GLI INSEGNAMENTI DI RENATO SORU: MILANO VA A SCUOLA DI INTERNET IN SARDEGNA


di Sergio Portas

La Milano di Stefano Boeri, che fino all’altro ieri è stato prestigioso assessore della giunta Pisapia, se ne va a Sedilo, ospite di Renato Soru, per vedere come funziona l’esperienza di “Sardegna Democratica”, l’associazione che l’ex governatore sardo ha messo su dal 2009 . E venerdì pomeriggio , ospite questa volta il politico seddorese , all’Arci Bellezza di Milano la vecchia sala da ballo che ha visto generazioni di comunisti esibirsi in tanghi e foxtrot, era piena come non mai di militanti e politici meneghini, venuti a sentire questi due che finalmente avevano una qualche idea per dare ossigeno a quel partito democratico che, non solo i politologi di professione, oramai definiscono in coma profondo. Del resto il tentativo di suicidio del partito in diretta televisiva è andato in onda durante le vicende che hanno portato alla rielezione di Napolitano a capo dello Stato, l’autoaffossamento delle candidature “ufficiali” di Marini e Prodi, la congiura dei 101 e la nascita del governo Letta-Berlusconi. Mai come questa volta il vice-presidente di cotanto governo, tale Alfano Angelino, è figura virtuale, avatar del vero padrone che, tra una sentenza di tribunale e l’altra, sta rimettendo a posto i conti delle sue aziende, Mediaset nell’ultimo mese è cresciuta in borsa del 26%. Nel bel mezzo dello sfascio del tessuto industriale italiano non è performance da poco,il conflitto di interessi solito mantra degli invidiosi. Danilo di Biasio, già direttore di radio Popolare, quella che , ricorda Soru “quando io ero studente alla Bocconi faceva controinformazione”, dirige il traffico degli interventi , con lui seduto al tavolo della presidenza Ivan Scalfarotto, neo eletto al Parlamento. Stefano Boeri non fa che rimarcare i temi dell’analisi politica che gira nei media di sinistra e nei discorsi dei militanti e votanti il partito democratico orfano di Bersani ( lo smacchiatore di leopardi, pressoché unico contributo nella rete per un a diversa comunicazione politica) che si è consegnato a Gugliemo Epifani, novello Caronte che lo dovrà traghettare all’inferno del Congresso. Quindi la disastrosa campagna elettorale, i sondaggi bugiardi che davano la coalizione di sinistra largamente vittoriosa, il sostanziale disinteresse per cosa “diceva la rete” in proposito, i tre milioni e mezzo di voti persi e l’incapacità di comunicarlo. Le sconfortanti vicende dell’elezione del presidente della repubblica. Insomma sarebbe follia pura se se nel tentativo di ripartire fosse una proposta chiusa quella che venisse scelta. Partecipazione è la parola d’ordine rigenerante e la rete può e deve diventare un modo nuovo per una politica nuova. Finora il consenso cercato è sempre stato su scelte che già sono state prese. Persino le primarie, ottimo strumento di partecipazione, ma sempre su scelte chiuse. Mentre gli elettori possono e debbono dire la loro su programmi e candidati. Quindi una piattaforma che dia voce e possibilità di dibattito ai tre milioni di persone che hanno partecipato alle primarie. Da “Sardegna democratica” a “Milano democratica” fino a “Bari democratica” (il sindaco di Bari Nicola Emiliano farà un intervento via telefono). E Renato Soru è qui in veste di dirigente di partito ( dice comunque che non ambisce a diventarne segretario né nazionale né sardo) e sopratutto quale patron di Tiscali. Una sorta di garanzia che questa “piattaforma virtuale” abbia gambe per camminare veramente in rete. Rete che, dice Soru, non è solo Facebook o Google, ma sono tanti network sociali e non, che debbono essere sfruttati all’occorrenza. Si tratta di mettere in piedi una soggetto nuovo di partecipazione politica in senso lato, dove nessuno possa essere rifiutato se vuole dare un contributo positivo. Non è più accettabile che, come nell’ultima assemblea che ha eletto Epifani, si debba votare per una decisione già presa da altri. Oggi è pura follia fare una campagna elettorale senza la rete. Come pretendere di girare nel nostro mondo facendo a meno dell’automobile, che pure da sola non basta che occorre saperla guidare bene, se non si vuole andare a sbattere contro un muro. Un modo per parlare a tutti quei giovani che oramai non comprano più un giornale, con una piattaforma più democratica possibile, che non ricalchi insomma le caratteristiche di quella del movimento cinque stelle, in cui Grillo e Casaleggio la fanno da padroni assoluti. Che il tentativo sia quello di contrastare il predominio grillino sulla rete sembra indubitabile. Soru dice che ha in mente una sorta di “start-up” democratica rivolta ai giovani che duri almeno 24 ore, in cui si dovrebbero raccogliere suggerimenti, contributi, sogni di chiunque voglia parteciparvi. Qui a Milano gli applausi non sono di rito, c’è voglia di sentirsi dire che la partita non è ancora finita, che alle prossime elezioni la contesa non deve riguardare solo due contendenti: il Grillo nazionale e l’immarcescibile Cavaliere padrone della Destra e delle  televisioni Mediaset.

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