LA SARDEGNA E' UN VIRUS. ED E' INCURABILE! LE GIORNATE CULTURALI DEDICATE ALL'ISOLA AL CIRCOLO "SARDINIA" DI GRENOBLE

il gruppo folk di Escalaplano si è esibito a Grenoble


di Francesco Manca

La Sardegna è un virus. Ed è incurabile. Lo dice con l’innocenza di un bambino Silvano Pusceddu, per anni direttore della sede di Grenoble di un grande gruppo finanziario. Silvano, che ha lasciato la nativa Decimoputzu a sei anni, il sardo l’ha imparato in Francia ma il virus, come lo chiama lui, gli è rimasto dentro. Da poche settimane è vicepresidente dell’associazione Sardinia, diretta dalla vulcanica Mina Puddu, ogliastrina di Loceri, autentico carrarmato che spiana gli ostacoli e rade al suolo le difficoltà pur di promuovere la sua terra in questo spicchio di Francia che è ancora quasi Italia, vista l’altissima presenza di nostri connazionali, soprattutto pugliesi e siciliani, ma anche tanti sardi. La capitale dell’Isère, 300mila abitanti, è un importante centro industriale anche se è molto più conosciuta come località turistica, soprattutto dalle Olimpiadi invernali del 1968 che l’hanno resa famosa in tutto il mondo. Città che ha avuto un ruolo determinante nella storia francese: qui il 14 giugno 1788 è cominciata di fatto la rivoluzione francese e sono stati scritti i primi tre articoli della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. Il circolo di Grenoble esiste da trent’anni e organizza ogni anno decine di iniziative culturali e promozionali. La settimana scorsa l’associazione ha messo in campo una quattro giorni che ha visto protagonisti alcuni sardi “disterraus”. Protagonista assoluta è stata Escalaplano. A rappresentare il paese ai confini tra le province di Cagliari e Ogliastra è stato il gruppo folk San Salvatore, minimo comun denominatore della manifestazione Canti, musica e cultura di un popolo, che ha visto la partecipazione di Valentina Usala, giovane scrittrice nata in Piemonte da padre escalaplanese, che ha raccontato nel suo libro Passo a quattro Mori l’anno della quinta elementare del proprio genitore, l’ultimo prima della partenza per la penisola. A presentare il libro, uscito nel 2010 da Arkadia, è stata la stessa Valentina insieme a Mina Puddu e all’amica Silvia Dondi che ha letto alcuni passi. Escalaplano era presente anche nella seconda serata, quasi per caso. A illustrare la video presentazione sulla pittura sarda del Novecento c’erano infatti Tonino Casu, presidente regionale Aitef, l’associazione italiana che tutela le famiglie degli emigrati, e Roberta Pilia, escalaplanese con studi a Cagliari e lavoro e famiglia a Losanna, socio del circolo dei sardi della città svizzera. Altro paese protagonista della rassegna è stato Lanusei. Sabato pomeriggio la sede dell’associazione Sardinia ha ospitato la presentazione del libro E cantavamo alla Luna, edito da Zenìa e ambientato nel bosco Seleni. L’autrice, Pia Deidda, vive oggi a Torino dove si è traferita nel 1977 dalla cittadina ogliastrina dov’è nata. La presentazione, curata da chi vi parla, è stata l’occasione per illustrare anche la mostra fotografica dedicata al parco archeologico del bosco. Alla serata era presente anche il sindaco di Grenoble, Michel Destot, deputato e, si mormora, prossimo ministro se Francois Hollande riuscirà nell’impresa di sfrattare Nicolas Sarkozy dall’Eliseo. La manifestazione si è conclusa domenica alla Missione cattolica italiana. Padre Gianni ha officiato la messa dedicata a San Giuseppe, con l’accompagnamento della chitarra di Bruno Noli, della voce di Vittoria Pisu e delle launeddas di Jonathan della Marianna. Al termine della funzione, un pranzo conviviale al quale erano presenti le comunità della cittadina pugliese di Corato e di quella siciliana di Sommatino, ha concluso la rassegna che ancora una volta ha ribadito che, come dice Silvano Pusceddu, la Sardegna è un virus. E si trasmette di generazione in generazione, senza mai fine.

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