di Cristoforo Puddu
Gian Battista Fressura, nativo di Bono e funzionario di banca a Sassari, dopo le pubblicazioni specialistiche su politica istituzionale, capitalismo e filosofia, si era accostato alla prosa letteraria bilingue con il romanzo Adda ‘e riu -Oltre il fiume- (EDES, Sassari 2005); autobiografia della memoria e delle radici. Ora interrompe il breve silenzio narrativo con la storia A duru duru, edita sempre dalla Editrice Democratica Sarda, pubblicata nella collana di letteratura sarda plurilingue, “La Biblioteca di Babele”, diretta da Nicola Tanda. Chiari i segni della continuità temporale e ambientale con il precedente lavoro che prosegue come una saga determinata da bagaglio ideale e passione sociale. Una storia della contemporaneità in cui è centrale l’esperienza politica che segna lo sviluppo rettilineo, attraverso la coerenza nello studio, nel legame sentimentale con Gavina e nei rapporti familiari e di comunità-paese, di un giovane intellettuale di sinistra nel fermento della Sardegna che, atavicamente agro-pastorale degli anni ’60, intraprende le sue lotte di riscatto e di rinascita. L’emancipazione del ’68 porta in Bobore, il protagonista della storia, a scelte “trasgressive” ed arriviste: l’abbandono-fugga dall’Isola verso il Nord industriale (Ivrea, Torino e Milano); il legame con una nuova compagna e la realizzazione professionale attraverso il conseguimento della carica di amministratore delegato di una finanziaria multinazionale. L’idillio “nordico” s’interrompe con il licenziamento. La successiva e conseguente deriva porta il nostro protagonista -uomo inquieto e moderno- ad una riflessione ed indagine interiore sulla rivalutazione di valori ed ideali; nel vissuto dell’infanzia e della giovinezza ritrova i significati per riprendere la sua vita con il senso e la forza emotiva dell’identità originaria. Il messaggio che viene dall’opera di Fressura è certamente quello di sollecitare una fedeltà, nonostante i ruoli, percorsi di vita e ambienti, ai propri valori culturali identitari. Il romanzo riserva un maturo rincontro di Gavina e Bobore, in un comune impegno umanitario: segno di ideali sociali giovanili mai traditi. A duru duru segna anche la descrizione di un periodo storico “blindato”, da osservare ora con occhi meno politicamente ed emotivamente coinvolti, in cui bisogna confrontarsi e non rimuovere. La riflessione dirige a quelle inquietudini giovanili e contestative politiche degli anni ’70 che, con il manifesto di “fantasia al potere”, hanno generato una collettiva emancipazione sociale e di costume, ma anche tragiche deviazioni terroristiche.
"A DURU DURU", SECONDA PROVA NARRATIVA DI GIAN BATTISTA FRESSURA
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