IL MITO DI ATLANTIDE: RILEGGERE IL LIBRO DI SERGIO FRAU DOPO L'ESPERIENZA IN BULGARIA CON GLI EMIGRATI SARDI DI SOFIA


di Ignazio Basile

E’ passato circa un mese e mezzo da quando, in compagnia degli amici del Circolo “Sardica” di Sofia, visitai con grande emozione il pozzo proto-sardo di Garlo, scoperta negli anni 80 del secolo scorso a 50 km dalla capitale bulgara, dalla grande archeologoa Dimitrina Dgionova. Con noi c’era anche Sergio Frau, l’autore del bel libro-inchiesta (Le Colonne d’Ercole-Un’Inchiesta di Sergio Frau- Edizioni Nur Neon), pubblicato nel 2002 e giunto con successo alla decima edizione. Proprio lì, ai bordi del pozzo sacro, bulgaro per territorio ma sardo per genio e manifattura (un pò come si è dichiarata la scopritrice: bulgara di nascita ma sarda per adozione) gli dissi che avevo letto il suo libro-inchiesta e che lo avevo trovato interessante, anche per quella sua affascinante tesi che vuole la Sardegna corrispondente alla mitica Atlantide di Platone. Aggiunsi che se non avevo capito male, lui metteva le colonne d’Ercole non tra Gibilterra e Marocco ma bensì tra Tunisia e Sicilia e che sperava, con l’aiuto della Geologia di scoprire se quella ampia fascia di terra di Sardegna che si chiama pianura del Campidano e che da Cagliari, per 120 km conduce a Oristano, possa essere il risultato di uno tsunami che prima ha sommerso la mitica Atlantide e poi, ritirandosi le acque, ha lasciato sulla mitica città ormai sommersa, un mare di fango sotto cui giacciono gli inenarrabili tesori di quel tempo che fu. Aggiunsi infine che il libro lo avevo preso in prestito alla biblioteca cittadina; forse perchè speravo che avendone appresso delle copie ne avrei potuto magari comprare una dalle mani dello stesso autore, riuscire ad ottenere anche un autografo a memoria di quello splendido giorno di scoperte emozionanti. Il bravo Autore mi rispose bruscamente che probabilmente il suo libro lo avevo restituito troppo presto. Non saprei dire se lo dicesse infastidito dal fatto che non lo avessi comprato in libreria (ma lo escluderei; anche io, nel mio piccolo, s’intende, sono un autore e sono più che contento quando qualcuno mi legge anche solo nel blog; figuriamoci poi se prendesse in prestito qualche mio in biblioteca: ne sarei ben più che felice); oppure se si sia scocciato per avere intuito che io volessi comprare un libro da lui ( mi sovviene che a una gentile signora che gli chiedeva se avesse delle copie del libro da vendere, ha risposto in maniera alquanto brusca che lui non girava con il carrello). Insomma, qualunque fosse la ragione di quella risposta sgarbata io l’ho presa per buona; così, appena rientrato a Cagliari, ho ripreso il libro di Frau in prestito. Debbo confessare che l’ho riletto con più fiducia, rispetto alla prima volta; avendo conosciuto l’Autore posso assicurare chiunque che non si tratta di un pazzo e neanche di un ciarlatano o di un grullo che va in giro a raccontare frottole. La sua storia personale lo sta a dimostrare. Ma basta leggere il libro per averne la conferma. Intanto il libro è uno scrigno di citazioni classiche e moderne, tutte precise e concordanti: da Esiodo ai nostri giorni vengono passati in rassegna numerosi testi delle più svariate discipline: geografia, letteratura, archeologia, linguistica, glottologia, storia, numismatica, grafologia, religione, geologia, oceanografia e quant’altro. L’Autore mostra di possedere una cultura enciclopedia ed il successo del libro è più che giustificato: egli, da buon giornalista,  non vende certezze ma piuttosto dubbi, riflessioni, ragionamenti, teorie, sospetti, tracce, testimonianze; anche fatti e circostanze, ma senza la presunzione di concludere in maniera affrettata e sbrigativa un dilemma plurimillenario: il mistero dell’isola di Atlantide. La sua inchiesta appare plausibile. Sono certo che se lo rileggessi troverei nel libro ancora tanti spunti ma confermo quello che ho detto all’Autore a Garla in Bulgaria: sullo sfondo delle sue dotti e interessanti citazioni ho scorto il tentativo di spostare le Colonne d’Ercole a oriente, rispetto alla stretto di Gibilterra, ed esattamente nel canale di Sicilia, tra la Sicilia e la Tunisia, un tempo assai meno largo, ma non meno pericoloso per i naviganti di quanto non lo sia ancora oggi. Tutto il resto non è alla mia portata; nè sapere se gli archeo-punici (come chiama un altro grande autore di best-sellers, Leonardo Melis, gli archeologi delle Sovrintendenze; quelli ufficiali che si richiamano, senza molta fantasia, per capirci, esclusivamente alla cultura greco-romana e alle fonti classiche, considerate ormai un vaticinio di dogmi indiscussi  e indiscutibili) abbiano o meno ragione a criticare il libro di Frau e in quale misura ne abbiano, seppure ne hanno, di ragione; nè se altri autori abbiano davvero scritto prima di Frau su Atlantide, adombrando la sua affascinante tesi di far coincidere Atlantide con la Sardegna e la Tartesso spagnola e biblica con la stessa isola al centro del mediterraneo. Io so solo che il libro val la pena di essere letto e che non mi dispiace vedere dei Sardi che finalmente non hanno paura di mettere in discussione delle verità che, come diceva Cicitu Masala, sono state scritte dai vincitori contro noi vinti. E che finalmente, per dirla sempre parafrasando  il grande poeta e scrittore Cicitu, “ci sta ricrescendo la lingua che ci hanno tagliato secoli fa, a noi Sardi.

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Un commento

  1. Ignazio Basile (Cagliari)

    provo piacere, orgoglio e interesse
    nell’apprendere che il mio articolo compare nel Vs bellissimo e ricco
    blog, ben degno di rappresentare con merito la nostra bella isola e i
    nostri fratelli lontani, fisicamente, ma vicini emotivamente grazie
    anche al Vs blog; complimenti dunque e grazie per l’attenzione

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