TEMATICA SEMPRE PIU' CALDA, VISTI I DISASTRI NIPPONICI E IL REFERENDUM SARDO, DELL'IPOTESI NUCLEARE SULL'ISOLA

le launeddas di Bruno Loi alla Bit di Milano

le launeddas di Bruno Loi alla Bit di Milano


di Sergio Portas

C’erano Ugo Cappellacci col suo assessore Crisponi alla Bit di quest’anno, a dimostrazione che anche nei piani alti si comincia a capire quale sia il vero petrolio della Sardegna: il turismo, meglio se, come ogni operatore turistico va ripetendo come un mantra,  ecocompatibile e  condito di eolico e fotovoltaico e di energia pulita e verde. La credibilità del messaggero, perdonate l’impertinenza, si misura a mio avviso anche dai compagni (mi veniva da scrivere compari) con cui uno sceglie di perseguire determinate politiche: Carboni credo sia ancora in galera e Verdini è stato rinviato a giudizio. La presidenza della Regione Sardegna fa sapere che ha intenzione di chiedere ai suoi abitanti  cosa ne pensano di un bel progetto targato NUCLEARE, sulla falsariga di quelli che il buon Scajola andava progettando prima che finisse così ingloriosamente la sua seconda avventura ministeriale, inciampata come ognuno sa sopra una casa , vista Colosseo, che qualcuno, a sua insaputa, gli ha voluto regalare a tutti i costi. Dire che si rimane sconcertati da simili episodi di insipienza politica è un eufemismo.  Parlare di nucleare in Sardegna è, per ogni politico che non abbia in mente il suicidio, un atto di autolesionismo certificato. Mi pare ovvio che Cappellacci debba pagare al suo mentore (leggi Berlusconi) una serie di cambiali che vanno inesorabilmente in scadenza ma la notizia di codesto referendum è così apertamente antiecologica, antituristica in senso lato, da lasciare sconcertati. Allora ce ne siamo andati a sentire quelli della provincia verde (autoproclamata per la verità), quelli del Medio Campidano natio, quelli che, parola di Fulvio Tocco, protestano con L’Anas se solo si permette di usare i diserbanti per tenere pulite le strade di campagna. Che l’erba va strappata a colpi di falce, se non addirittura a mani nude.  C’è anche il nuovo assessore al turismo ( anche quello vecchio per la verità): Nicola Cuccui  dice di avere coscienza di quali prospettive potrebbero aprirsi, in termini di reddito e di nuova occupazione, se solo si riuscisse a veicolare in termini opportuni l’offerta turistica che la nuova provincia è in grado di garantire. Nella conferenza stampa Fulvio Tocco si erge a grande sponsor delle bellezze naturali del territorio che lo vede governare da cinque anni. Due i fiori all’occhiello: la Giara , assurta  nientemeno che ad altare del Mediterraneo, con le conclamate sue biodiversità animali (93 specie) e vegetali (350). Citando crostacei dai trascorsi millenari e cavallini selvaggi aggirantesi pei pauli ricchi di licheni fioriti. E le dune di Piscinas, suggestive altrettanto per motivi diversi, imperdibili comunque per ogni turista che volesse mettere piede sul suolo di Ichnusa nostra. Le 1300 aziende agricole sparse su di un territorio di 1500 chilometri quadri sono garanzia di  un’offerta culinaria che fa dell’alimentazione sana un prerequisito, un biglietto da visita totalmente in accordo col messaggio di fondo che si vuole veicolare: venite nel medio Campidano  e troverete una natura diversa, tutelata, soprattutto dagli imprenditori agricoli che agiscono nel territorio. Per il mare trasparente di Scivu , di Piscinas e di Funtanazza ci ha pensato domineddio. Se i sardi riusciranno a tenerne pulite le spiagge si potrà concorrere al concorso di mare più bello del mondo, con qualche reale possibilità di arrivare a medaglia. L’assessore Piano spiega poi il progetto di educazione alimentare, incentrato sulla conoscenza dell’ambiente e sulla ruralità, in accordo con le cosiddette fattorie didattiche: “Satu po imparai”, promosso da provincia e agenzia regionale Laore, destinato a scuole di ogni ordine e grado, sarde e continentali.  E anche qui c’è solo l’imbarazzo della scelta per ogni buongustaio che voglia assaporare dolci allo zafferano, piuttosto che  carciofi dalle spine più acuminate, dall’agnello che più dop non si può all’olio d’oliva profumato all’eucalipto, varietà di pane e pasta quanti sono i paesini della Marmilla. Col proposito di inserire, finalmente, qualcuna se non tutte queste squisitezze nei menù scolastici degli alunni sardi. A loro anzi è rivolto l’invito a visitarle queste benedette fattorie, se non altro per sfatare quella leggenda metropolitana che vede i nostri figlioli digiuni di galline e vitelli, fino al punto di credere che le uova spuntino nei supermercati per una sorta di magia che nulla ha a che fare col razzolare o il mungere, il pigolare o il muggire.  Magari lì gli insegnanti ce li porteranno volentieri, visto che il loro ministro con l’ultima cosiddetta riforma ha fatto sparire quei soldi che servivano a finanziare le gite scolastiche, quindi meno sbornie adolescenziali a Parigi o Barcellona, con l’assillo di recuperare in discoteca i ritardatari delle tre di notte, più giri, magari a cavallo, nei meandri fatati della Giara di Gesturi o delle dune dorate di Piscinas. O i boschi di Montevecchio, le cascate del Linas. Proprio a questo tipo di turismo si dice sposato l’assessore Cuccui, mentre parla ai giornalisti presenti scorrono dietro di lui le immagini delle coste, delle montagne, e patrimonio di tutti deve diventare l’accoglienza al turista, il saper raccontare il territorio che si abita, facendo riferimenti agli scrittori che hanno saputo descriverlo nei loro libri, legando letteratura e natura nel modo che diventino una sola cosa che sa sciogliersi nella lingua e nella poesia. Partendo dalle scuole, dai più piccoli, a cui proporre itinerari tematici e assolutamente sicuri. Mi dice che ha intenzione di dare vita, questo agosto, a una sorta di saga letteraria itinerante che passi anche per le spiagge della costa Verde. A proposito di libri e nell’intento di rivolgersi a un turismo che sta diventando sempre più importante, l’assessorato del medio Campidano presenta un corposo volume sulle chiese campestri. Otto diversi itinerari a tracciare strade della fede con tappe obbligate a chiese e chiesette che racchiudono impensabili sorprendenti capolavori d’arte, e se ancora non siete andati a Tuili pei retabli in San Pietro apostolo è venuta l’ora di farci una scappata. Che a dieci minuti d’auto siete a Barumini, il più bel castello nuragico di Sardegna. Ecco non è difficile immaginare ora come questa descrizione di un turismo possibile e auspicabile  possa infrangersi in mille pezzi se solo ci fosse il sospetto che, nel bel mezzo del parco geominerario, una delle sue miniere più profonde possa essere utilizzata a contenere le scorie radioattive del futuro “nucleare sicuro italiano”. Visto che la Sardegna non patisce di terremoti. Io credo che ad essere terremotata debba essere la classe politica che solo ipotizza una simile mostruosità antistorica. Antimoderna. Il referendum è già esso una ferita, una provocazione. Una sorta di bestemmia che fa suonare a morto le campane delle chiese campestri del medio campidano.

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