SENZA APPRODI: NON CE LA PRENDIAMO CON IL MINISTRO DI TURNO DEL GOVERNO MA CON LE ISTITUZIONI SARDE


di Omar Onnis

E’ perfettamente naturale che la Sardegna non sia inserita tra le rotte marittime strategiche dell’Unione Europea e che nessuno dei suoi porti meriti i finanziamenti derivanti da tale qualifica. Essere nel bel mezzo del Mediterraneo occidentale, con 1800 Km di coste e tre grandi bacini portuali (più altri minori) di per sé non assicura alcuna particolare attenzione politica, nelle alte sfere dove si decide di queste e di altre cose.

Della notizia fa però specie un altro aspetto. Nell’articolo si punta il dito sul ministro Matteoli, sotto la cui responsabilità ricade la materia portuale. Lo si rimprovera di aver favorito la “sua” Livorno e di non aver usato altrettanta attenzione per i porti sardi (né per quelli siciliani ed altri ancora, se per quello).  Il colpevole sarebbe lui.

Interpretazione capziosa e tendenziosa per almeno due ragioni.

La prima è che su una notizia vera si costruisce una manovra scopertamente di propaganda politica (anti-governativa). La Nuova Sardegna (che è la fonte) è un’appendice del sistema di potere mediatico, finanziario e energetico di De Benedetti, come tale totalmente inserita in un quadro egemonico che ha l’Italia come proprio orizzonte e gli interessi italiani come proprio obiettivo, seppur declinati in un’ottica di parte, secondo le convenienze dell’editore. E va bene: non è un caso isolato, né in Sardegna, né in Italia. Tuttavia si tratta di una fonte di informazioni decisamente poco generosa verso le questioni sarde, considerate sempre e solo nel quadro del conflitto di potere in corso in Italia e mai per se stesse. Quest’articolo lo dimostra chiaramente.

La seconda, collegata con la prima, consiste nella rinuncia a priori a qualsiasi seria disamina della questione: basta addossare le colpe al cattivo ministro berlusconiano e si assolve così l’intera classe dominante sarda. Eppure, a ben guardare, il primo colpevole di una situazione paradossale e mortificante come quella esposta è proprio la politica sarda. Esattamente come nella faccenda del caro-traghetti, o a proposito di carenze infrastrutturali, lo ancora a proposito della manovra finanziaria del governo (oltremodo penalizzante per noi, senza che vi sia il minimo accenno ai debiti dello stato italiano verso la Sardegna), ecc. ecc. E non si tratta di una caratteristica della classe politica di centrodestra, che sia chiaro.

Il nocciolo del problema è sempre lo stesso: nessun interesse e nessuna necessità sardi potranno trovare risposte in ambito italiano, a prescindere dal colore politico del governo di turno. Tanto meno questo potrà verificarsi, quanto più la stessa classe politica che governa e controlla la Sardegna è espressione di centri di potere e interesse esterni all’Isola: situazione in cui non siamo in grado nemmeno di esercitare una sana forma di pressione politica interna al quadro istituzionale italiano.

Se manca un’ottica nazionale, in Sardegna, se al centro del nostro orizzonte non ci siamo noi, non possiamo aspettarci che altri si facciano carico dei nostri problemi. E’ del tutto inutile e politicamente stupido, o quanto meno fuorviante, prendersela col ministro di turno. Quando l’avremo capito non sarà mai troppo presto.

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