CIRCOLI VIRTUALI? NO, GRAZIE!!! A BIELLA COME SE MI TROVASSI ANCORA NELLA MIA ISOLA, FRA LA MIA GENTE

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di Giovanni Chergia

Il mio nome è “Zuanne”, Giovanni, e sono nato dall’amore tra un giovane Carabiniere sardo ed una tenera operaia biellese, a Borgosesia (VC), 26 anni or sono. Posso dire che molti, tra amici, conoscenti e, persino, parenti, rimangono stupiti quando, nel parlare con me, vengono a conoscenza del fatto che ho vissuto in Sardegna per soli 4 anni della mia vita. Ciononostante parlo discretamente il Sardo, quella che sento essere la mia Lingua, canto le nostre canzoni ed insegno le danze della tradizione isolana al Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella di cui faccio orgogliosamente parte. Dopo un’infanzia passata tra le vigne del novarese, all’età di 14 anni con la mia famiglia mi trasferii in un piccolo paesino del Campidano, Solarussa, “sa idda de sa Vernaccia”, dove ho continuato il mio iter scolastico e, soprattutto, culturale, iniziando a frequentare il Gruppo Folk del mio paese. Terminati gli studi, dopo aver lavorato nelle campagne isolane per diverso tempo, senza riuscire a trovare un lavoro stabile e consolidato, ho deciso di raggiungere il Piemonte, quella che, effettivamente, devo riconoscere come la mia terra nativa, pur, mio malgrado, ritenendola diversa da quella cui appartiene il mio essere, ossia quella che ormai era diventata la mia Madre Terra, la mia Sardegna. Sono arrivato, così, ai piedi delle Alpi Biellesi, ad inverno inoltrato e, vi assicuro che non ricordavo che la stagione fosse così fredda e, ancora pru friusu candu penzasa a babbu ponende sa linna a su fogu e fradi tou in pari cun mamma preparendi sa mesa po pappai tuttusu in pari, un calore inestimabile. In queste circostanze quante volte ho sentito la nostalgia di casa, del profumo della nostra campagna che mi svegliava la mattina, dei colori dei nostri costumi, delle nostre feste e delle nostre tradizioni!!! Ogni giorno mi sono chiesto sempre più cosa ci facessi veramente qui a Biella!!! Fino a quando vi ho ritrovato “un angolo di Sardegna”. Era una sera di Marzo di circa 8 anni fa, mi trovavo in un ambiente per me sconosciuto, dove non conoscevo nessuno e nei locali del Circolo si festeggiava la Festa della Donna. Ancora come fosse oggi, ricordo come, oltrepassata la porta, sentii risuonare la melodia di uno dei nostri balli ed io, in disparte, non conoscendo nessuno, presi a muovere piccoli passi sul posto fino a quando la “buonanima” di Emiliano mi “abbagliò” con uno dei suoi sorrisi dicendomi: «Ebbè!!! E’ttue de inue sese? Sesi troppu bravigheddu po no essi Sardu!!!». Da quella sera, ormai, è passato tanto tempo, ma la mia voglia di stare in compagnia, con i miei “compaesani”, ed il desiderio di sentire il calore di casa, che solo “da noi” possiamo sentire, non sono mai passate. Oggi, grazie ai soci e alla direzione del nostro circolo, impartisco lezioni di Ballo Sardo ad un bel gruppo di persone, giovani e meno giovani. Inoltre continuo a farmi coinvolgere nelle altre iniziative fondamentali della vita associativa, tra le quali l’organizzazione di serate di festa e a tema e le videoriprese delle manifestazioni. Quest’anno, con un po’ di sacrificio, ho anche partecipato alla manifestazione contro il “caro-biglietti” e per il riconoscimento legislativo del principio europeo dello “svantaggio dell’insularità”. Con rammarico devo dire che in tali circostanze la presenza dei giovani è stata esigua. A seguito di ciò, parlando con il nostro stimato Presidente, ho ricevuto l’invito a partecipare al Convegno di Chia, dove purtroppo non ho potuto presenziare per lavoro. Ma anche a seguito della mia assenza non mi sono passati inosservati gli argomenti trattati in quei giorni, a partire dalla creazione dei cosiddetti “circoli virtuali” fino alla proposta di non finanziare più le associazioni “tradizionali”, ossia di una realtà che io ritengo essere l’unico posto che mi faccia sentire, anche se in piccoli momenti, come se mi trovassi ancora nella “mia Isola”.  Ricordo come, fin dalle prime aule scolastiche, venga insegnato, costantemente, un principio fondamentale: «Analisi del problema ? sua eliminazione ? soluzione». Soluzione, appunto, parola che non mi pare certamente confacersi ad alcuni dei punti salienti che ho potuto leggere sul giornale Tottus in Pari, nel discorso dell’Assessore regionale all’Immigrazione che proclama, senza gradualità: «Tagliamo i fondi ai circoli e formiamo dei circoli virtuali!!!». Bene, io mi chiedo che cosa vogliamo ottenere in questa maniera? Diverse volte ho affrontato questo argomento anche in altre realtà differenti dalla nostra, ma le domande che mi sono posto sono sempre le stesse: come vengono coinvolti i giovani all’interno dei circoli? Quali sono gli spazi riservati loro e quelli di socializzazione con persone più grandi? Quali sono i punti che uniscono le diverse età in questo contesto? Quanto prendiamo in considerazione i giovani e quanto loro sono interessati? Nella mia realtà associativa posso ben dire, ad alta voce, che in ogni momento tutti veniamo chiamati a partecipare attivamente, dal più piccolo al più grande dei soci, dal momento culturale a quello del divertimento. Ed una sola cosa vorrei sottolineare: fare morire i circoli è come togliere una piccola parte di Sardegna che ognuno di noi ritrova nei momenti condivisi, tutti insieme, all’interno di essi.

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2 commenti

  1. Angelo Curreli (Trieste)

    ho letto per intero il documento sul blog. Posso dire anch’io ” CIRCOLI VIRTUALI? NO GRAZIE. I politici isolani o comunque, chi propone queste cose non ha capitooooooooooooooooooooo?oo niente delle attività e dell’importanza dei circoli sardi. Penso che bisogna valorizzarli in modo che diventino una vetrina sempre più importante di promozione della nostra Sardegna.

  2. Alexandra Porcu

    Bravo Giovanni! Avanti… ma tanto, non è una notizia che Biella è uno dei circoli più attivi nel mondo… tanti saluti da Berlino

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