LA NUORESE CALCIO “CALA” IL “TRIS D’ASSI” PER RISORGERE: INTERVISTE A FABIO COCCO, ALESSANDRO STERI ED EMERSON

Dietro le quinte di una vittoria, come anche di una sconfitta, vi è sempre una spiegazione. In questo caso scriviamo, logicamente, di una vittoria, quella della Nuorese. Di un campionato che, come quello di Promozione sarda, girone B, quest’ anno è stato fra i più combattuti e livellati verso l’alto. Grazie anche alla presenza di due club blasonati d’altra categoria come la Nuorese ed, appunto, l’Alghero. E ad altri che hanno detto la loro fino all’ ultimo come Usinese e, più staccata, la Macomerese. Insomma, non certo comparse per le due “battistrada”. La vittoria della Nuorese non era scontata per varie ragioni. Ma, alla fine, sono stati numeri a prevalere per la squadra sapientemente guidata da mister Prastaro. Parliamo, nello specifico, di un primato costruito con 80 punti, frutto di 24 vittorie, 8 pareggi e solo due sconfitte. Con 70 reti realizzate e 24 subite, la migliore difesa del campionato. Perché se c’è un migliore attacco, il suo positivo rendimento non può non partire da un solido pacchetto arretrato. Questo quadro è, poi, impreziosito dalle 17 reti di Andrea Piredda, ora, purtroppo, indisponibile per via di un improvviso e lungo infortunio. Senza dimenticare i due veri e propri “tasselli” su cui la rinascita verdeazzurra, targata “fratelli Pittorra”, si fonda: stabilità societaria e progetto di “rugbizzare il calcio”. Per cui la Nuorese sta’ diventando un modello. L’immagine è, dunque, quella di un asset societario solido, espressione di un azionariato popolare unicum in Sardegna, guidato da  Gianni Pittorra, esponente di una radicata famiglia imprenditoriale nuorese leader in Sardegna nei trasporti, e da un gruppo con le idee chiare: riportare la Nuorese laddove merita. 

 Ed è la Nuorese di loro, del “tris d’assi” che hanno rappresentato e rappresenteranno, anche per la prossima stagione 2024-25 il “perno” su cui si strutturerà la compagine verdeazzurra nella riconquistata Eccellenza regionale. Si tratta di Fabio Cocco, indiscusso capitano e simbolo con più di 300 partite disputate nella Nuorese. Di Alessandro Steri, “uno di quelli di Olginate”. E di lui, Ramos Borghes Emerson, il “Puma”, che, dopo diciassette anni di professionismo, con la A toccata, onorata e disputata in quel di Livorno, è “ritornato a casa”. A Nuoro. Per fare “rialzare” la Nuorese, il suo “primo amore”. 

Noi abbiamo avuto l’onore, grazie anche alla disponibilità della dirigenza, di poterli intervistare. E loro si sono concessi con grande disponibilità e passione.

Fabio Cocco

Il primo a presentarsi ai nostri microfoni è Fabio Cocco, il capitano per eccellenza. Trecento partite con la Nuorese, a 35 anni, é ancora lui l’anima ed il cuore di questa squadra. Una carriera diventata, ormai, lunghissima, la sua. Partito nel 2006 dalla Juniores nazionale della Nuorese, guidata dall’attuale condottiero della promozione mister Antonio Prastaro,  quando la prima squadra militava in C, ha, poi vestito, nell’ordine, le maglie di Taloro Gavoi (2007), San Teodoro (2009), Nuorese (2010- 2011), Tortoliì (2012- 2014), Tonara (2015), Orrolese (2016), Calangianus (2017), Monastir (2018), con in mezzo un breve passaggio alla Torres da luglio a dicembre 2017 e, poi, dall’agosto 2018, il “ritorno a casa”, alla Nuorese.

La prima domanda rivolta al capitano non poteva non partire dal 30 Aprile 2023.

Capitano, cos’è stato, per te, il 30 aprile 2023 e la retrocessione di Abbasanta? “E’ stata una brutta sconfitta che, però, poi, si è rivelata come il punto di partenza per poi riprendersi, come è avvenuto, l’Eccellenza. Si è trattato, comunque, di un campionato di Promozione molto livellato verso l’alto, causato dalla presenza di squadroni come l’Alghero, costruiti per vincere.  Purtroppo, all’inizio, non riuscivamo ad “ingranare” a causa di una “falsa partenza” addebitale alla necessità, fisiologica, di un periodo di ambientamento alla realtà del campionato di promozione.  Una volta che abbiamo capito come comportarci, poi, i risultati sono venuti di conseguenza”.

Ci si è poi focalizzati meglio su questi momenti difficili vissuti dalla squadra durante il torneo.

Quali sono stati i momenti interlocutori e critici che avete vissuto? “Oltre al periodo iniziale appena citato, anche la successiva nomina di mister Prastaro ha dovuto passare un certo periodo di adattamento. Ed a questo sono legate le due uniche sconfitte interne subite con Macomerese ed Usinese. In cui, pur giocando bene, si è perso. Fino alle ultime dieci partite che, per noi, effettivamente, sono state dieci finali. Realizzando un “filotto” di nove vittorie ed un pareggio”.

L’intervista ha, poi, riguardato le “attese” per il prossimo campionato.

Cosa vi attendete dalla prossima stagione in Eccellenza? “L’Eccellenza la Nuorese l’ha disputata per 15 anni. Si tratta di una categoria piuttosto scomoda. Tuttavia, anche in questo campionato, la Nuorese, per blasone e storia, sarà attesa ovunque.  La società, però, da quest’anno, ha dalla sua, il “fattore tempo”. E non è cosa da poco. Perché si potranno fare le cose per bene”.

Ultimo pensiero, naturalmente, al ritorno di Emerson ed alla ritrovata stabilità societaria.

Possiamo parlare, con l’acquisto di Emerson, di una promozione doppia? In che modo ha influito su di voi il nuovo asset societario? “Certamente il ritorno di Eme (così è chiamato il campione brasiliano da amici, tifosi e compagni), dopo diciassette anni di professionismo, non ha fatto altro che rimotivare ulteriormente il gruppo squadra, facendoci prendere più consapevolezza dei nostri mezzi e delle nostre potenzialità. A questo, poi, si deve aggiungere, dato non trascurabile, la ritrovata stabilità societaria, con un gruppo dirigente passionale, appassionato e competente. Consapevole del valore storico della Nuorese. Con un’organizzazione che non si vedeva da tempo. Con un progetto serio. E con dei valori, come la maggiore attenzione al rugbizzare il calcio, dando spazio ad un momento cruciale come il “Terzo Tempo”.

Alessandro Steri

Leggermente diverso è stato l’approccio di Alessandro Steri, anch’egli una bandiera della Nuorese. Uno che, il 30 Aprile 2006, ad Olginate, c’era. Era, quello, uno dei momenti più importanti della storia verdeazzurra. E lui, allora giovane di San Gavino Monreale, il paese di Renato Copparoni, allora appena ventenne (è del 1985), si era calato profondamente nella parte e nel ruolo. Di grande motivatore. Era venuto a Nùoro, la prima volta nella stagione 2004-2005, in Eccellenza, portato da Virgilio Perra dall’Atletico Cagliari. Assieme ad Emerson.  Dopo la prima esperienza di Nùoro è venuta quella del glorioso Casale (2006- 07), allora altra società rientrante nell’orbita di Goveani. Nel 2007-08 il ritorno a Nùoro in C2, per poi passare alla Villacidrese, all’Arzachena, nuovamente al Casale (2012-13), al Budoni (2013- 14), all’Olbia (2014- 15), al S. Teodoro (2016/17), all’Aquila (2017- 18), al Castiadas, al Budoni (2018- 19), all’Arzachena (2019- 20), all’Aquila (2020-21), per finire con il terzo ritorno a Nùoro, dal 24 marzo 2021.  Tre volte nel capoluogo barbaricino, vuol dire che Steri ormai ha il verdeazzurro nel cuore. Alle soglie dei quarant’anni anche lui è diventato un “perno” sicuro della squadra e dei giovani.  E le domande rivoltegli non possono non prescindere da questi “tre rientri” vissuti a Nùoro Tre esperienze differenti e significative.

Iniziamo dalla prima.

Alessandro, che analogie hai ritrovato con il 2004-05? Quello fu l’anno in cui trovasti la Nuorese in Eccellenza. E fu la cavalcata verso la D, allora tanto attesa. “Venti anni fa’ arrivai grazie a Virgilio Perra. Arrivai con Emerson. Perra era il nostro tecnico all’ Atletico. Il campionato era già strutturato. Verso l’alto. E la Nuorese di Goveani aveva l’intenzione di vincerlo. Cosa che poi avvenne. E sarà lo stesso nella stagione successiva, il 2005-06 in D. Tantissimo entusiasmo e voglia di fare bene. Tanta”.

Hai poi vissuto il 2005-06 e, dopo la parentesi a Casale, il tuo “secondo ritorno” con la Nuorese lasciata in D e ritrovata in C2. Che sensazioni hai vissuto? “Anche io ero uno di quelli di Olginate e di quella promozione storica del 30 aprile 2006. Ricordi indelebili. Non si può vivere solo di essi. Ma e’ inequivocabile che essi siano destinati a restare.  Ho poi trovato la Nuorese per la seconda volta nella stagione fra i professionisti. Non andò sul campo come la prima volta. Arrivammo noni. Ma una piccola soddisfazione ce la prendemmo. Dopo aver eliminato la Torres ai gironi di Coppa Italia, agli ottavi affrontammo la gloriosa Sambenedettese: fu 1-1 al Quadrivio e 0-0 al ‘Rviera delle Palme”. Fummo eliminati. Ma non il nostro piccolo primato. La Nuorese è, finora, l’ultima squadra sarda ad aver superato il girone a squadre iniziale della Coppa Italia di Serie C. Per poi uscire agli Ottavi. Dato di prestigio”. 

Venendo al tuo terzo ed ultimo ritorno, non può non balzare alla cronaca il fatto di come per te Nùoro sia anche un po’ casa. Dopo tanto girovagare. Fra Sardegna e continente. “In effetti è così. È stato, nel marzo 2021, un atto di riconoscenza verso una città che mi ha dato tanto. Cui, lo scorso agosto, si è aggiunto un atto di amore. Che ha una data precisa: il 10 agosto 2023. Sono stato convocato in sede per scegliere del mio futuro dopo l’amarissima retrocessione. Il presidente Pittorra aveva davanti a sé otto-dieci mazzi di chiavi buttati nella scrivania. La Nuorese stava per scomparire. Preso al cuore ho accettato questa sfida. Ed abbiamo vinto tutti. La vittoria di quest’anno, pertanto, ha un valore doppio, per come é nata e per come é stata costruita. La nuova Eccellenza, che ci rivedrà ai nastri di partenza, sarà impegnativa. Ma la società ora é seria ed ha la possibilità di ridarsi un’organizzazione al fine di riportare la squadra dove merita”.

Emerson

Infine, questo nostro racconto, non poteva arrivare a lui, Emerson Ramos Borges. Per tutti noi “Il Puma” o, più familiarmente, “Eme”.  Intervistarlo è un’emozione unica. Scorrono nella mente tanti ricordi, anche personali, di quasi vent’anni fa. Quando lui partì da Nùoro, in C, per la scalata al calcio professionistico. Nato e cresciuto calcisticamente in Brasile, nel Joinville, nel 2002-2003 si trasferisce al Palmeiras, la sua squadra del cuore, ma non riesce mai ad esordire in prima squadra. Nel 2003, quindi, la decisione di sbarcare in Italia partendo dall’Atletico Calcio in Serie D per cominciare la scalata. Nuorese, Taranto, Lumezzane, Reggina e Livorno nel 2012 con cui conquista la Serie A a trentatré anni. Come uno scalatore ha raggiunto la vetta per poi riscendere sempre con lo stesso entusiasmo, passando da Potenza, fino al ritorno in Sardegna: dopo Olbia in C e Budoni in D, per un brevissimo, riecco la “sua” Nuorese. Vive a Nuoro che è diventata la sua seconda casa vestendo nuovamente la casacca verdeazzurra, per lui la sua “seconda pelle”.   Contribuendo, dall’alto della sua classe, della sua umanità e della sua esperienza, al ritorno in Eccellenza.

Eme, però, prima di essere un calciatore, è un uomo, che racconta una storia che è anche nostra.  E le domande, per lui, giovane quarantaquatrenne, non possono non partire da questo lato.

Ad iniziare dalla prima domanda che, personalmente, mi lega, in un certo modo, a lui. La prima partita in assoluto giocata da lui in Italia, a Lissone, dove ormai risiedo da tempo, nella stagione 2003-04. Nel mitico stadio “Brugora”, tempio delle gesta dei “tigrotti” brianzoli. La Pro Lissone ora milita in prima categoria. Nobile decaduta. Dopo essere stata anche in C. Ed avere, per noi sardi amanti del calcio, un primato di assoluta rilevanza: l’essere stata la prima squadra della penisola ad aver affrontato il Cagliari nella sua storia ultracentenaria. Era il 15 ottobre 1922. A Cagliari. Allo “Stallaggio Meloni”. Quella sfida è stata ricordata proprio il 20 febbraio 2020 da un importante e storico convegno organizzato dall’attivissimo circolo culturale Sardegna di Monza presso i locali della Biblioteca comunale di Lissone, in collaborazione fra Cagliari calcio e Pro Lissone. Emerson, interpellato dal sottoscritto, non sapeva questa storia. Però si ricordava del suo esordio calcistico nel nostro paese. Proprio nella mia città di residenza.

Caro Eme, partiamo dall’origine. La tua prima partita in Italia fu giocata da te a Lissone, dove io vivo. Eri nell’Atletico Cagliari, stagione 2003-04. Che ricordi hai? “Come si dice: la prima volta non si dimentica mai. A Lissone, in Brianza, è stato il mio esordio nel calcio in Italia. Era l’ultima domenica di settembre 2023. Avevo aspettato quasi tre mesi per ottenere una cittadinanza che non arrivava. E che, poi, è arrivata. Fu un 3- 3 rocambolesco e, con Virgilio Perra in panchina, strappammo un pareggio importantissimo. In quell’Atletico giocavano altri futuri “perni” della Nuorese che verranno con me e con Perra all’ombra dell’Ortobene nella stagione successiva come Steri, Manis, Mancosu, Cappai”.

Poi ci fu la prima volta a Nùoro, nel 2004-05. Guarda caso in Eccellenza. Com’è stata? “Sapevo di trovare una squadra con una storia ed un blasone importante, costruita per vincere. Mister Virgilio Perra era stato contattato dalla Nuorese, di cui lui è stato bandiera negli anni Ottanta, una società prestigiosa per la Sardegna. E’ stato lui a volermi fermamente a Nùoro. All’inizio si vedeva che, nell’ambiente, vi era entusiasmo. Anche perché si veniva da una salvezza “riacciuffata” alle ultime giornate. Quella era un’Eccellenza di ferro con squadroni come Tempio e Castelsardo, favorite. Senza dimenticare il Tavolara (cui “Eme” rifilerà una rete incredibile al Quadrivio, “portandosi a spasso” mezza squadra ospite, n.d.r.).  Poi ci fù la fantastica promozione in D di Serramanna. E la D tanto attesa. Anche quella stagione, 2005-06, vincemmo e, dopo quasi vent’anni, fu nuovamente Serie C. Ad Olginate. Il 30 aprile 2006. In quelle stagioni, sia di D che di C, in trasferta eravamo accompagnati da un calorosissimo tifo di 200-300 persone: per la Sardegna, oltre al Cagliari, un unicum. Addirittura ad Olginate, ove trovammo 600 tifosi verdeazzurri, si erano organizzati degli autobus ed alcuni tifosi emigrati si erano fatti fino a 20 km a piedi. Per vedere la Nuorese salire in C. Qualcosa di emozionante anche per me.”

Arriviamo, quindi, alle due domande “più intime”: l’essere, ormai, cittadino nuorese acquisito ed il ritorno. Domande che ben descrivono lo spirito di questo grande uomo e sportivo.

Cos’è Nùoro per te? “E’ casa mia, ormai. I miei figli sono nati qua. Mi sento parte integrante di questa città. Con le sue ricchezze, le sue potenzialità ed i suoi problemi”.

Com’è stato il tuo secondo ritorno in maglia verdeazzurra? Dopo sedici anni?  Certamente, per i tifosi e gli sportivi tutti, ha avuto un forte impatto d’immagine. “Ritornare dopo diciassette anni di professionismo, ha voluto significare, innanzitutto, che volevo ancora continuare a divertirmi. In precedenza, nonostante vivessi a Nùoro, mentre anche giocavo per l’Olbia in C, ho avuto modo di parlare con persone che avevano fatto finta di parlare in nome e per conto della Nuorese. Ho avuto, poi, l’estate scorsa, il contatto giusto con l’allora ex D.S. Gianfranco Moro e con il presidente Gianni Pittorra, nel suo ufficio, realmente interessato a riportarmi a Nùoro. Il Budoni, con cui mi ero accasato qualche mese prima, ha, finalmente, “riaperto” la trattativa.   Che era quello che speravo avvenisse. E’ chiaro che una scelta simile l’avrei fatta solo ed esclusivamente per la Nuorese. L’impatto con l’ambiente è stato molto positivo. Abbiamo cercato in tutti i modi di portare la Nuorese in un campionato competitivo. E ci siamo riusciti. Quello di promozione è stato un torneo molto difficile, con squadre attrezzate: oltre ad Alghero, Usinese e Macomerese aggiungerei anche Sennori e Bonorva. E tale equilibrio ha contribuito a darci nuova carica.

Che dirigenza hai visto? “La dirigenza è stata vicina a tutti noi giocatori, dal team manager al presidente, agli accompagnatori. Si è creata una vera e propria famiglia, con cui si sono condivisi anche i momenti più critici. Ed è stata anche questa la “molla” che mi ha spinto ad accettare l’incarico di tecnico della Juniores. In questo senso, dapprima, prima di un serio percorso calcistico, è mio intendimento trasmettere dei valori umani”. Programma, quello di Eme, che ben si coniuga con il progetto generale dell’ ASD Nuorese 1930. Che è la base ed il fondamento di una rinascita. Che è iniziata. Anche grazie a loro: Fabio Cocco, Alessandro Steri ed Emerson Ramos Borges.

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Un commento

  1. Demetrio Vidili

    Ti vogliamo in Serie D come sei sempre stata, ma una D, per la C. che non ricordo ma non c’è mai stata

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