CON IL SUO RECENTE VOLUME, “L’ULTIMA TREBBIA”, GIAN BATTISTA FRESSURA SI QUALIFICA AUTENTICO “INTELLETTUALE DI TERRITORIO” PER IL PAESE NATALE BONO E PER LA SUBREGIONE STORICA DEL GOCEANO

di PAOLO PULINA

Gian Battista Fressura è nato nel 1952 a Bono (Sassari). Agli inizi degli anni Settanta si è trasferito a Sassari per gli studi universitari. In questa città ha poi svolto la professione di funzionario di banca.

Per Fressura vale sicuramente il motto del famoso canonico ploaghese Giovanni Spano (1803-1878), secondo il quale “il servire la propria Patria non è dovere chimerico ma obbligo reale”. Fedele a questa “linea di condotta”, Fressura negli anni  tra il 2005 e il 2013 ha pubblicato tre romanzi in sardo e in italiano (pagine a fronte),  ispirati  esplicitamente alla vita comunitaria della sua piccola Patria, alla quale è  stato – e continua ad essere –  sentimentalmente sempre legato:    “Adda ’e riu/Oltre il fiume” del 2005, “A duru duru” del 2009, “Meri” del 2013, tutti e tre usciti per i tipi  della casa editrice  Edes di  Sassari.

In “Addaeriu” (2005), Fressura racconta, fra l’altro, i benefici, in materia di ideali democratici,  apportati  a Bono e all’intero Goceano dall’azione culturale dispiegata  da quello straordinario Direttore didattico che fu Carlo Carretto, non a caso osteggiato dalle autorità fasciste per il suo scarso entusiasmo per l’organizzazione giovanile voluta dal regime. Si veda in questo sito al link:

http://www.tottusinpari.it/2010/07/02/la-figura-di-fratel-carlo-carretto-nel-centenario-della-nascita-convegno-al-circolo-logudoro-di-pavia/

Su “A duru duru” è reperibile in questo sito un articolo di Cristoforo Puddu. Ecco il link:  http://www.tottusinpari.it/2010/02/17/a-duru-duru-seconda-prova-narrativa-di-gian-battista-fressura/

Per quanto riguarda il terzo romanzo, “Meri” (Mariantonia) è la sintesi emblematica di esperienze vissute da diverse ragazze di Bono andate in continente, negli anni Sessanta, al servizio di famiglie ricche che potevano permettersi questo aiuto in casa. Si veda in questo sito al link:

http://www.tottusinpari.it/2015/09/21/la-presentazione-al-logudoro-di-pavia-del-romanzo-meri-di-gian-battista-fressura-occasione-per-ricordare-anche-altre-opere-sulle-ragazze-sarde-partite-per-fare-le/

Fressura – che nel 2013 come esergo del romanzo “Meri” aveva ripreso da Luis Sepúlveda questo concetto “Non potrei mai affrontare la letteratura, la scrittura, senza la consapevolezza di essere la memoria del mio paese (…). Per questo scrivo” – nel 2016 ha allargato l’ampiezza della sua azione culturale volta alla conoscenza e alla valorizzazione dei territori del Goceano e del Marghine  e ha pubblicato il volume “Da Arasolè a Badde ’e Salighes” che racconta una passeggiata letteraria tra le foreste del Goceano e del Marghine. In questo sito si trova un articolo di Cristoforo Puddu collegandosi a questo link:

http://www.tottusinpari.it/2016/09/13/da-arasole-a-badde-e-salighes-di-gian-battista-fressura-passeggiata-letteraria-tra-le-foreste-del-goceano-e-marghine/

Nei due anni successivi Fressura partecipa attivamente agli incontri di un gruppo di studiosi desiderosi di gettare le basi per costruire un Archivio Sardo di Scrittura popolare.

L’otto giugno 2018, si è arrivati così alla costituzione a Sassari – nell’ambito dell’Istituto Sardo di Scienze, Lettere e Arti –   dell’Archivio Sardo di Scrittura Popolare(presidente Ignazio Camarda, vice-presidente Sandro Ruju), “che ha lo scopo di raccogliere, catalogare e rendere consultabili storie di vita vissuta di uomini e donne appartenenti soprattutto a ceti sociali medio bassi (contadini, pastori, artigiani, operai, casalinghe, etc.), raccontate in forma scritta e orale. L’Archivio si propone di costituire, a livello regionale, una banca della memoria popolare, un luogo fisico di raccolta e catalogazione di testi e testimonianze orali e di promuovere, inoltre, ricerche, studi e seminari dedicati alle problematiche teoriche e metodologiche della scrittura popolare. L’obiettivo è quello di sottrarre al rischio dell’oblio e della perdita quel patrimonio ricchissimo di scritti sul vissuto popolare che giacciono normalmente nei cassetti”.

Gian Battista Fressura è segretario fin dalla fondazione dell’ “Archivio Sardo di Scrittura Popolare”.  Nella veste di animatore di questo Archivio e naturalmente forte dei suoi legami affettivi con il paese natale di Bono, Fressura ha recentemente dato alle stampe (sempre presso Edes) un corposo volume (279 pagine) dal titolo “L’ultima trebbia. Il ‘miracolo economico’ e la fine del mondo contadino in Sardegna. Racconto di una modernizzazione”.

La scheda editoriale precisa che “il libro è una rassegna di ricordi personali, riferimenti storici, testimonianze e racconti di vita vissuta, richiami letterari e immagini, una miscellanea di contributi che convergono nella ricostruzione di un passaggio epocale della storia della Sardegna e del Paese e nella rievocazione della temperie, delle emozioni e delle speranze di una generazione”.

Ho letto alcune parti di questo libro con particolare emozione: prime fra tutte quelle relative alle testimonianze letterarie sulle speranze suscitate dal Piano di Rinascita magnificamente riassunte, dal García Lorca sardo quale fu Pedru Mura, nella sua famosissima poesia “Annùntzia chi est bènnia s’aurora”…  (Spiegazione della emozione personale: nell’estate del 1966, dopo la seconda liceo, lavorai intensamente alla raccolta di materiali per documentare gli echi del Piano di Rinascita negli articoli di cronaca e, soprattutto,  nelle poesie in limba degli anni 1963-1965. Presentato  ad un concorso bandito dal Premio Ozieri di quell’anno, il mio saggio meritò una “segnalazione speciale”. Lo ho pubblicato nel novembre 1982, a Pavia, in un volumetto dal titolo “La poesia dialettale in Sardegna negli anni 1963-1965, con appendice bibliografica 1982”).

Altra fonte di emozione per me le pagine in cui uno degli emigrati bonesi a Pavia (ho conosciuto quelli che non ci sono più e conosco quelli che ci sono ancora) racconta le vicende del “disterru” suo e dei suoi compagni, a partire  dalla permanenza iniziale (era un passaggio obbligato…) in Germania.

In aggiunta all’intervista curata da Fressura al bonese emigrato a Pavia  Farore Randine, collegandosi  al seguente link si trova il testo di un’intervista al bonese  Gavino Ganzu (Bono, 1933 – Pavia, 14 agosto 2007), amico di Randine, protagonista, insieme  a Filippo Soggiu (Buddusò, settembre 1927-Pavia, dicembre 2022), e a tanti altri sardi di  vari paesi,  della fondazione del Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia. Ecco il link: http://web.tiscali.it/circolifasi/sa_limba_folder/file/risultati_nelle_sedi/vimodrone/narrazione_gavino_ganzu.rtf

Mi riprometto di pubblicare prossimamente in questo sito il testo di questa intervista a Gavino Ganzu.

Ritengo particolarmente adatto ad essere presentato nei Circoli degli emigrati questo recente volume “L’ultima trebbia” di Fressura, con il quale l’autore merita di essere considerato un autentico “intellettuale di territorio” per il paese natale Bono e per la subregione storica denominata Goceano (Sa Costèra in sardo).

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4 commenti

  1. Renata Asquer

    Molto interessante questo articolo di Paolo Pulina su Gianbattista Fressura,corredato com’è di informazioni e curiosità biografiche/storiche/antropologiche.
    Non mancano inserti di recensioni altrui e felici citazioni da scrittori famosi che definiscono il quadro degli interessi e dei valori dell’opera di un singolare autore sardo appassionato alle sue radici.

  2. Antonio Milia

    Bei tempi la trebbiatura, ricordo i massai con i carri trainati dai buoi carichi di grano da Trebbiano.

  3. Antonio Fadda Mele

    Di Bono questo autore, un libro che potrebbe interessarmi

  4. Un articolo arricchente, grazie Paolo Pulina.

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