mosca ci resta appunto tre anni, prima di partire ancora una volta, destinazione Indonesia: se il ritmo della vita in Russia veniva dettato dalla città stessa, questo vale ancora di più per una megalopoli come Giacarta – dicono gli studi demografici che nel 2020 sprofonderà sotto il peso dei sui abitanti, arrivati a 35 milioni – dove da un anno la famiglia si è trasferita, dopo 10 mesi di transito in Italia e lo shock del rientro in patria: Quando ci si contamina persino con i sapori, non hai più gli stessi occhi, cambia lo sguardo anche sulle piccole cose del quotidiano. Giacarta, altra scuola, altri amici, altre storie. Forse un altro libro. Soffro per avere rinunciato al mestiere in redazione, alla autonomia economica, alla prospettiva di una mia pensione ma in cambio ho una vita molto ricca. Siamo di passaggio sulla terra e bisogna mangiare voracemente questo frutto succoso.

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