INTERVISTA AD UN GIOVANE E TALENTUOSO POETA MADDALENINO: L’ESORTAZIONE ALLA POESIA DI MICHAEL BONANNINI

Michael Bonannini

di MARIAZZURRA LAI

Nel panorama poetico moderno, si intensificano nuovi stili espressivi con un buon richiamo per le nuove generazioni che vogliono sviluppare la propria propensione, attraverso la scrittura. Non è ancora diffuso in un mood armonioso, come per altre forme letterarie ma, si avverte questa esigenza solida fra le righe di trasmettere e condividersi aldilà dei social.

Incuriosita da questa mia stessa riflessione, intervisto Michael Bonannini impavido, appassionato, sognatore e talentuoso poeta. Il ragazzo della porta accanto che a soli 23 anni, con la testa fra le righe, ha pubblicato il suo secondo libro, dal titolo “Il multiverso negli occhi

Quando hai iniziato a scrivere? Ho iniziato a scrivere sin da quando ero ragazzino, verso la terza liceo, ma è solo da due anni che ho iniziato a scrivere poesia. La poesia è arrivata per necessità, ha bussato alla mia porta e ora non se ne va più. Ed io, non voglio assolutamente che se ne vada.

Cosa ami della poesia? Sotto quali versi ti rappresenta o rappresenti? Della poesia amo la sua versatilità. La poesia è libertà, terapia e condivisione. La poesia mi rappresenta per il suo essere diretta, onesta e incisiva. Mi sento rappresentato dalla sua onestà.

Secondo te, qual è il rapporto tra giovani e poesia oggigiorno? Il rapporto tra poesia e giovani, secondo me, è altalenante. Questo è derivato da una modalità fin troppo arcaica di studio scolastico, che rilega la poesia e noia e vecchiaia. Non è così, la poesia è giovane e in verità molti giovani la amano e la scrivono, ma la tengono rilegata al personale, invece di farla uscire. Ma posso affermare che i giovani scrivono.

Quali sono i tre poeti che più ammiri, passati e presenti? Ammiro diversi poeti, ma il mio cuore appartiene a tre grandi nomi della nostra letteratura: Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti e, ovviamente, Dante Alighieri. Mi piacciono perchè li sento molto vicini a me, come pensiero e stile, in special modo Montale. “Ho sceso dandoti il braccio” è la mia poesia preferita in assoluto.

Cosa pensi della forma poetica che più sembra attirare in quest’epoca moderna?  Penso che la poesia si evolva in relazione al suo tempo. Ora la poesia ha assunto una forma sempre più prosastica, genuina e con un lessico semplice, puntando sulla potenza del verso. Personalmente io apprezzo molto la poesia moderna, in special modo quella più narrativa e meno ricercata. Potrei citare un Michele Mari, con il suo “Cento poesie d’amore a Ladyhawke”.

Secondo te, quando si scrive è più importante la forma o il contenuto per arrivare?  Io credo assolutamente il contenuto. Per “arrivare” servono i temi reali, quelli tangibili della vita vera che viviamo ogni giorno: amore, paura, famiglia, sogni, morte, sofferenza. La forma è importante, certo, perchè è il modo in cui arriva il tema. Potremmo scrivere il romanzo o la poesia più bella di tutte, ma senza un contenuto potente, non arriverà mai.

Sei giovanissimo e per descrivere così bene le emozioni, mi sembra chiaro che sia predisposto naturalmente ad una buona introspezione. Generalmente, scrivi per bisogno o per desiderio? Per bisogno, sempre. Gli eventi che vivo mi spingono giornalmente a scrivere, altrimenti implodo. La scrittura è il mio modo di sentirmi vivo e non tenere tutto dentro. Spesso invece non sento alcun bisogno di scrivere, e allora non forzo alcuna parola. Deve essere naturale, sempre.

Questa tua profondità dell’anima e nell’animo delle cose, ti influenza nelle relazioni? Se si, in che modo?  Mi condiziona, sì. Spesso il mio modo di intendere le relazioni con l’altro sesso o con gli amici è molto viscerale, romantico e molto “drammatico”. Tendo a vivere la vita come se fosse un film o un romanzo e questo mi taglia le gambe, o mi da una marcia in più. La vita non è semplice per noi scrittori.

Ti è mai capitato, in rapporto ai tuoi coetanei, di sentirti incompreso? Come hai affrontato quei momenti o contesti? Devo essere onesto, no. Ho avuto la fortuna che il mio modo di essere è stato sempre compreso e condiviso. Sono più gli adulti a non aver mai compreso la mia propensione, mentre dai miei coetanei sono sempre stato apprezzato e lodato. In questi due anni di attività molti miei coetanei mi hanno confessato che gli ho dato la forza di tentare e di esporsi, perché anche loro scrivevano, ma non avevano un riferimento simile a loro.

Preferisci la poesia o la prosa? Preferisco la poesia, la sento mia al 100%. Spesso con la prosa mi perdo, non arrivo al dunque. Con la poesia, sono diretto, dico o racconto esattamente quello che sento o penso.

Quali sono i tuoi progetti presenti e futuri? Desideri accingerti in una carriera che permetta alla tua passione per la poesia di esprimersi? Per ora ho intenzione di diventare giornalista, terminare la Trilogia “Spento”, di cui questo libro è il secondo capitolo, e chissà… cinema, romanzi, altra poesia? Ho fame di successo, e voglio scrivere, finché avrò le dita funzionanti.

Quali sono le difficoltà, oggi come oggi, di poter concretizzare un talento per la scrittura, in un mestiere al 100%? Beh sono molteplici, attualmente vivere di scrittura creativa è molto difficile. Questo mondo è pieno di insidie, squali e ostacoli. Per rendere la scrittura un vero e proprio mestiere uno dovrebbe spingere sulla scrittura professionale.

Ti trasferiresti mai altrove, se ti venisse offerta un’occasione di verbalizzare il tuo sogno di scrittore? Non lo so. Mi sono innamorato di Cagliari, e non voglio andare via. Se la vita mi spingerà in un’altra città spero sia una città di mare. Mi piacerebbe vivere a Sanremo o Livorno, sono città che fanno al caso mio. Ho vissuto a Roma per qualche mese, non fa per me. Altrimenti, un grande sogno sarebbe la Grande Mela. 

Scrivere è molto intimo. Ritengo sia talvolta anche un grosso sforzo riuscire a creare concordanza fra il mondo interiore e quello esterno. Farsi apprezzare o apprezzarsi. Come interpreti e vivi, con il tuo inchiostro e penna, questa mia espressione? Sono d’accordo con te, e per tanti anni ho dato peso alle opinioni degli altri, ma ora non più. Se vengo apprezzato sono felice, se non vengo apprezzato, sono ugualmente contento. Non possiamo piacere a tutti, altrimenti, sarebbe una noia mortale, no?

Come ti senti quando ricevi critiche positive e quando, d’altro canto, quelle meno piacevoli? Le critiche non piacciono a nessuno, a me soprattutto. Sarò onesto, odio le critiche. Non amo che il mio lavoro venga giudicato, ma i giudizi, belli e brutti, ci servono a maturare e fare del nostro meglio. Prendo sempre il meglio da tutto, e finora mi è stato d’aiuto in tutti i lavori.

Un poeta, si sente mai solo? Se si, come sfrutta questo moto in azione sulla sua passione? I poeti si sentono spesso soli. Sentirsi soli è orrendo, ma spesso serve per conoscersi meglio e scrivere di emozioni molto intime. Perlomeno, quando mi sento solo scrivo molto di più.

Se fossi un supereroe, non esistente, come ti immagini? Cosa faresti per essere visto tale e riconosciuto? Non esistente? Impossibile, c’è già il supereroe che sono io al 100%: Spider-Man. Ed esattamente come lui, aiuterei la gente, senza alcuna distinzione, sempre con il sorriso. La poesia può aiutare le persone, perciò è responsabilità del poeta farlo. Non è una scelta, è una responsabilità.

Il multiverso negli occhi, edito da AmicoLibro è il tuo ultimo libro. Sei capitoli dove si parla dell’amore, del focolare domestico e dell’attaccamento alla tua terra mettendo in evidenza gli scopi nella vita che ti prefiggi nel modo più vasto e completo. Ci racconti la sua stesura ed evoluzione? Che cosa significa per Michael, il multiverso negli occhi? Avere il multiverso negli occhi è il mio modo di dire “ti amo”. Il libro è nato sulla scia dell’entusiasmo del suo predecessore, in pochi mesi. Volevo che fosse la consacrazione della mia scelta di diventare poeta, sviscerando me stesso al massimo. A Luglio 2022 era già pronto, con tanto di contratto già firmato. Vorrei che fosse direttamente lui a parlare, dice già tutto da solo.

Cosa consiglieresti alle persone che, non scrivono perché pensano sia stolto farlo o perché pensano di non essere in grado? Lo pensavo anche io, poi la poesia ha bussato alla mia porta. Andare contro la loro convinzione non serve a nulla, sarà la scrittura a sceglierli, e capiranno che chiunque può scrivere. Chiunque.

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