INTERVISTA … IN FAMIGLIA AL COORDINATORE DI TOTTUS IN PARI PER I 15 ANNI DI ATTIVITA', FRA PROMOSSI, RIMANDATI E BOCCIATI

nella foto, Valentina Telò, Simone e Massimiliano Perlato


di Valentina Telò
 

 

Il 2012 è il 15° anno di pubblicazioni di Tottus in Pari. E’ uno spazio-progetto che intende dare voce ai sardi in giro per il mondo ma anche a quella Sardegna che ha il desiderio di creare confronto e dibattito. Un bel traguardo, fatto di costanza, grande passione pubblicistica e amore per l’isola lontana. Vogliamo tracciarne un quadro con il suo fondatore Massimiliano Perlato che sin dal primo numero del 1997 ne segue le sorti.

Si, anche se questo forse, è il momento più complicato nel cammino di Tottus in Pari. Poteva essere l’attimo per plasmare un grande tributo alla diffusione ma moralmente mi viene difficile.

Qual è il motivo?

Tottus in Pari è nato all’interno di un circolo sardo degli emigrati. Quello di Cinisello Balsamo che sta attraversando attualmente una grave crisi economica da cui, sinceramente, penso sarà difficile uscire. Oggi Tottus in Pari ha una propria identità e comunque cammina da solo. Però il cordone ombelicale con il circolo da dove è nato rimane.

Come si è arrivati a questa situazione?

Un mosaico di circostanze complesse che hanno portato alla perdita  delle redini della situazione anche per le scelte azzardate nell’utilizzo delle poche risorse a disposizione. Sono pessimista perché pur essendo in un bacino d’utenza come quello dell’hinterland milanese, quindi con un buon numero di emigrati sardi, l’associazione ha perso per strada tutte le risorse umane disponibile per dare un domani al circolo.

Parliamo di Tottus in Pari. Proviamo comunque a tesserne le lodi. Come è nato?

E’ nato appunto circolo di Cinisello Balsamo su volere del gruppo giovani dell’epoca che voleva creare uno strumento di comunicazione da mettere a disposizione sia dei soci che degli altri circoli.

Perché Tottus in Pari?

L’anno di nascita della pubblicazione era anche quello del sequestro di Silvia Melis, il 1997. E il sequestro di persona lo si viveva sulla pelle come un’onta indelebile perché si veniva additati come sardi tutti sequestratori. C’era rabbia per questo. La scelta di “tutti insieme – tottus in pari” era per dare un segnale di unione nel restare uniti anche di fronte a queste situazioni che la cronaca ci raccontava.

Da allora di strada ne è stata fatta?

Tantissima. Anche per tacere alcune malelingue “locali” che non vedevano l’uscita di più di tre numeri. Siamo ancora qua, con tanta voglia ancora di fare e di raccontare.

Un aneddoto?

Beh, sorrido e un po’ mi vergogno. Tottus in Pari era uscito con 3 o 4 numeri e c’era l’occasione del Congresso FASI che si è svolto ad Olbia nel 1998. Lì incontrammo il Presidente della Regione Sardegna Federico Palomba. Orgogliosi gli fornimmo una copia della pubblicazione. Una cosa eccitante all’epoca con tanto di foto di rito. Ora se guardo quei numeri iniziali, un po’ mi imbarazzo. Da allora siamo cresciuti molto in contenuti e qualità. Quei primi numeri erano obbrobriosi.

Palomba non ricorderà quindi Tottus in Pari?

(ride) Penso proprio di no, per fortuna!

Dove hai compreso che Tottus in Pari ha cambiato marcia e ha raggiunto gli standard di oggi?

Con la creazione della mailing list lo abbiamo fatto conoscere nel mondo. Era forse il 2005. Poi, chiaramente con l’avvento di internet, c’è stato il grande passo. L’essere diventato un blog è stato fondamentale. Dopo una difficoltà iniziale, oggi siamo conosciuti negli ambienti dell’emigrazione sarda di tutto il mondo. E tutto il mondo, con più o meno continuità, dà il suo apporto e contributo. Internet è uno strumento comunicativo pazzesco e stiamo cercando di utilizzarlo nel migliore dei modi anche attraverso la creazione di una pagina face book che esiste solo dalla scorsa estate e stiamo correndo oltre i 2mila “amici”. E poi il blog: i numeri dei contatti son o in costante crescita nei suoi 3 anni di esistenza. Sono molto attento ai dati “di ascolto” perché rappresentano la cartina di tornasole del nostro lavoro. E’ importante comprendere se il lavoro quotidiano d’inserimento di notizie non solo legate all’emigrazione sarda possono avere comunque un seguito.

E ce l’hanno?

A sorpresa dico di si. Perché se i dati sono lo specchio della realtà, questi mi dicono che almeno il 50% dei contatti mensili del blog giungono dalla Sardegna.

E’ una soddisfazione?

E’ una grandissima soddisfazione perché uno degli obiettivi di Tottus in Pari è proprio quello di far conoscere il potenziale dell’emigrazione sarda organizzata anche nell’isola, che spesso è all’oscuro sull’utilità di questi che oramai sono diventati dei centri di promozione dell’isola sotto diversi aspetti: dalla cultura al turismo, passando anche per i prodotti gastronomici.

A proposito quale spazio danno l’emigrazione sarda i giornali in Sardegna?

Se ci riferiamo ai quotidiani, ovvero alla Nuova Sardegna e all’Unione Sarda, pochissimo.  La “Nuova” a parte qualche evento particolare come può essere un Congresso, fra l’altro seguito anche maluccio se dobbiamo essere sinceri,  non ha mai mostrato alcun interesse. Per “L’Unione” c’è stato qualche anno fa un tentativo di creare una pagina da dedicare agli emigrati, abortito quasi subito ma dalla scarsa valenza professionale.

Come mai?

La pagina dell’Unione Sarda è fallita perché nella vita le cose che si fanno affinchè riescano, devono essere fatte bene e con passione. Chi gestiva quello spazio non aveva questi presupposti. E poi i quotidiani, è inutile nasconderlo, ragionano in termini di abbonamenti. Si aspettavano una risposta di adesioni da parte delle persone che vivono nei circoli sardi molto più ampia di quella che in realtà c’è stata.  

E gli altri giornali?

Ci sono piccole realtà territoriali con le quali collaboriamo da diversi anni che danno ampio risalto alle manifestazioni degli emigrati sardi. Mi riferisco alla “Gazzetta del Sulcis” guidato da Massimo Carta, alla “Gazzetta del Medio Campidano”. E poi le varie realtà diocesane come “Nuovo Cammino” del compianto don Giovanni Pinna, “L’Arborense” nella gestione di don Giuseppe Pani, “L’Ortobene”. Anche la recente rivista “Boghes Noas” lo sta facendo.

Hai scritto anche un libro edito da “Lampi di stampa” uscito nel 2005 dal titolo “Occhi e Cuore al di là del mare”.

Si. Lo considero una testimonianza d’affetto personale verso la Sardegna. Anche quel passaggio racconta quel che avevamo fatto sino a quel punto con Tottus in Pari, quindi Congressi, grandi convegni che parlavano di trasporti e le tante conferenze nei circoli. Insomma, raccontavo la realtà dell’emigrazione sarda. E ai non sardi, raccontavo la Sardegna con le sue peculiarità e la sua storia.

Lo rifaresti?

Non credo. Sinceramente mi aspettavo più interesse da parte dei circoli nel divulgarlo. A parte qualche rara eccezione non è stata così.

Come mai?

Per colpa mia. Per carattere penso. Dal 2005 ad oggi son passati solo 6 anni ma è come se fosse passato un secolo. Anche il mio modo di interagire con la realtà dei circoli degli emigrati sardi è cambiata profondamente. Ho lasciato da parte la timidezza e l’imbarazzo. Oggi sono più consapevole delle mie capacità e spesso riesco a dire la mia anche nei luoghi che contano.

Tutti i circoli contribuiscono?

Non proprio tutti. Esistono delle situazioni da cui non arrivano comunicazioni. Non solo a Tottus in Pari ma anche a quegli organi d’informazione che storicamente come il Messaggero Sardo hanno sempre raccontato l’emigrazione sarda. Credo che sia fondamentale imparare a comunicare. Non si possono fare manifestazioni magari spendendo tante risorse e non comunicarlo. E’ come se la stessa manifestazione non fosse mai avvenuta. Invece bisogna far si che si crei una documentazione storica. Tottus in Pari, nel suo piccolo, è una documentazione storica, così come lo è ogni testata giornalistica. Non bisogna avere paura di comunicare, anzi. Bisogna sforzarsi di farlo. Perchè la battaglia sul fatto che in Sardegna conoscano i pregi dell’emigrazione sarda organizzata, va vinta proprio nella comunicazione.

Il riconoscimento recente della Fondazione Maria Carta per “Tottus in Pari”?

Il Comitato Scientifico della Fondazione Maria Carta, presieduto dal giornalista Giacomo Serreli, ha deliberato all’unanimità di assegnare il Premio intitolato all’artista sarda a noi. Un Premio che ha come motivazione il costante impegno nella diffusione e difesa, anche attraverso l’utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione, della lingua sarda e delle attività delle comunità dei conterranei sardi che operano fuori dai confini isolani. Il Premio è stato ritirato a Siligo lo scorso mese di luglio da Maria Adelasia Divona, collaboratrice dal circolo “Montanaru” di Udine ed esprimo il desiderio di condividerlo con tutto il mondo che ruota intorno a “Tottus in Pari”, composto da tantissime persone che in questi anni hanno contribuito a far si che la pubblicazione e lo spazio online potessero essere un punto di riferimento per gli emigrati sardi.

E con la FASI come va?

Anche con la Federazione non sono sempre state rose e fiori. Tutt’altro. Ma in quest’ultimo periodo, e mi riferisco a 2/3 anni si è raggiunto sicuramente un punto di equilibrio importante. La FASI ha compreso l’importanza di Tottus in Pari e lo riconosce come strumento utile. Prima non era così. Prima o era snobbato o addirittura dava fastidio quando talvolta veniva menzionato, magari in argomentazioni scomode, non comprendendone il ruolo o sottovalutandolo. Il timore è sempre quello che Tottus in Pari venga scambiato come l’organo d’informazione ufficiale della Federazione. Così non è. Abbiamo una nostra autonomia ma desideriamo lavorare in sinergia, questo è ovvio. Tottus in Pari non alimenta polemiche, ma crea confronto e dialogo, che a volte può essere anche basato su toni forti.  Comprendo i timori della Federazione, ma un passaggio sul sito www.tottusinpari.blog.tiscali.it  per vedere quello che rappresentiamo quotidianamente, sicuramente potrebbe servire a tranquillizzare tutti, anche quelli che allo stato attuale sono ancora scettici.

Il punto 73 delle tesi congressuali della FASI dice: “Sosteniamo la pluralità dei mezzi d?informazione: da Tottus in Pari ai giornali locali e diocesani.  Noi siamo anche per la pluralità dei mezzi di informazione. Agli amici del vecchio “Il Messaggero Sardo”, che continua la sua opera con un giornale per ora on-line (Il Messaggero on-line, giornale dei sardi nel mondo), diciamo che continueremo a collaborare anche con loro. 

Noi vogliamo collaborare con tutti. Nello stesso tempo la FASI è orgogliosa che, con un lavoro cominciato nel 1997, Tottus in pari (giornale online collegato all’omonimo Blog, aggiornato quotidianamente) sia arrivato a superare i 400 numeri, malgrado abbia poche forze e nessun contributo e sia diventato uno strumento indispensabile che dà conto dell’attività dei circoli in maniera puntuale, con scadenza settimanale, anticipando spesso i giornali ufficiali e arricchendo il panorama informativo. Tottus in Pari è diventato un insostituibile punto di riferimento in Italia e all?estero”… 

Un grande onore. Un riconoscimento importante per il lavoro svolto in questi quindici anni. Però mi preme anche evidenziare che allo stato attuale il settore Comunicazione della Federazione è fallimentare, perché gli obiettivi espressi anche in sede congressuale, oggi non sono ancora raggiunti. E mi riferisco ad un sito obsoleto e alla non costanza nell’informare “il mondo sardo” degli sviluppi delle varie tematiche che quotidianamente l’Esecutivo affronta.

Un rapporto comunque che in futuro potrebbe dare ancora degli ottimi risultati?

Credo di si. I presupposti ci sono. Ma dipende molto dal nuovo Esecutivo FASI guidato dallo scorso ottobre da Serafina Mascia. Tottus in Pari è sempre a disposizione per contributi, chiarimenti e comunicati ma non a spot. Ho faticato nel tempo a far comprendere a Tonino Mulas che era al vertice prima, che Tottus in Pari poteva rappresentare una spinta in più per la conoscenza della nostra realtà, forse perché lui non è molto aggiornato dal punto di vista delle nuove tecnologie. Con Serafina è diverso ma siamo agli inizi e il rodaggio temo sia molto lungo. Noi, finchè abbiamo materiale per raccontare l’emigrazione,  andremo avanti.

Diversamente?

Potremo cambiar pelle e indirizzare altrove i nostri interessi. Come per esempio seguire più da vicino le calde tematiche che avvolgono l’isola. In questi ultimi tempi sono qualitativamente aumentati i contributi che pervengono dalla Sardegna.

E il materiale arriva?

Quotidianamente! E da ogni parte d’Italia e del mondo. E’ questo il nostro orgoglio perché ogni volta che accendo il pc, giungono diverse mail di persone sempre diverse che vogliono raccontare la loro Sardegna, la loro storia.

E dall’estero?

Ci sono realtà all’estero che ci seguono con passione e costanza. Mi riferisco alle comunità sarde dell’Argentina da dove ho spesso testimonianze d’affetto e diversi contributi dai circoli. Ma anche dalla Svizzera, dalla Germania e dalla Spagna. Nel tempo si sono creati anche rapporti d’amicizia con persone che sono di origine sarda ma non sono proprio legate alle attività dei circoli sardi. Ho esempi dalla Francia e dal Brasile. Anche da queste persone, arrivano spesso dei contributi importanti.

E’ una soddisfazione enorme?

Si. E’ lo è ancor più quando altri contribuiti arrivano dalla Sardegna. Significa che anche nell’isola hanno compreso il nostro ruolo e il nostro valore. Così come molti esponenti della classe politica sarda. Molti sono amici di facebook e spesso in silenzio, ci seguono. Vogliono vedere cosa scriviamo.

Qualcuno si è arrabbiato?

Si, certamente. Non potrebbe essere diversamente. Non nascondiamo la testa sotto la sabbia: raccontiamo anche le tantissime cose che non vanno della Sardegna.

Sempre calda la “questione giovani” nei circoli?

Assolutamente si, ma si fa troppa demagogia a riguardo. La questione giovani è una tematica che era già attuale nel 1995, l’anno in cui mi sono affacciato per la prima volta nel circolo. Il mio è un pensiero impopolare che ho già avuto modo di esporre ricevendo critiche. Mi riferisco alle metodologie congressuali per l’elezione del nuovo Esecutivo che giochetti geopolitici, ogni volta lasciano fuori giovani e meno giovani che hanno la capacità e la determinazione necessaria per dare un apporto congruo. Lo dico con cognizione di causa per conoscenza diretta. Ci sono risorse umane molto valide da utilizzare subito prima che vadano disperse.

Si parla solo di Sardegna in Tottus in Pari?

Non necessariamente. Non vogliamo ghettizzarci negli argomenti di casa nostra. La cronaca spesso ci ha dato lo spunto per esprimere anche pareri sulle vicende dell’Italia e del mondo che abbiamo vissuto: l’11 settembre di New York, la guerra in Iraq, lo tsunami in Asia, i terremoti in Italia e in Giappone. Sono gli esempi che mi sono venuti in mente. Ma ce ne sono tantissimi altri.

E sulla Sardegna, spazio solo a personaggi dell’emigrazione organizzata?

No. Anche in questo caso, la lente d’ingrandimento è stata indirizzata su personaggi sardi più o meno conosciuti, abitanti del mondo, che comunque si sono messi in evidenza. Faccio alcuni esempi: la pianista di fama mondiale Roberta Pili che vive a Vienna, la ballerina senza braccia Simona Atzori che vive in Lombardia. Gente che ha aperto ristoranti in Cina o tantissimi giovani che hanno scritto libri che vivono a Perugia, ad Alessandria, a Roma. Insomma, in quindici anni sono stati prodotti oltre 400 numeri per un totale di 5mila pagine e quasi 9mila articoli. Nel blog che vanta la media di 15/20mila contatti mensili, ci avviciniamo ai 2 milioni di pagine viste e son ben 160 gli Stati che si sono collegati con noi.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Di poter continuare questo viaggio. Quindici anni alle spalle sono tanti. Devo pensare a cosa voglio fare anch’io da grande, anche perché il tempo nel quotidiano che Tottus in Pari mi porta via è molto ampio, visto che me ne occupo soltanto la sera al termine della giornata lavorativa. Dovrò cercare di organizzarmi meglio per ottimizzare i tempi visto che siamo genitori da qualche mese.

Questione di priorità?

Questione di priorità e anche di possibilità, credo!

Concludiamo con i ringraziamenti?

Doverosi indubbiamente. A coloro che in questi 15 anni hanno avuto l’occasione di leggerci. A chi in questi quindici anni ha avuto la pazienza e la costanza di scrivere articoli anche per noi. In particolare ringrazio quella sorta di comitato redazionale virtuale che amo chiamare la P4 ed è formata dalle persone che in tutto questo tempo hanno sempre dato parte delle loro priorità al lavoro di Tottus in Pari ed oltre al sottoscritto mi riferisco a Paolo Pulina, Cristoforo Puddu, Sergio Portas: le altre 3P insomma che messi insieme hanno contribuito con almeno mille articoli! E poi alle donne della mia vita …

Sarebbero?

Tu che m’intervisti, come moglie oggi e anche madre da qualche mese e che collabori attivamente con me a questo progetto e mia madre, che è colei che mi ha trasmesso l’amore per la Sardegna. E’ la terra che le ha dato i natali. E’ la terra che dal 1997 raccontiamo.

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7 commenti

  1. Ciao Massimiliano, in primis complimenti per la foto di famiglia. Poi doverosi ringraziamenti per l’inserimento nella P4(virtuale anzichenò) che tu dici.
    Davvero un onore considerato che “Tottus” è uno strumento davvero singolare per quella battaglia culturale che tende a che la Sardegna ritrovi le forze e la consapevolezza di sè per un discorso autonomo fra le nazioni d’Europa e, perchè no, del mondo tutto.
    Baci al Popo.
    Sergio

  2. Auguri e complimenti, Max&Valentina.
    A medas annos!

  3. Roberto Finoli (Svezia)

    Lunga vita a TOTTUS IN PARI

  4. Circolo "Sardi Uniti" (Buenos Aires)

    Complimenti caro Max per il tuo lavoro. A chent’annos!!!

  5. Paolo Pulina (Pavia)

    Correre ad ostacoli i quattrocento
    è forte ma veloce impresa atletica;
    invece, editare quattro volte cento
    …un numero di TOTTUS non è mica
    un lavoro che si può fare di corsa:
    sempre più attenzione è richiesta,
    il tempo stringe con la sua morsa;
    due si chiedono: che vita è questa?
    Quante volte i nostri webmaster,
    di fronte ai non infrequenti ostacoli,
    avrebbero voluto seguire un master
    e sottrarsi ai saldissimi tentacoli
    rappresentati dai richiami sardi
    che tutte le sere fanno fare tardi.
    A Max e a Valentina grazie mille
    date in anticipo (è chiaro il focus?);
    quindi aspettiamo ancora faville,
    per altri 600 numeri di TOTTUS.

  6. Carlo Casula (Vimodrone)

    Vivissimi complimenti, sia per la splendida intervista sia per il lavoro che ogni giorno svolgete per noi Sardi lontano dalla nostra Terra.

  7. Maria Olianas (Bologna)

    Caro Max,
    prima di tutto complimenti per il bel quadretto di famiglia, il piccolo e’ uno spettacolo della natura sono certa che ti dara’ forza per andare avanti nei tuoi progetti, i figli fanno davvero miracoli in tutti i settori.
    Leggo Tottus in Pari ormai da anni rubando qualche minuto tutte le mattine al mio lavoro , trovo questo giornale interessante per tanti motivi, spesso sono riuscita a sfogare qualche mio malcontento riguardo i circoli e F.A.S.I dove le cose non vanno mai come noi desideriamo , ma soprattutto mi tengo informata sulla vita della nostra isola che non sempre e’ rosa per coloro che ci vivono.
    Tottus in Pari ha motivo di continuare ad esistere e io confido in te che terrai duro nei momenti difficili .
    Un saluto , con stima
    Maria

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