EOLICO O NUCLEARE? ALL'INDOMANI DELLA TRAGEDIA IN GIAPPONE: ENERGIA, QUESTA SCONOSCIUTA

la centrale nucleare di Fukushima in Giappone

la centrale nucleare di Fukushima in Giappone


di Mario Sconamila

La tragedia umana che sta colpendo il Giappone e che tocca tutti da vicino ha riproposto, fra le altre, l’annosa questione dell’energia nucleare, l’innovazione avanzata dal governo italiano come modello futuro di produzione energetica. Leggendo la stampa nostrana, le scontate conferme: quella vicina al centrodestra affida ai suoi editorialisti il compito di non rinunciare ai progetti in corso; di indirizzo differente, ovvero una riflessione che si avvicina ad una rinuncia, la parte politica opposta. Considerato l’argomento scottante, avviene qualcosa di discordante dalla prassi normale: i governatori di Piemonte, Lombardia e Veneto hanno da tempo dichiarato che le loro Regioni non sono interessate all’installazione delle centrali, perché – a loro dire – autosufficienti; quelli di Sicilia e Sardegna hanno fatto altrettanto. Facile attendersi che altri, considerata l’apprensione della pubblica opinione, esprimano un giudizio analogo. L’approssimarsi del referendum nazionale sul tema incrementa poi la discussione e le polemiche.  Una riflessione, d’altronde, sta avvenendo anche negli Stati dove le centrali nucleari sono da tempo in attività. Uno di questi è la Finlandia: risiedendo qui, si diventa anche “osservatori”: uno dei vantaggi è l’opportunità di studiare gli usi, i costumi e la mentalità della popolazione, ed eventualmente confrontare i modelli di vita. Negli anni Settanta questo Stato decise per la strategia di rendersi il più possibile autonomo energicamente, poiché dipendeva quasi totalmente dalla Russia, in particolare per il petrolio. Studi appropriati e considerata l’orografia, l’assenza di sismicità del territorio, la latitudine geografica e l’impatto ambientale indussero gli esperti a puntare sul nucleare, perché il meno inquinante di tutti. Il Parlamento approvò. Lo scorso anno queste strutture hanno prodotto un terzo dell’energia elettrica dell’intero Paese. A tutt’oggi sono in funzione due centrali e nella principale, situata ad Olkiluoto, località sul mare fra le città di Pori e Turku, è in costruzione un terzo reattore, l’EPR francese di ultima generazione (simile a quello che si dovrebbe installare in Italia) che produrrà 1600 MW. Utile aggiungere che i tempi di realizzazione si stanno dilatando: sarebbe dovuta entrare in funzione nel 2009 per un costo di 3 miliardi di euro e si prevede finirà nel 2012 con una spesa di oltre 5 miliardi. I controlli e la sicurezza sono rigidi, programmati e garantiti; i siti per lo stoccaggio delle scorie localizzati all’atto della costruzione e operativi. Per il domani si parla di altre due centrali, già individuate nel nord del Paese.
È bene, a questo punto, analizzare l’aspetto più importante: in questi giorni è in atto una discussione fra le parti politiche sulla conferma del programma futuro. Qui c’è una realtà totalmente assente in Italia: la fiducia della gente nei politici che elegge in Parlamento. Nel Belpaese non si riesce nemmeno a smaltire i rifiuti urbani; sostanze tossiche vengono portate da nord a sud e molte interrate abusivamente: sono solo degli esempi. Ma la colpa maggiore del governo italiano è questa: perché non ha ancora reso note le località dove saranno costruite le centrali? È impensabile che ancora non lo sappia. Come reagiranno le popolazioni del posto? Per noi sardi si pone un altro problema: il nostro governatore ha assicurato, tempo fa, che non si punterà sull’energia eolica e, adesso, su quella nucleare. Avrà l’autorità di poter confermare queste promesse? Siamo poi sicuri che quella eolica, assai diffusa in Germania e Danimarca, opportunamente controllata e programmata da organi competenti e non da loschi faccendieri come si tentava di imporre in Sardegna, sia negativa e da scartare a priori? Oggi sembra un luogo comune e una frase fatta il dover puntare sul fotovoltaico: ma si è a conoscenza che questa energia presuppone impianti di costruzione assai costosi? Chi potrà permetterseli senza l’ausilio di adeguati incentivi che al momento non esistono?
Quello che si percepisce a distanza è una classe politica italiana sempre più lontana dalle necessità della gente, con continui e ripetuti tagli che stanno riducendo a mal partito molte istituzioni pubbliche di primaria importanza. Ancora più desolante è poi la constatazione che il premier, in questo periodo, sia “in tutt’altre faccende affaccendato”, e non certo per colpa nostra, in un momento in cui nell’Oriente del mondo e nell’Africa mediterranea avvengono fatti sconvolgenti.

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Un commento

  1. Caro Mario ,per noi sardi il problema è che Italia vuole costruirle tutte in Sardegna ,guarda caso l’unica regione non sismica ,e noi non ne vogliamo ne una!!
    ci hanno avvelenato la terra con la petrolchimica e con i poligoni Militari con la miniera d’oro a cielo aperto ,adesso vogliono imporci la servitù nucleare ! noi sardi diciamo BASTA!!! se Italia vuole centrali li faccia ad Arcore!
    Se la Finlandia LE VUOLE SE LE TENGA LE CENTRALI ,IN SARDI NON LE VOGLIAMO !!!
    saluti Teresa

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