PROPOSTA DI LEGGE SARDISTA PER L'ADOZIONE DI "PROCURARE 'E MODERARE" A INNO UFFICIALE ED ISTITUZIONALE DELLA SARDEGNA


di Cristoforo Puddu

L’appassionato inno “Su patriottu sardu a sos feudatarios” dell’ozierese Francesco Ignazio Mannu (1758 – 1839), articolato in 47 ottave logudoresi e meglio noto come “Procurade ‘e moderare, barones, sa tirannia”, potrebbe diventare l’Inno ufficiale ed istituzionale della Sardegna.

E’ quanto si auspicano i Consiglieri regionali sardisti Planetta, Dessì, Maninchedda e Sanna, che hanno presentato una proposta di legge perche il componimento diventi “alla pari della bandiera e della lingua sarda, un ulteriore simbolo identificativo, espressivo e conservativo dell’essenza spirituale del Popolo sardo ed anche uno strumento per conoscere meglio ed approfondire la propria storia, la propria cultura e le proprie radici”. L’inno rappresenta, con vigoria lirica, la volontà di riscatto della Nazione Sarda, ne interpreta i sentimenti, la forte identità di popolo proiettato  alla ricerca della democrazia e giustizia attraverso la lotta ed evidenzia -secondo Michelangelo Pira- “la ribellione antifeudale come causa comune a tutti i sardi, finalmente pensati come unico popolo”. La composizione del Mannu, pubblicata per la prima volta clandestinamente in Corsica nel 1794, è stata definita “La Marsigliese Sarda” e considerata alto esempio della letteratura in limba.

Di seguito alcune strofe dell’Inno, tra le più conosciute e significative, con la traduzione in italiano di Sebastiano Satta.

 

Su patriottu sardu a sos feudatarios

Procurade ‘e moderare,

Barones, sa tirannia,

Chi si no, pro vida mia,

Torrades a pe’ in terra!

Declarada est già sa gherra

Contra de sa prepotenza,

E cominzat sa passienzia

In su pobulu a mancare.

 

(Cercate di frenare,

Baroni, la tirannia,

Se no, per vita mia,

Ruzzolerete a terra!

Dichiarata è la guerra

Contro la prepotenza

E sta la pazienza

Nel popol per mancare.)

 

Mirade ch’est azzendende

Contra de ois su fogu;

Mirade chi non est giogu

Chi sa cosa andat a veras;

Mirade chi sas aeras

Minettana temporale;

Zente cunsizzada male,

Iscultade sa ‘oghe mia.

 

(Badate! Contro voi

Sta divampando il foco;

Tutto ciò non è gioco

Ma gli è fatto ben vero;

Pensate che il ciel nero

Minaccia temporale;

Gente spinta a far male,

Senti la voce mia.)

 

Su pobulu chi in profundu

Letargu fit sepultadu

Finalmente despertadu

S’abbizzat ch’est in cadena,

Ch’istat suffrende sa pena

De s’indolenzia antiga:

Feudu, legge inimiga

A bona filosofia!

 

(Il popol, da profondo

Letargo ottenebrato,

Sente al fin disperato,

Sente le sue catene,

Sa di patir le pene

Dell’indolenza antica,

Feudo, legge nemica

A tutte buone cose!)

 

Chi ch’esseret una inza,

Una tanca, unu cunzadu,

Sas biddas hana donadu

De regalu o a bendissione;

Comente unu cumone

De bestias berveghinas

Sos homines et femìnas

Han bendidu cun sa cria.

 

(Quasi fosse una vigna

O un oliveto o un chiuso,

Borghi e terre han profuso…

Li han dati e barattati

Come branchi malnati

Di capi pecorini;

Gli uomini ed i bambini

Venduto han colle spose.) ….

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *