UNA STANZA PER GLI ARTISTI: MARIA LAURA SERRA E LA SALA DEL PALAZZO BARONALE AD OSSI

Nella provincia di Sassari, l’ex sala consiliare del Palazzo Baronale del Museo Etnografico viene messa a disposizione per promuovere incentivare, o forse semplicemente celebrare, l’arte pittorica e scultorea.

Il Museo Etnografico Comunale a Ossi è ospitato dal il Palazzo Baronale e, in un percorso espositivo che si snoda su tre livelli, vengono ricostruiti i diversi ambienti rurali del secolo scorso e vengono esposti, seguendo il senso logico, i diversi strumenti e gli straordinari attrezzi di lavoro del mondo agropastorale. Una di queste stanze, l’ex sala consiliare, è messa a disposizione degli artisti, ne nasce una rassegna “Le stagioni dell’arte”.

Certo è che il mestiere dell’artista non esiste nel vuoto: anche se spesso da quello attinge, pur essendo un vuoto pieno raso di figure fluttuanti nell’onirico, di intuizioni impalpabili proprio di questo sembra tener conto l’amministrazione di Ossi offrendo agli artisti una camera del suo splendido Palazzo Baronale. Più che uno spazio espositivo vuole essere un porto: l’approdo dove poter esporre il frutto di un lavoro che spesso appare più duro di altri. Nella faticosa e antieconomica spola tra gallerie e conti che non tornano, dipinti e sculture sono vittime sacrificate, schiacciate nel faticoso dibattito tra necessaria visibilità, messa in vendita e appropriazione culturale. Molto più a monte alcuni artisti non pensano lontanamente di poter vivere della propria opera e, nel cortocircuito tra distrazione nell’ambiente attorno, si autoalimenta una sottrazione, si perdono talenti e opere d’ingegno.

Ossi lavora per arginare questa perdita.

«Le stagioni dell’arte e non la stagione – sottolinea l’assessore alla cultura Maria Laura Serra – perché esiste una molteplicità anche nelle fasi di vita di un artista, come nelle cicliche ricorrenze della terra, nelle scansioni di ogni lavoro degno di questo nome.»

Ed è proprio questo il punto che, per Maria Laura Serra, appare nodale. Perché se al piano superiore del palazzo sono stati ricostruiti con mobili e oggetti d’epoca, la cucina e la camera da letto, ossia le stanze che costituivano gli unici locali dell’abitazione contadina, la stanza di disimpegno (s’apposentu) dove le massaie cucivano, ricamavano e ricevevano gli ospiti, in un altro locale si passano in rassegna tutti gli attrezzi utilizzati dal falegname, il fabbro e il calzolaio che risultano essere i mestieri più attestati ad Ossi.

«Vorremmo che gli artisti sentissero questo spazio proprio come un posto dove esprimere una vita all’opera, ciò che avviene di un’attività lavorativa – continua Maria Laura Serra – per questo la nostra soddisfazione per lo straordinario numero di richieste è così alta.» E, in carica dal 2018, l’idea nata un anno fa, in questo mandato riapre le porte del museo e la sala consiliare diventa in breve tempo un luogo di appartenenza e di scambi.

Classe 54 Sebastiano Sechi, Sebas nome d’arte, è nella giunta nazionale dell’Unpli, Unione Pro Loco, l’ideatore e direttore artistico che l’anno scorso, nella sala del palazzo, ha festeggiato il suo cinquantesimo anniversario di attività, dice di sé: «Non mi fossilizzo su una definizione rigida, anche se di base sono pittore surrealista». Ha avuto come maestri Stanis Dessy, Antonio Azza e Gavino Tilocca, ed organizza la programmazione dello spazio destinata ad ogni autore per un’intera settimana.

«Le stagioni ci sono tutte – precisa Sebas – e sono per tutti quelli che si cimentano nell’arte, sia locali che esterni, si espone dal primo gennaio al 31 dicembre.»

E siccome la fatica dei contadini nella struttura storica del Seicento è magistralmente documentata in un’esposizione ragionata e meticolosa di attrezzi da lavoro, l’amministrazione tiene conto di quella nicchia di lavoratori geniali e moderni che, senza rivendicazioni o istanze polemiche, mostra una sensibilità imponente ed è segmento importante del carattere di una comunità: tiene conto degli artisti. Alcuni di loro non solo non trovano il coraggio di sperare nella fama ma stentano ad immaginare una valutazione del proprio lavoro. Altri invece sono affermati a testimonianza di quel rigoglioso talento che da sempre irradia l’area sassarese. Dopo la pittura di Mario Gaspa, dopo Francesco Farina esperti di murales e sculture, è la volta del maestro Salvatore Puggioni che, dall’8 fino al 15 Settembre, esibirà una produzione artistica che è discendente diretta del Colorismo pittorico.

Ossi, incastonato come un prezioso tra colline di origini calcaree che non rendono facile l’agricoltura, ha abitanti che non si sono intimoriti ed hanno piantato oliveti e vigneti. Nella profonda vallata del rio Mascari, che divide il paese dal piano verso il capoluogo, una ferrovia e una via secondaria porta alla statale, altre vie minori collegano il paese, un tempo reso decisamente autonomo dalla sua straordinaria attività lavorativa, con le vicine Tissi, Muros e Ittiri.

Salvatore Puggioni, allievo di Padre Bonifacio che sull’isola ha fatto scuola col suo Canticismo pittorico, è oggi il maestro d’arte che espone nella sala consiliare e si esprime così: «È una stanza tutta per sé che Virginia Woolf raccomandava ad ogni donna scrittrice, una lungimiranza che l’amministrazione di Ossi destina a chi osa sé stesso nell’arte.»

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